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ASSSISTENZA AGLI ANZIANI

Sos personale nelle Rsa: troppi sanitari in fuga

La migrazione verso le strutture della sanità pubblica continua a creare problemi. In provincia di Cremona si stima che il deficit di addetti abbia raggiunto il 20%

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

22 Agosto 2023 - 05:30

Sos personale nelle Rsa: troppi sanitari in fuga

CREMONA - La migrazione del personale verso le strutture della sanità pubblica, iniziata durante la pandemia, continua a creare problemi alle Rsa: il sovraccarico dei dipendenti rimasti, alle prese con la necessità di coprire turnazioni e ferie, provoca affaticamento e anche maggiore rischio di errori. E spesso chi resta, sentendosi sopraffatto, medita a sua volta la fuga. Si tratta di un’emergenza nazionale, sottolineata a più riprese dai sindacati, che si fa sentire anche nel Cremonese. Dove si stima, nelle case di riposo, un deficit di personale pari al 15-20%.

L'ANALISI DI ARSAC


«Va sottolineato che nonostante le carenze riusciamo a rispettare tutti gli standard dei servizi – è la doverosa premessa di Giovanni Scotti, presidente dell’Arsac, Associazione delle residenze socio-sanitarie della provincia di Cremona –. Ma è altrettanto vero che per garantire questi standard tutte le strutture fanno i salti mortali. E per una gestione ottimale, dando anche respiro ai dipendenti, dovremmo contare su un incremento medio di personale del 15-20%».

Scotti

Giovanni Scotti

L’analisi di Scotti fa quindi un passo indietro: «Il Covid, come ormai noto, ha portato a una sorta di migrazione verso la sanità pubblica, anche a causa di una maggiore attenzione dello Stato riservata a queste strutture, ospedali in primis. Abbiamo assistito ad un continuo spostamento di medici, infermieri, educatori».

Secondo Scotti anche l’etichetta di «eroi» conseguente alla pandemia è stata in un certo senso controproducente: «In qualche modo ha contribuito a far percepire queste professioni come pericolose, cariche di sacrifici e rischi, offuscando un po’ gli aspetti professionali, le soddisfazioni, l’esempio». Insomma, vanno sicuramente rivisti gli elementi contrattuali (così come le tariffe regionali, ferme da troppi anni) ma probabilmente molto dipende dalla mentalità diffusa. E dal fatto che le nuove generazioni sono alla ricerca di lavori più semplici.

GLI INFERMIERI


«La prima emergenza che ha toccato le Rsa è stata la mancanza di infermieri – continua Scotti –, anche se va detto che di recente questo problema è stato parzialmente risolto. Come? Grazie al riconoscimento delle qualifiche equipollenti. In pratica sono stati riconosciuti i titoli di studio presi all’estero, anche extra Ue, e questo ci ha permesso di ‘tamponare’. Per le Rsa cremonesi, però, si è anche aperto un ulteriore problema: visto che stiamo parlando di infermieri in arrivo dall’estero, è stato ed è necessario attivarsi per trovare gli alloggi in loco. Con costi ulteriori».

GLI EDUCATORI


Un’altra forte migrazione dalle case di riposo ha riguardato gli educatori: passati prevalentemente alle scuole, dove sono stati richiesti per il sostegno. Pure in questo caso, però, Scotti spiega che si assiste ad un graduale ritorno. Soprattutto per quanto riguarda centri diurni e strutture che si prendono cura di disabili.

OSS E ASA


L’emergenza principale delle case di riposo, ora, riguarda oss (operatori socio-sanitari) e asa (ausiliari socio-assistenziali). E la carenza di queste figure non sarebbe da imputare solo ed esclusivamente agli aspetti economici: «In diverse Rsa si applica già il contratto di sanità pubblica – continua Scotti – e comunque adesso c’è la tendenza a provare ad equiparare le buste paga. Ma il carico di lavoro è sicuramente diverso rispetto a quello negli ospedali, oltre al fatto che nelle Rsa si rende necessaria una sorta di fidelizzazione con gli ospiti. Entrano quindi in gioco fattori umani differenti». Di conseguenza anche il carico lavorativo rischia di diventare maggiore, o quanto meno più complesso in termini di gestione emotiva.

I CORSI DI FORMAZIONE


Per fare fronte a queste carenze, Arsac e Uneba (altra organizzazione di categoria del settore socio-sanitario) da inizio anno promuovono a Cremona corsi formativi per oss e asa. L’obiettivo iniziale è stato arrivare a 100 assunzioni. Durano circa 9 mesi con garanzia di ingresso nel mondo del lavoro al termine del percorso. «A gennaio l’affluenza è stata scarsa – continua Scotti –, ultimamente è cresciuta e in ottobre saranno in partenza due corsi per asa a Sospiro e a Soresina, uno per oss a Cremona. Dovrebbero portare alla formazione e all’assunzione di almeno 70-80 figure nel 2024.

Contemporaneamente, però, è stato aperto un concorso da Asst, quindi ancora una volta c’è il rischio di scontrarsi con la concorrenza della sanità pubblica». Intanto, una settimana fa è uscita una delibera regionale che potrebbe portare a qualche adeguamento nei contributi per le Rsa: l’auspicio è che possa essere d’aiuto anche per far fronte alle carenze di personale.

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