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VIADANA. LA STORIA

«Io, 'maestra di famiglia' a casa dei più fragili»

Sabrina Dore, educatrice territoriale, aiuta a domicilio i figli di genitori tossicodipendenti, alcolisti e violenti

Nicola Barili

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redazione@laprovinciacr.it

07 Dicembre 2023 - 05:15

«Io, maestra a casa dei più fragili»

Sabrina Dore

VIADANA - Potremmo chiamarla ‘maestra di famiglia’, però la viadanese Sabrina Dore non insegna una materia specifica, tipo matematica o storia, ma aiuta i nuclei familiari in difficoltà, laddove ci sia la presenza di un minore, a cambiare per riuscire a camminare da soli. È un’educatrice territoriale, figura poco conosciuta ma molto importante, e per raccontare la sua esperienza e mettere nero su bianco le specificità di questo lavoro ha scritto il libro ‘La realtà dell'educativa domiciliare-Funamboli nella rete' (Riccardo Edizioni)’. Da notare il sotto titolo, come evidenzia l’insegnante: «Noi educatori domiciliari ci muoviamo in una realtà complessa e affascinante, proprio come i funamboli che camminano sospesi su una corda».

Cosa fa, esattamente, nella sua professione?

«Faccio parte di una cooperativa e opero a strettissimo contatto con i servizi sociali, in pratica sono il loro braccio operativo», spiega la Dore, laureata in Scienze dell’educazione e con un’esperienza ventennale. «Mi occupo di minori che vivono in famiglie fragili, dove ci sono problemi di alcolismo, di tossicodipendenze, di genitori allontanati da casa perché violenti. Il minore va a scuola come tutti, però ha anche bisogno di un aiuto in più per affrontare le difficoltà personali in un contesto difficile e qui entriamo in campo noi educatori territoriali. A questo scopo i servizi sociali mettono a punto un progetto specifico e noi andiamo nelle famiglie per attuarlo».

Un obiettivo non certo facile, soprattutto perché il più delle volte i nuclei familiari sono refrattari ad accettare un ‘estraneo’ in casa. «Spesso siamo visti come l’occhio del Grande Fratello, una specie di spie dei servizi sociali anche se non lo siamo affatto. Per questo motivo il compito più difficile è riuscire a conquistare la fiducia delle famiglie, oltre che del minore».

Nel suo libro la Dore propone un viaggio storico-legislativo sull’educazione domiciliare, spiegando quali sono gli spunti di riflessione e le idee per la costruzione di un progetto da mettere in atto con le famiglie e i minori, puntando a entrare nel merito degli strumenti operativi.

«La prima fase del mio lavoro è l’attenta osservazione, indispensabile per capire la situazione, le dinamiche familiari tra i vari componenti, i bisogni specifici, solo in questo modo è poi possibile ideare e mettere in piedi il passaggio successivo».

Cosa usa, libri, lezioni online o altro?

«Dipende dall’età del minore», risponde l’insegnante, che oltre a essere educatrice territoriale è anche assistente ad personam presso le scuole viadanesi. «Io amo molto i disegni. Parto da una parola chiave che desta l’interesse del bambino o ragazzino e la uso come spunto per invitarlo a disegnare, in modo che possa esprimere la creatività ma anche mettere sul foglio le sue problematiche. Se si tratta di minori più grandi, allora uso anche videogiochi, filmati online o i social, tutto può servire per innescare la discussione. In questo campo bisogna essere un po’ come attori: ho un copione, ma in ogni momento devo essere pronta a improvvisare, non a caso ma puntando sull’esperienza maturata».

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