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LA SENTENZA

Perseguitò la ex, condannato a due anni

L’uomo non ha accettato la fine della relazione. Deve risarcirla con 3 mila euro. «Ogni volta piombava nel posto giusto al momento giusto. Lo trovavo ovunque»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

07 Luglio 2023 - 21:20

Perseguitò la ex, condannato a due anni

CREMONA - «Non ha accettato la fine della relazione». Minacce e mani addosso, uno stillicidio di messaggi e telefonate. «Ogni volta piombava nel posto giusto al momento giusto».

Lo stalker oggi è stato condannato: 2 anni di reclusione. E dovrà risarcire con 3 mila euro l’ex fidanzata, parte civile assistita dall’avvocato Ilaria Ceriali. «Sono comportamenti che rendono la vita difficile, c’è la volontà di creare uno stato d’ansia», aveva detto il pm che per Flavius, l’ex di Maria, aveva chiesto la condanna a 1 anno di reclusione. L’imputato è tuttora sottoposto al divieto di avvicinarsi alla vittima.

avvocate

Gli avvocati Ilaria Ceriali e Elena Guerreschi

Storia di una relazione «turbolenta», iniziata a settembre del 2019 e tra alti e bassi, troncata definitivamente a marzo 2021.

Una storia chiusa per lei, non per lui che a maggio, ha raccontato al processo la donna, si presentò in un ristorante. Maria stava festeggiando il compleanno di un’amica. Flavius e l’ex fidanzato della festeggiata fecero recapitare al tavolo una bottiglia di vino «L’abbiamo rifiutata». La scena si replicò dopo cena, in una pasticceria. Maria riaccompagnò a casa l’amica e si trovò Flavius davanti. «Lasciami in pace». Ma «lui cercava di tirarmi a sé per parlare con me. Il suo amico lo ha portato via, ma non è finita lì». Maria ha raccontato dell’ex che la seguiva, se lo trovava sotto casa, davanti alla clinica dove lavorava. «Chiamava mia mamma, contattava le mie amiche, si presentava sul mio posto di lavoro. Era presente ovunque io andassi». Ha raccontato «dei tanti messaggi sul telefonino. L’ho bloccato e ho chiesto alle mie amiche di bloccarlo, così non poteva vedere su Instagram le storie e capire dove fossi». Ha parlato di «50-60 telefonate al giorno».

Maria nel frattempo si era messa con un altro ragazzo. «Eravamo in pizzeria a festeggiare la fine degli esami del mio fidanzato con degli amici, tra cui un carabiniere. Ho riaccompagnato a casa il mio fidanzato. Il telefonino continuava a squillare, il numero era privato, ma era lui. Mi sono distratta e sono finita contro il palo. Quell’episodio è stato l’apoteosi. Ma lui non ha smesso di importunarmi. Per due giorni ancora messaggi ‘Sei una... di m..., ammazzo te e il tuo fidanzato’».

Maria ha persino dovuto lasciare il nuovo fidanzato. «Ho dovuto troncare la relazione, perché non era piacevole».
«Le cose, se si voleva ricucire la relazione, avrebbero dovuto essere gestite in altri modi. Il mio assistito si è presentato al tavolo con una bottiglia, un mazzo di fiori. Sì, può essere sgradevole, ma le minacce? Il pericolo di vita?», aveva rilanciato l’avvocato Elena Guerreschi, che per l’imputato aveva chiesto l’assoluzione, perché «è mancata la prova di un effettivo danno subito da parte della vittima». Vittima «che non ha prodotto certificati medici per l’ansia, né ha dato prova di aver cambiato le proprie abitudini di vita: non ha mai cambiato il numero di telefono, che è la prima cosa che una persona vittima di stalking solitamente fa. Non vi è la prova del danno subito e il fatto che poi si sia lasciata con il nuovo fidanzato, non è colpa del mio assistito. Il nuovo fidanzato non ha avuto il coraggio di sostenere questa situazione». 

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