L'ANALISI
02 Ottobre 2023 - 05:30
CREMONA - Come stanno le Rsa della provincia di Cremona sotto l’aspetto economico finanziario? In generale, non bene se si considera il rapporto tra entrate e uscite. È quanto emerge dai dati raccolti attraverso l’Area trasparenza dei siti web. In altre parole, moltissime realtà presentano conti in rosso negli anni dal 2019 al 2022, stagioni attraversate dal Covid e dall’incremento dei costi energetici. Come affrontare le varie problematiche? Con quali scelte? Quali strategie? L’analisi dei dati andrebbe effettuata caso per caso, approfondendo anche nello specifico quel che è successo è quel che sta accadendo. Partendo da una situazione di sostanziale equilibrio, le strutture dal 2020 al 2022 si sono trovate ad affrontare una serie di emergenze fortemente impattanti, prima l’epidemia, poi le dinamiche relative al personale a causa dei provvedimenti che, da un lato hanno favorito la migrazione verso il settore sanitario, e dall’altro — sembra un paradosso — hanno incentivato i costi del personale, poi ancora il rimbalzo dei costi dell’energia. E a fronte di tutto questo una sostanziale immobilità degli accreditamenti regionali fermi da oltre un decennio, perché quanto erogato nella fase di emergenza era mirato, circoscritto nel tempo.
Riguardo alla comparazione tra i bilanci va tenuto conto di molte variabili: dai diversi contratti collettivi per il personale, alla tipologia dei servizi, ai costi o ai ricavi straordinari contabilizzati in quello specifico anno, alle economie di scala che derivano dalla consistenza e dall’organizzazione della struttura. Non è possibile, quindi, fare classifiche di efficienza solo basandosi sui numeri dei bilanci pubblicati sui siti internet delle strutture. Di certo, come trend generale, il colore ‘rosso’ prevale di gran lunga (anche se non manca il segno ‘più’ in vari casi) ed è lecito chiedersi anche come si potrà invertire la tendenza. Al di là dei numeri, ogni struttura ha un valore aggiunto non monetizzabile: quello di essere un bene nella comunità locale in cui è insediata, per fornitura di servizi, per capacità occupazionale ed anche come esempio di attenzione al bisogno. Per fare valutazioni più equilibrate sarà interessante, fuori dai picchi delle emergenze degli scorsi anni, vedere le risultanze dell’anno in corso.
Rispetto al quadro generale è vero che vi sono alcune realtà che anche in questi ultimi anni, nonostante le emergenze, sono riuscite a mantenere in equilibrio i propri bilanci. Le economie di scala e i processi organizzativi collaudati nel tempo sono stati strumenti decisivi. Chi ha responsabilità di amministrare, deve tener conto delle possibili emergenze, deve badare anche ad avere risorse per investire sul futuro, per puntare a nuove possibilità di offerta, per rendere sempre più efficienti i servizi erogati.
L’Arsac (l’Associazione delle residenze socio sanitarie cremonesi presieduta da Giovanni Scotti) lo scorso anno ha evidenziato che, poiché non veniva rivista la contribuzione regionale, sarebbe stato necessario innalzare le rette fino a 10 euro al giorno (poi gli aumenti sono stati mediamente dal 3 ai 5 euro al giorno); per il prossimo anno ancora non vi è stata una valutazione, ma gli incrementi dovranno tener conto almeno del tasso di inflazione. Si sta anche lavorando per cercare di diminuire alcuni costi, è nato il gruppo d’acquisto per forniture fondamentali ma anche, tra alcune strutture, per i medicinali, i servizi di lavanderia, i prodotti per l’igiene. Così non è da escludere nel futuro, preservando la presenza sul territorio, che ci siano unificazioni delle strutture istituzionali ed organizzative.
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