L'ANALISI
28 Maggio 2024 - 17:12
CREMONA - Che venisse condannato, ne era certo. E, difatti, la condanna è arrivata: 4 anni e 2 mesi di reclusione, 1 anno in più rispetto alla richiesta del pm. L’altra certezza, preannunciata dopo la sentenza, è che ricorrerà in appello Vittorio Dotti, 60 anni, ex amministratore di sostegno dell’anziana madre (poi scomparsa il 12 dicembre del 2021) accusato di peculato. Ovvero di aver utilizzato «per se stesso», dal 2016 a febbraio del 2019, 67.570 euro, i soldi per l’assistenza della mamma che ogni mese percepiva 1.700 euro di pensione più i 1.100 di sostegno per la disabilità gravissima elargiti da Regione Lombardia.
Soldi usati «per se stesso». Come i 3 mila euro per i corsi in medicina integrata a Rimini Ma anche denaro speso in ristoranti e alberghi, ad esempio in Svizzera. O prelevati al bancomat. L’indagine sulla movimentazione di denaro fu fatta dalla Guardia di Finanza.
E c’è l’altra accusa di rifiuto di atti d’ufficio: le mancate rendicontazioni annuali al giudice tutelare che il 22 febbraio del 2019 revocò l’amministrazione di sostegno a Dotti, nominando Chiara Barcellesi. Che al processo aveva già spiegato: «Al momento della mia nomina, sul libretto in cui veniva versata la pensione della signora non c’era nulla. Al punto che a marzo, prelevai dal mio conto corrente i soldi per pagare i contributi alla badante che dopo due giorni doveva partire».
Che Dotti avesse utilizzato soldi destinati all’amministrazione di sostegno dell’anziana madre, egli stesso lo aveva «confessato» durante un incontro al Cps, davanti al fratello Roberto e alla psichiatra Lucia Grandi, l’uno e l’altra sentiti oggi al processo.
«Mio fratello mi ha confessato di aver preso alcune decine di migliaia di euro», ha fatto verbalizzare il fratello Roberto, il quale poi fece un esposto al giudice tutelare. «Non so a che titolo mio fratello in quel periodo andasse al Cps - ha aggiunto -. Confessò di aver utilizzato negli ultimi anni decine di migliaia di euro per se stesso. Io non avevo il sospetto che li utilizzasse. Sono caduto dalle nuvole. Devo dire il vero: le bollette e la badante le ha sempre pagate. Il colloquio si è chiuso lì al Cps in quel momento. Io ero convinto che mio fratello depositasse il rendiconto annuale al giudice».
Dopo il fratello, la psichiatra. «In un precedente colloquio, Dotti ci ha reso partecipe della sua preoccupazione - ha spiegato —, perché aveva usato somme di denaro e non riusciva più a ripianare. Era una grossa cifra, nell’ordine di migliaia di euro. Io e la collega, da mediatori, abbiamo organizzato un incontro con il fratello che è venuto. Il fratello si era detto disponibile ad aiutarlo. C’era uno zio». Ma nel successivo appuntamento, Dotti riferì che «lo zio non era disponibile».
Il fratello Roberto fece un esposto, il giudice tutelare trasmise gli atti in Procura.
Personaggio noto, a Cremona, Dotti: maturità classica, vasta cultura, la passione per la fotografia e la scrittura, divoratore di libri. Oggi in aula se ne è portati due: ‘Nuovi misteri etruschi. Magia, sacralità e mito nella più antica civiltà d’Italia’ di Giovanni Feo, e ‘Il buon selvaggio. Educare alla non aggressività’ di Ashley Montagu, antropologo e saggista inglese.
«So che mi condannano», ha detto mentre attendeva la sentenza. E «nel pezzo scriva che ho cambiato lavoro: ora sono giardiniere emozionale, specializzato nel settore delle rose selvatiche».
Il Tribunale si è dato il termine di 60 giorni per depositare la motivazione della sentenza.
Intanto, domani Dotti tornerà davanti al giudice per l’udienza del processo che lo vede imputato di aver diffamato l’amministratore di sostegno di sua madre.
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