L'ANALISI
MOBILITAZIONE PER L'OGLIO PO
15 Luglio 2023 - 16:04
Maria Luisa Paroni, Annise Grandi, Laura Passerini e Dina Rosa
CASALMAGGIORE - «Riaccendiamo il nostro ospedale» è lo slogan scelto dal neo costituito ‘Coordinamento cittadine e cittadini per l’ospedale Oglio Po’, un gruppo di persone che hanno a cuore le sorti del presidio sanitario e che, «preoccupati e preoccupate per quello che sta accadendo», hanno deciso di esporsi per coinvolgere singoli cittadini e cittadine, associazioni, circoli, oratori, scuole, negozi, ditte in una mobilitazione a favore della struttura di Vicomoscano. A dar vita al sodalizio sono quattro donne, molto determinate, tra cui ex dipendenti dello stesso ospedale, e quindi particolarmente sensibili al tema. Come Laura Passerini di Casalmaggiore: «Sono stata infermiera coordinatrice all’Oglio Po, ma ho lavorato al vecchio ospedale di Casalmaggiore in precedenza, ho fatto esperienze territoriali e nella scuola infermieri, poi diventata facoltà universitaria. Per questo tengo particolarmente al nostro ospedale».
Così come Annise Grandi: «Anch’io sono infermiera e ho lavorato vent’anni all’Oglio Po, come coordinatrice dell’Ufficio igiene ospedaliera. Come cittadina ora svolgo il ruolo di operatrice del centro antiviolenza e mi sento di portare avanti le esigenze della popolazione che ha delle fragilità». Con loro ci sono Dina Rosa, ex insegnante al liceo di Viadana e Maria Luisa Paroni di Sabbioneta. «Vogliamo dare una ‘scossa’, se così si può dire, perché è sotto gli occhi di tutti che l’Oglio Po sembra si stia ‘spegnendo’ e noi vogliamo fare in modo che la luce si riaccenda – spiega Passerini —. Tagli, chiusure di reparti, mancato rinnovo di primariati, esternalizzazioni hanno impoverito l’ospedale, tanto da allontanare utenza e personale. A causa dei lunghi tempi di attesa dobbiamo spesso spostarci a decine di chilometri di distanza per visite ed esami e chi non ha le possibilità di muoversi o aspettare ha come alternativa la sanità privata a pagamento».
«Di questo passo cosa accadrà al nostro ospedale? Temiamo il peggio. Per noi che ci abbiamo lavorato tutto questo è triste. Tanto più se pensiamo al gioiello che era l’Oglio Po, in grado di ottenere anni fa anche il prestigioso accreditamento di qualità e sicurezza della ‘Joint Commission’. Perché non dovrebbe tornare ad essere quell’eccellenza che era?». Secondo le promotrici del coordinamento «occorre superare la rassegnazione che a volte sembra prevalere tra la gente».
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