L'ANALISI
26 Giugno 2023 - 10:35
GENIVOLTA - Ha depositato 27 brevetti industriali. Ma in tutto sono 30. L’inventore è Pietro Farina, 74 anni, laurea in Ingegneria elettronica all’Università di Padova, un nome rinomato nel mondo. Per 45 anni direttore tecnico della Sovema Group di Villafranca (Verona), azienda che realizza macchine industriali per la produzione di batterie. L’ingegner Farina oggi è titolare con il figlio Simone, ingegnere con dottorato in metallurgia presso la Rutgers University in America, della Evirt Italia, sempre a Villafranca, azienda che produce macchine utensili per la rullatura di filetti. L’ingegner Pietro Farina è ‘un signore d’altri tempi’, quando la stretta di mano valeva più di un contratto firmato.
È un manager che «dà fiducia». L’ha data a Franco Mizzotti, titolare della Jam Jovis Alta Meccanica – Lavorazioni meccaniche, di Genivolta. In Franco Mizzotti, padre di Umberto e di Andrea, l’ingegner Farina ‘vedeva un amico’. È la storia di una ‘fiducia amicale’ andata in pezzi. E culminata in Tribunale a Cremona con Farina padre e figlio accusati di mancata esecuzione dolosa dell’ordinanza del giudice di Venezia che nel 2017 prescrisse una serie di inibizioni alla Evirt Italia srl. Tra cui il divieto di pubblicare attraverso video su YouTube, «spacciandoli di propria fabbricazione», i macchinari realizzati dalla Jam e dalla Mico, società proprietarie e licenziatarie del marchio e del know-how ‘Ort Italia’. L’altra accusa è di divulgazione di segreti commerciali. Simone Farina si difenderà all’udienza del 17 novembre. L’avvocato Nicola Rinaldo assiste i Farina con il collega Alberto Pellizzari.
Il legale spiega i retroscena della ‘guerra dei marchi’. È la storia di una amicizia «nata durante l’attività di direttore tecnico alla Sovema Group, quando l’ingegnere Pietro Farina fa un lavoro molto lungo e profondo di innovazione tecnologica, arrivando a depositare circa 30 brevetti industriali». È in questo periodo che conosce Franco Mizzotti, titolare della Jam in società con Ernesto Denti di Genivolta. Siamo a metà degli anni Novanta, gli anni di Tangentopoli. Pietro Mizzotti va in crisi, perde l’indotto. L’ingegner Farina gli tende una mano. Spinge sulla proprietà e sul cda perché Mizzotti diventi uno dei più importanti fornitori di Sovema Group. Mizzotti ha la struttura, Denti era competente nella lavorazione meccaniche. «Jam Jovis era specializzata nell’esecuzione di componistica meccanica personalizzata. L’ingegner Farina realizzava i disegni i con l’ufficio tecnico di Sovema e li portava alla Jam Jovis dove venivano eseguite le componenti meccaniche».
Negli anni «si crea un rapporto fiduciario tra Franco Mizzotti e l’ingegner Farina tant’è che Jam diventa un fornitore strategico di Sovema. Progressivamente, il fatturato di Jam aumenta. Ancora adesso Jami Jovis è un fornitore strategico di Sovema», società che arriva a fatturare sui 70 milioni nel momento della sua massima espansione. «Franco Mizzotti solo dalla Sovema riceve commesse per 5,6 milioni di euro». Quindi, «grazie all’ingegner Farina, Mizzotti non solo salva la propria azienda, ma sviluppa la propria attività imprenditoriale in maniera costante fino ad arrivare a diventare una media impresa». Di più. Mizzotti sopravvive al ‘divorzio’ con Ernesto Denti che in via Marconi a Genivolta mette in piedi la Officine Fratelli Denti. E come ha fatto con Mizzotti, «ha preferito interrompere i rapporti con altri fornitori della Sovema pur di dare lavoro a Denti, senza ridurre il lavoro di Mizzotti per la fiducia che aveva in entrambi».
Nel 2013, l’ingegner Farina va in pensione. Fa l’imprenditore. Si arriva al punto. Luigi Bentivoglio è un ‘faccendiere’ legato a Franco Mizzotti. Viene a sapere che al tribunale di Crema sta per essere dichiarato il fallimento della Ort Italia spa. Bentivoglio è un nome noto alle cronache. Attualmente è coimputato a Brescia per un presunto giro di fatture false (90 milioni).
Bentivoglio dunque scopre che Ort è in fallimento. «Per niente ci compriamo il marchio e i disegni. Il marchio e il know how», dice ai Mizzotti. La Ort viene acquistata per 634mila euro. «Noi abbiamo comprato un gioiellino, una Ferrari da Ort spa e poi Farina ce lo ha rubato», la tesi di Umberto Mizzotti. Non è così per la difesa. «Ort spa era fallita perché il know non era più legata alle esigenze del mercato, era obsoleto. Viene chiamato l’ingegner Pietro Farina, perché bisognava sviluppare il know, bisognava adattarlo alle nuove esigenze l mercato. L’ingegner Farina non doveva entrare in società, ma solo fare il consulente».
La società doveva essere fatta tra Bentivoglio e Franco Mizzotti. Ma Bentivoglio si ritira. L’ingegnere prende quindi il suo posto nel costituire la Mico. «Jamo Jovis ci mette una struttura già esistente, l’ingegner Farina la sua competenza tecnica nello sviluppare e innovare il know esistente». Manca un tecnico che svolga le attività quotidiane: dall’assistenza commerciale all’assistenza tecnica. L’ingegner Farina chiama suo figlio Simone, che si è fatto le ossa alla Agusta-Westland di Lubino, in Polonia. Là conosce Olga, che alla Mico fa la segretaria.
Nella costituzione di Mico, l’ingegner Farina mette la sua quota di capitale sociale (5mila euro), la metà. «La Jam Jovis – sottolinea il legale - non ha mai conferito formalmente il know-how comprato dalla Ort in Mico e l’ingegner Farina non ha mai protestato nonostante avesse tutti i diritti per farlo. L’ingegner Farina voleva che Mico avesse un know how proprio, che non lavorasse solo su quello obsoleto della Ort e di buona lena, con il figlio Simone sviluppa nuove tecnologie. Vengono depositati 6 brevetti industriali. Farina, l’inventore, gratuitamente li dona alla Mico. Nonostante l’inventore sia il proprietario, l’ingegnere ha sempre donato tutto nelle associazioni in cui ha lavorato. Dona i brevetti a Mico e come piacere personale, si tiene il titolo di inventore. Egli è sempre più interessato l’aspetto scientifico, l’essere inventore che titolare del brevetto», prosegue il legale.
I numeri danno ragione all’attività di innovazione. Al 31 1dicembre del 2017, la Mico arriva a fatturare più di 5 milioni di euro, due in più rispetto al 2016. Ma i bilanci raccontano che «a fronte di tale fatturato, secondo Mizzotti l’utile è di 7 mila euro». Perché? «Perché nei costi ci mette 560 mila euro in più. Nel 2017, per la prima volta da quando è lì, l’ingegner Farina vuole guardarci dentro. Analizza la contabilità e reperisce una fattura passiva di 683.200 mila euro». L’ha emessa la Make, società di Rovato, riconducibile a Luigi Bentivoglio, attualmente imputato per l’emissione di fatture false, per la fornitura di 14 «generiche» strutture di carpenteria da pagare immediatamente a vista, senza alcun riferimento a contratti o a forniture esistenti con una società assolutamente estranea all’attività in questione.
«Dopo aver tentato invano di ottenere spiegazioni dalla famiglia Mizzotti, Pietro Farina si decide a denunciare. Non ci sta che la società di cui sia socio venga gestita in maniera non trasparente. La Procura di Cremona sta indagando. In seguito, l’Ingegnere scopre che la Mico è stata svuotata per decisione della famiglia Mizzotti, la quale, senza interpellare l’assemblea dei soci hanno ceduto tutti gli asset aziendali ad una società costituita ad hoc. Umberto Mizzotti è amministratore unico dell’azienda ceduta e socio della società che acquista gli asset».
«Si tratta di una cessione illegittima in quanto fatta ad un prezzo sottostimato, senza consultare l’assemblea dei soci e in evidente conflitto di interessi. Il mio assistito lo può documentare tranquillamente grazie alle perizie svolte. Sue questi fatti sono in corso indagini presso la Procura di Cremona - prosegue l’avvocato della difesa -. L’ingegner Pietro Farina chiede più volte spiegazioni di quella fattura e della vendita dell’azienda a Umberto Mizzotti sia personalmente che per mezzo dei propri legali, ma senza risposta. L’unica richiesta che gli arriva è di approvare il bilancio». L’ingegnere si rifiuta. I rapporti si rompono. Farina padre e figlio costituiscono la Evirt (all’inizio si chiamava Evort). «Pietro e Simone Farina depositano dieci brevetti industriali, innovando ulteriormente il mondo della rullatura. Titolare è la Evirt. Sono macchine ancora più avanzate, i disegni non sono quelli della Mico».
Per ottenere l’accettazione di un brevetto, c’è un commissione tecnica che fa i controlli, «che valuta la tecnologia proposta ha carattere innovativo». Evirt ottiene l’okay. La ‘guerra dei marchi’ in corso a Cremona non è finita. «Sono ancora in ballo molti retroscena e aspetti ignoti, non adeguatamente approfonditi nel corso delle indagini preliminari che a nostro parere sono di assoluta rilevanza in questa vicenda. Emergeranno nelle prossime udienze», conclude l’avvocato Rinaldo.
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