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Diffamò l'ex amministratrice di sostegno della madre, Dotti a processo

Messaggi e mail minatorie nei confronti di Chiara Barcellesi, oggi avvocato, per aver sottoposto l'anziana al vaccino anti-Covid nel 2020. I testimoni: «Si imponeva sulle scelte terapeutiche»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

13 Dicembre 2023 - 15:42

Diffamò l'ex amministratrice di sostegno della madre, Dotti a processo

Vittorio Dotti

CREMONA - L’imputato che revoca il mandato al suo avvocato. L’avvocato che rinuncia al mandato. Il giudice costretto a zittire una, due, tre volte («Adesso la faccio mandare fuori dall’aula«) l’imputato, nominandogli un nuovo avvocato: il difensore Alessandro Zontini. L’imputato è l’incontenibile Vittorio Dotti, 59 anni, maturità classica, la passione per le fotografie e la scrittura. Tre anni fa, secondo l’accusa ha ‘intinto il pennino nel veleno’, andandoci giù pesante con Chiara Barcellesi, oggi avvocato, allora amministratore di sostegno dell’anziana madre dell’imputato (poi scomparsa). L’accusa: diffamazione social (su Facebook) e attraverso le mail che Dotti inviò a più persone tra medici e direzione generale di Ats Val Padana, dal 14 al 28 dicembre del 2020.


Un elenco lunghissimo di frasi volgari, irripetibili, sessiste. L’aggettivo più ‘gentile’ «spregevolissima». Per il pm, Dotti non solo ha offeso la reputazione personale e professionale dell’ex amministratore di sostegno, ma l’avrebbe minacciata, mandandole mail in cui ha scritto di metterla alla berlina sulla stampa, di sottoporla «a uno sputtanamento mediatico e a una pubblica infamia». Alle mail, ha allegato diverse fotografie «raffiguranti una serie di bambole spogliate, mutilate, infilzate con forchetta e attaccate al filo spinato». In una, invece, c’era un teschio. Foto con l’augurio «sempre che a te, a Dio piacendo, non venga un fortunoso colpo già prima».


«Ho conosciuto il signor Dotti il 22 febbraio del 2019, in occasione della mia nomina ad amministratore di sostegno dell’anziana madre. Il Got Pallini quel giorno aveva revocato la nomina al figlio per mancanza negli adempimenti. Io all’epoca avevo terminato la pratica legale», ha premesso Barcellesi, parte civile con l’avvocato Sara Ferrara di Piacenza. «Sin dall’inizio ho rilevato forti attriti all’interno della famiglia Dotti causati dai comportamenti autoritari posti in essere dal signor Dotti nei confronti di tutte le persone coinvolte nell’assistenza e nella cura dell’anziana madre (familiari, badanti, medico curante e amministratore di sostegno). Dotti si imponeva sulle scelte terapeutiche».

A novembre-dicembre del 2020, l’anziana madre dell’imputato risultò positiva al Covid. «Si è attivato tutto l’iter: l’intervento dell’Usca e i tamponi naso-faringei» e «da lì la situazione è degenerata anche nei miei confronti. Io, seguendo le direttive, ho fatto fare il vaccino alla signora. Dotti era assolutamente contrario. Nei miei incarichi c’era anche l’aspetto sanitario. Tutto è partito con messaggi anche su WhatsApp contro di me». Poi, le mail inviate, tra gli altri, al medico di famiglia Giuseppe La Sala, al medico Attilio Calza, a Franco Spinogatti, all’epoca primario di Psichiatria all’ospedale Maggiore, tutti oggi testimoni.

La Sala: «Dotti è stato un mio paziente fino al 2021, poi sono stato costretto a ricusarlo per le continue mail che mi arrivavano. Circa le mail relative all’amministratrice di sostegno, erano molto offensive. Confermo di aver letto anche su Facebook. Ma Dotti ce l’aveva anche con me: mi accusava di non fare il mio lavoro, di essermi comprato la laurea». Dopo La Sala, il dottor Calza: «Sì, ho ricevute le mail, ma le cestinavo». Dopo il dottor Calza, la conferma di Spinogatti. In aula si tornerà il 29 maggio prossimo.

Gli studenti in aula con la prof Francesca Di Vita e l’avvocato Zontini 

L'AVVOCATO ZONTINI OFFRE ‘PILLOLE’ DEL PROCESSO ALLA 5ª A DEL MANIN

Oggi la classe 5ª A del liceo classico Daniele Manin ha assistito ad alcuni processi penali nell’aula B, accompagnati dalla professoressa di latino e greco, Francesca Di Vita. «È stata una mia idea, ci tenevo che i ragazzi avessero una esperienza personale sul campo di come funziona un processo all’interno di un progetto che si chiama ‘Impariamo il diritto’», ha spiegato la docente del liceo, scuola «dalla quale sono usciti tanti avvocati e magistrati. È una scuola che ha formato davvero professionisti in questo campo. È importante nella nostra società la conoscenza. Oltre a delle conferenze specifiche che i ragazzi sentiranno, volevo che avessero proprio una esperienza diretta in Tribunale su come funziona un processo. Io curo la parte penale, ma anche la parte civile. Diventa un percorso di conoscenza che, quindi, ha a che fare con un percorso di educazione civica, un percorso di cittadinanza e, quindi, di civiltà».


Dal liceo classico Manin è uscito l’avvocato Alessandro Zontini, il nuovo difensore di Vittorio Dotti: dopo il processo, nei cinque minuti di pausa, agli studenti ha offerto alcune ‘pillole’ sul processo penale. Dal liceo classico Manin è uscito anche l’imputato Dotti. Bei voti: «Avevo 10 in italiano con la professoressa Patria»; 60/60 alla maturità. Il 5 luglio scorso, prima udienza, in Tribunale si era presentato con il libro ‘Max e Flora’ di Isaac Bashevis Singer, lo scrittore e traduttore polacco naturalizzato statunitense, «il mio autore preferito». Oggi se ne è portati altri due. Uno è ‘L’uomo pieno di donne’ di Drieu La Rochelle, scrittore e saggista francese. L’altro - ‘Pietre Ripetizioni Sbarre’ - di Ghiannis Ritsos, uno dei più grandi poeti greci del ventesimo secolo. Il volume è una raccolta di poesie composte tra il 1968 e il 1969, negli anni in cui Ritsos era confinato nei campi di concentramento sulle isole di Ghiaros e Leros, e poi agli arresti domiciliari a Karlòvasi, sull’isola di Samo. «Sbarre», sottolinea con il sorriso Dotti, riferendosi al suo processo. 

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