L'ANALISI
20 Giugno 2023 - 19:24
(Foto archivio ANSA)
CREMONA - Vogliono semplicemente vivere in pace. E in sicurezza. È un loro diritto uscire per fare le commissioni, andare in un parco, giocare, mangiare un gelato con le amiche. Invece no. Una mamma di 32 anni e le sue bimbe di 10 e 4 anni vivono agli ‘arresti’, per dirla con l’avvocato di parte civile Nadia Baldini. Vivono agli ‘arresti’ nella comunità che le ha accolte, portate via dal capofamiglia, 39 anni. Il padre-padrone che da dicembre del 2017 a maggio del 2022, ha «sistematicamente» maltrattato la moglie davanti alle bambine. «Sei la rovina della mia vita»; «Tu sei mia, non uscire senza di me, altrimenti ti ammazzo». L’ha minacciata. «Ti faccio ammazzare, ti butto nel Po. Io sotterro tutta la famiglia». L’ha percossa. E l’ha violentata davanti alle figlie. «Papà basta! E tu mamma fai quello che vuole così non urla più».
Il violento oggi è stato condannato dal Tribunale a 8 anni e 6 mesi di reclusione, la stessa pena chiesta dal pm Davide Rocco. È libero. Lui non sa dove si siano rifugiate la moglie e le figlie che quando escono (di rado), per ‘scorta’ hanno una educatrice della comunità.
Ma l’uomo potrebbe continuare a cercare le bambine. Lo ha già fatto a gennaio di quest’anno, quando si è presentato a scuola della più grande. Per fortuna, la bimba non c’era.
«È scattata immediatamente la rete di protezione della scuola e della comunità», ha evidenziato l’avvocato Baldini. Da quel giorno, per tutelarla, le maestre hanno fatta entrare da una porta secondaria la bambina. E lo stesso è stato fatto all’asilo con la figlia più piccola. Una domenica di aprile, il padre-padrone ha intercettato moglie e figliolette in una via del centro con l’educatrice. Ha tentato di abbracciare la più piccola. La più grande non l’ha riconosciuta, perché si era era coperta il viso con i capelli pur di non farsi vedere.
«La rete di protezione si è mossa immediatamente». I servizi sociali hanno informato i carabinieri. Il padre è stato denunciato al Tribunale per i minori di Brescia. Intanto, è scattato il divieto: non può avvicinarsi alle figlie. Se lo vìola, scattano le manette. A Brescia pende il procedimento, oggi a Cremona è arrivata la pesante condanna.
«Le dichiarazioni della parte offesa sono precise, complete e genuine», ha sottolineato il pm Rocco, che ha parlato di «elevata credibilità» della vittima, «la quale ha descritto con precisioni» i maltrattamenti e le violenze sessuali subite, in un caso anche davanti alla figlia minore. «La signora è assolutamente credibile, ha ripercorso tutti gli episodi di violenza», ha rimarcato l’avvocato di parte civile Baldini. In aula, li ha ripercorsi «con dolore e imbarazzo».
«All’inizio era molto gentile...». Cominciano sempre così i racconti delle vittime dei reati annoverati dal Codice rosso. Come i maltrattamenti. Per quattro anni abbondanti, la moglie ha subito violenze fisiche e psicologiche «con frequenza via via crescente, sino a divenire quotidiana». Il marito ha offeso la moglie davanti ad amici e parenti: «Non fai un ... , ti fai solo mantenere, sei una p..., sei la mia schiava». Le ha impedito di uscire da sola, «di fatto tenendola segregata in casa». L’ha minacciata di morte.
Dagli insulti è passato alle mani. Un marito geloso e violento. ha strattonato la moglie, l’ha scossa, le ha fatto sbattere la testa contro il muro, l’ha presa a botte, schiaffi, calci e pugni con una tale forza da lasciarle «evidenti lividi sul corpo», ma lei «per paura» non è mai andata al Pronto soccorso.
Un violento che le impediva di telefonare alla famiglia, le controllava lo smartphone, temendo che ai familiari lei potesse raccontare il suo dramma. Un giorno del 2018, lo smartphone glielo ha rotto, lasciandola senza per circa sei mesi, isolandola. Le ha impedito di andare al lavoro e di frequentare amiche.
L’uomo «ha indotto nella moglie e nelle figlie uno stato di prostrazione psicologica e di sofferenza morale incompatibile con le normali condizioni di vita, al punto da indurla a lasciare la propria abitazione insieme alle figlie per trovare ospitalità altrove, non sentendosi sicura nella casa familiare», è scritto nel capo di imputazione.
La violenza sessuale. «Tu sei mia, devi fare tutto quello che voglio io». Rapporti sessuali strappati a suon di botte e minacce: «Ti caccio da casa e ti faccio togliere le figlie».
Un’amica se l’era fatta, la vittima. Le ha confidato il suo dramma. Le ha raccontato di quella volta in cui l’uomo le ha inviato un messaggio. Voleva mandarle quattro mazzi di fiori. Non c’erano anniversari da festeggiare. La moglie l’ha presa come una minaccia. «Sono i fiori per i miei funerali».
«Il marito non le consentiva di frequentare la sua famiglia, il lavoro, le amiche», ha incalzato l’avvocato Baldini. L’uomo è libero. «Paradossalmente è la signora agli arresti», blindata in comunità nel timore di trovarselo per strada.
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