L'ANALISI
18 Ottobre 2023 - 07:50
CREMONA - La sua pagina social è piena di fotografie di lui con il suo bambino. E di messaggi d’amore. Come «buon compleanno. Sei la nostra forza, la nostra gioia. Un bacio enorme da mamma e papà». L’amore dei genitori verso il loro unico figlio non è in discussione. «Io vedo il mio bambino, anzi lui mi cerca». Un bravo papà. Ma un compagno, a detta della ex convivente, «molto geloso e ossessivo: per ogni cosa mi chiamava sempre, tante telefonate, pensava sempre male». Un compagno «litigioso» e «aggressivo»: «Mi ha dato spinte, ma anche dei pizzicotti. Avevo un livido da strattonamento». Però, «non mi sono mai rivolta alle forze di polizia o al Pronto soccorso per far stare in piedi la famiglia. Non ho mai pensato di denunciarlo». Lo ha denunciato una sera dopo il lancio di una bottiglia. Lei è salita in macchina e si è presentata ai carabinieri.
La coppia, poi ‘scoppiata’, si è rivista ieri nell’aula penale. Lei non si è costituita parte civile contro l’uomo, operaio finito a processo per maltrattamenti in famiglia e per un episodio di tentata violenza sessuale che verrà modificato dal pm, Andrea Figoni, in violenza sessuale consumata dopo la testimonianza della donna. «Ero in camera, avevo appena addormentato il bambino, io ero in dormiveglia, me lo sono trovato addosso. Lui sopra, io sotto. ‘Spostati, vai via’. Lui mi ha messo le mani alla gola. L’ho lasciato fare per non svegliare il bambino». Questo cambio di versione sarà materia di discussione per la difesa (l’uomo, che respinge ogni accusa e racconterà la sua verità, è assistito dall’avvocato Francesca Locascio di Parma). Famiglia numerosa quella della donna: molte sorelle. E due fratelli affiliati alla ’ndrangheta, secondo una imponente indagine di qualche anno fa, culminata i numerosi arresti e condanne.
La presunta vittima parla di «litigi e aggressioni fisiche frequenti: una, due volte a settimana, soprattutto alla presenza del bambino». Nega di aver minacciato il compagno: «Ti mando mio fratello che ti taglia la gola». Su WhatsApp lei aggiornava il gruppo di famiglia. «Si sfogava», riferisce una delle sorelle, gran caratterino. «Hanno convissuto per 4 anni. Mia sorella si lamentava delle continue telefonate, una valanga. Lui le diceva: ‘ Se fai questo, non ti do i soldi’. Un padre-padrone: io lavoro, io pago’ . Minacce no, insulti sì. Sul gruppo WhatsApp mia sorella ha inviato anche qualche audio registrazione dei litigi. E ha scritto che una sera lui ha abusato di lei. Le è saltato addosso, le ha messo le mani addosso. Se a voce io e mia sorella ne abbiamo mai parlato? No. Tutti noi abbiamo famiglia, il tempo è poco».
E ancora: «Durante la convivenza, mia sorella ha cercato di mandarlo via. Lui le rispondeva. ‘Questa casa è mia’. Se una donna ti dice che non ti ama, se ti dice ‘Non ti voglio’, è l’uomo che deve prendere e andarsene. Lei con un bambino dove andava?». «Attualmente i rapporti come sono?», rilancia il presidente del collegio alla presunta vittima. «Si cerca di avere un rapporto civile, perché c’è di mezzo un bambino, ma da un anno a questa parte non sono molto cambiati». Il processo è stato aggiornato al 9 aprile prossimo.
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