L'ANALISI
04 Febbraio 2024 - 05:05
CASALMAGGIORE - Duecento alunni in meno nella scuola dell’obbligo in poco più di 5 anni, 2017-2023, rappresentano un campanello d'allarme per il futuro della comunità. A sottolinearlo, in consiglio comunale, sono stati in particolare Gabriel Fomiatti (Listone) e Mario Daina e Pierluigi Pasotto di Cnc. Lo spunto è stato dato dalla relazione sul piano del diritto allo studio 2023-2024 dell’assessore all’Istruzione Sara Valentini, che ha messo in evidenza il lavoro profuso dal Comune per rispondere alle esigenze di scuole e famiglie, con un investimento di circa un milione di euro, escludendo il personale e gli interventi straordinari. «Abbiamo sempre cercato di aiutare chi chiedeva determinate cose, trovando insieme una soluzione», ha detto l’assessore.
Valentina Mozzi ha apprezzato che i costi dei servizi siano rimasti stabili e ha messo in luce le difficoltà legate ai criteri temporali di prenotazione (a giugno) al pre-scuola, per chi non ha certezze lavorative.
A Fomiatti sarebbe piaciuto «un progetto di educazione alla democrazia, vista la disaffezione che c’è». Quanto al calo della popolazione scolastica «dovrebbe far riflettere profondamente».
Daina: «Anche qui i ‘neet’, ragazzi che né studiano né lavorano cominciano a essere una quota importante. Casalmaggiore ha già perso una generazione di giovani e il futuro ci dice che la natalità è ancora in una condizione di grandissima difficoltà».
Per questo la politica a livello nazionale «deve includere» e «non può essere il merito il termometro per determinare la nuova classe dirigente».
Per Daina è anche necessario un consiglio comunale ad hoc, dove si parli anche del post Covid che ha lasciato strascichi non da poco.
Il sindaco Filippo Bongiovanni, che insegna in un Its, ha osservato che il Comune può fare poca cosa «se non accompagnare i ragazzi con servizi, proposte culturali e sportive, con l’associazionismo. La pandemia ha in effetti lasciato problemi psicologici seri. Vero che la scuola deve essere inclusiva, ma occorre anche premiare il merito, perché diversamente certi ragazzi li perdiamo perché attratti da opportunità che arrivano loro dall’estero. Tante volte comunque suppliamo a carenze, diamo una mano anche per la disabilità».
Pasotto ha sottolineato che «un problema da affrontare riguarda i ragazzini di 12-13 anni, fuori dal circuito tradizionale», che manifestano disagi.
Gianpietro Seghezzi ha riflettuto sul fatto che «nel corso degli ultimi decenni la famiglia tradizionale è stata ‘massacrata’ perché non è stato fatto nulla, da qualunque Governo».
Valentini ha spiegato che c’è stata comunque attenzione alle attività extrascolastiche, con difficoltà però a «intercettare interesse». Bongiovanni ha osservato che l’oratorio è un luogo ancora frequentato e che per i ragazzini problematici «esiste una serie di servizi che si muovono. Quando la situazione è molto grave poi c'è l'intervento del giudice tutelare». Segnale positivo è che «la biblioteca è tornata a riempirsi».
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