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CREMONA

Lino Cauzzi assolto dall'accusa di bancarotta: sfidò la camorra

L'imprenditore 81enne proprietario negli anni d'oro di 5 alberghi: «Snervante e doloroso ripercorrere davanti ai giudici la lunga battaglia contro la cosca malavitosa dei Catapano»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

04 Luglio 2023 - 16:05

Lino Cauzzi assolto dall'accusa di bancarotta

Lino Cauzzi in una foto d'archivio

CREMONA - «Il Tribunale assolve … ». Dell’assoluzione dall’accusa di bancarotta «perché il fatto non costituisce reato», Lino Cauzzi, 81 anni da compiere a novembre, lo ha saputo al Pronto soccorso dell’ospedale Maggiore.

Troppo «snervante e doloroso» ripercorrere davanti ai giudici la lunga battaglia contro la camorra dell’imprenditore negli anni d’oro proprietario di cinque alberghi: l’Hermes Hotel a Cremona, l’ Hotel Touring a Desenzano, l’ Hotel Peschiera a Peschiera del Garda, Hotel La Contea a Mantova e l’ Hotel Margot a Canneto sull’Oglio.

Cauzzi, l’imprenditore che nel nell’ottobre del 2007 fu ricevuto da Papa Ratzinger «perché per quarant’anni ho aiutato i bambini di Argentina, Brasile e Paraguay», raccontò allora. E che un anno dopo finì in mano alla cosca malavitosa dei Catapano. Cercava un socio per rinnovare le attività. Fu minacciato, picchiato da «tre incappucciati».

Ma Cauzzi ebbe il coraggio di denunciare i suoi estorsori, facendoli arrestare e condannare (con l’ombrello del patteggiamento) dal Gup del Tribunale Padova.

Cauzzi, l’imprenditore che d’inverno si faceva notare con la pelliccia lunga sino ai piedi e che girava sulla Lincoln firmata Cartier (interni in pelle nel celebre colore bordeaux della maison) «ed è l’unica in Italia», gli anni passati dentro e fuori i Tribunali, oggi si è difeso dall’accusa di aver sottratto libri contabili della Restauro Voltese srl, società di cui è stato amministratore unico, proprietaria dell’Hotel Peschiera, cagionandone il fallimento l’1 ottobre del 2019.

avvocato

L'avvocato Stefania Giribaldi

In aula ha ripreso il filo della storia difeso dall’avvocato Stefania Giribaldi, ha rivissuto il dramma di vittima della camorra. Quattro anni fa lo raccontò anche al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale inviò una lettera. L’anziano Cauzzi ha spiegato che «nel 2008, tramite un intermediario, ha cercato un finanziatore esterno che lo ha messo in contatto con i Catapano», ha detto l’avvocato. Gente, i napoletani «che arrivava con l’auto blu e il lampeggiante. Al 30 giugno del 2009, Cauzzi ha cercato tirarsi fuori, ma i Catapano volevano estrometterlo».

È tornato alla notte del 26 giugno 2009, quando gli portarono via i cinque hotel. «Mi prelevarono dall’Hotel Peschiera, mi portarono nello studio di un notaio a Poggibonsi».

E in quello studio, ha scritto a Mattarella, «capito che stavo per cadere in una trappola, mi sono rifiutato di firmare. A quel punto i lupi hanno mostrato il loro vero muso. Mi hanno impedito di allontanarmi dallo studio. Ho temuto seriamente per la mia vita, per quella di mia figlia e quella della mia nipotina, che mi hanno mostrato in foto: ‘Se non firmi non le vedrai più’. Non ho potuto che firmare», Aveva 67 anni, Cauzzi. «Sono stato costretto, sotto minaccia grave, a cedere la gestione di tutte le mie proprietà: cinque alberghi. Nei giorni successivi, con atti falsi sono stato estromesso da tutte le mie proprietà. Mi hanno lasciato solo debiti. Per sicurezza ho inviato i miei cari in America, poi ho deciso di affidarmi alla giustizia. Dopo tante traversie, la verità è venuta a galla e i malavitosi sono stati condannati. Già nel 2011 il notaio ha confessato e fatto chiarezza sulle tante attività malavitose».

«Il notaio ha poi avuto un procedimento disciplinare e fu sospeso per un anno», ha precisato l’avvocato Giribaldi, che al tribunale ha prodotto il carteggio. «Cauzzi non ha più avuto accesso a tutti e cinque i suoi alberghi», ha continuato il difensore. L’imprenditore ha raccontato di quando i malavitosi si presentarono all’Hotel Contea.

«Qui avevo i documenti fiscali e contabili degli altri hotel. Caricarono tutto su un furgone, poi andarono all’Hotel Hermes, presero altra documentazione» e fecero un falò. Appiccarono il fuoco dietro l’albergo. Era il 17 agosto del 2009. «Da quel momento - ha continuato il legale - , la documentazione non si è potuta più recuperare». Sono cominciati i fallimenti a catena.

«L’obiettivo dei Catapano era di prendere la gestione degli hotel, ma non hanno pagato fornitori, dipendenti. Alcuni fallimenti sono stati revocati, l’Hotel Hermes andò all’asta. Fu acquistato per 700 mila euro, io lo pagai 4 milioni», ha detto Cauzzi che in aula ha pianto, poi si è sentito male. Sono arrivate l’ambulanza e l’automedica. Stabilizzato e, soprattutto tranquillizzato, l’anziano Cauzzi è stato poi trasportato all’ospedale Maggiore. Intanto, in aula hanno preso la parola prima il pm Alessio Dinoi, che ha chiesto l’assoluzione di Cauzzi, poi l’avvocato Giribadi. «Assolto». Il Tribunale di Cremona si è preso novanta giorni per depositare la motivazione della sentenza.

Alle 14.45 Cauzzi ha lasciato l’ospedale «dopo un check-up. I giudici di Padova e di Brescia mi hanno detto che io non devo più entrare in Tribunale. Pensavo di essere forte, ma quando vado sull’argomento... adesso sto bene e sono contento».

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