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EMERGENZA MIGRANTI

È boom di minori stranieri non accompagnati: nodo accoglienza, centri saturi

Il procuratore capo presso il Tribunale per i minori di Brescia, Giuliana Tondina: «Necessaria la rimodulazione dei criteri amministrativi di presa in carico»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

29 Gennaio 2024 - 05:30

È boom di minori stranieri non accompagnati: nodo accoglienza, centri saturi

CREMONA  - È boom di minori stranieri non accompagnati. I centri Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) e Cas sono saturi. Scoppiano anche i centri dei Comuni spesso costretti a ricorrere a soluzioni tampone, collocando in albergo i giovani. Ragazzi che arrivano sovente via mare, vittime di trafficanti. Secondo i dati divulgati ad agosto scorso, relativi a Cremona, 850 minori erano ospitati nei Cas attivati dalla Prefettura su tutto il territorio provinciale, 325 erano in carico al comune.

Il problema è serio. Lo solleva Giuliana Tondina, procuratore capo presso il Tribunale per i minori di Brescia (competente su Cremona), nella relazione consegnata in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, due giorni fa a Brescia.

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Giuliana Tondina, procuratore capo presso il Tribunale per i minori di Brescia


«Le critiche condizioni sociopolitiche di numerosi Paesi del continente africano ed asiatico, in particolare - annota il procuratore - hanno determinato un ulteriore rilevante incremento anche del flusso dei ‘classici’ minori stranieri non accompagnati, tuttora in corso».

Minori per i quali «ai sensi di legge, devono essere predisposte misure di accoglienza in contesti idonei e deve essere attivata la procedura per nomina di tutore e convalida del programma di assistenza». Il nodo è proprio l’accoglienza.

«Le forze dell’ordine che li rintracciano o a cui i ragazzi spontaneamente si presentano - prosegue il procuratore - sono particolarmente gravate dalla necessità di ricercare per ciascuno una collocazione, con telefonate alle singole strutture anche fuori provincia o addirittura fuori distretto, che le sottraggono per ore agli altri compiti di istituto».

Il problema è che «i Comuni onerati dell’assistenza non hanno normalmente reperibilità notturna o festiva e comunque anch’essi incontrano le medesime difficoltà di collocazione, tanto da ricorrere, anche in via straordinaria, al collocamento almeno temporaneo in albergo».

Di qui, «si conferma l’avvertita necessità di una struttura distrettuale unificata, continuativamente operativa, che sollevi da questo compito le singole pattuglie o stazioni di carabinieri o unità delle forze dell’ordine e provveda in modo unitario e più efficace a questa necessità».

E non è tutto. Per il procuratore Tondina, «ugualmente appare necessaria la rimodulazione dei criteri amministrativi di presa in carico dei minori che ne distribuisca la gestione e gli oneri economici». Inoltre, «appare fondamentale la creazione di sufficienti strutture specificamente idonee per l’accoglienza dei ragazzi e l’avvio di effettivi programmi di inserimento, in mancanza dei quali appare inevitabile, da un lato, il fenomeno degli allontanamenti per destinazione ignota, e, dall’altro, il rischio che i ragazzi siano risucchiati nei circuiti delinquenziali».

Il procuratore capo dei minori ricorda che «dai racconti che i ragazzi stessi fanno agli operatori (assistenti sociali ed educatori che li seguono) sono emersi, in plurime occasioni, elementi indicativi della sussistenza di reti di trafficanti». Elementi «puntualmente segnalati alle competenti Procure distrettuali».

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