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GENIVOLTA. IL PROCESSO

Macchinari copiati, in ‘guerra’ per il marchio

Divulgazione di segreti commerciali: gli imprenditori Mizzotti hanno trascinato in Tribunale la società Evirt

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

17 Giugno 2023 - 08:49

Macchinari copiati, in ‘guerra’ per il marchio

La sede Ort a Ticengo

GENIVOLTA - Nemmeno l’ordinanza emessa il 7 dicembre del 2018 dal Tribunale di Venezia li ha fermati. È l’ordinanza con cui il giudice, Lisa Torresan, allora prescrisse una serie di inibizioni alla Evort Italia srl. Tra cui il divieto di pubblicare attraverso video su Youtube, spacciandoli di propria fabbricazione, i macchinari realizzati dalla Jam Jovis Alta Meccanica e dalla Mico, società proprietarie e licenziatarie del marchio e del know-how ‘Ort Italia’, colosso mondiale nella produzione di macchine rullatrici.

La mancata esecuzione dolosa del provvedimento del giudice è uno dei reati che la Procura contesta a Pietro Farina, a suo figlio Simone e a Olga Janusek, compagna di Simone, della Evirt Italia. L’altro è la divulgazione dei segreti commerciali.

In Tribunale (ieri) va in scena la guerra del marchio e il relativo know-how, processo nato dalle 140 pagine di querela, allegati compresi, presentata dalle società Jam Jovis, Mico e Ort Italia, parti civili con l’avvocato Antonino Andronico.

avvocato

L'avvocato Antonino Andronico

Storia di un marchio contraffatto, di disegni scippati, secondo l’accusa, alla Jam di via Marcora 4, a Genivolta, utilizzati dalla società dei Farina per costruire macchine uguali a quelle prodotte da Ort Italia e da Mico, in particolare la macchina modello RP18, «usando i disegni oggetto di marchio registrato Ort Italia in uso esclusivo delle tre società». Una riproduzione «sleale» fatta sotto il naso, nei capannoni della vicina Officine Famiglie Denti, stessa via Marcora, cento metri di distanza.

Un passo indietro. A marzo del 2013, Jam Jovis – società fondata nel 1978 da Franco Mizzotti — acquista dalla procedura fallimentare del Tribunale di Crema la Ort Italia. Per compiere l’operazione, viene costituita la Mico srl, riferibile al gruppo Jam controllato dalla famiglia Mizzotti al 50% e da Pietro Farina, anch’egli socio al 50%, ma non amministratore.

La costituzione della Mico è funzionale all’acquisto della ‘Ort Italia’, ma Farina non ci mette un euro. La Ort viene comperata all’asta per 630mila euro solo dalla Jam: l’atto di acquisto trasferisce alla srl anche il relativo marchio e il know-how. Mico comincia a svolgere la sua attività ad insegna Ort Italia nello stabilimento della Jam di Genivolta e, successivamente, in un capannone di Ticengo, assumendo, tra gli altri, Simone Farina (figlio di Pietro) per il settore tecnico e la compagna Olga per il settore commerciale. Da Genivolta, i prodotti della Ort vanno persino in orbita, montati sulle navicelle spaziali.

A giugno del 2017 nascono contrasti tra i soci. Farina senior se ne va. Farina junior e compagna iniziano «ad avere comportamenti anomali», sostiene la parte civile.

Ad esempio, «il 7 settembre contattano un produttore di video commerciali per chiedergli di recarsi in azienda e eseguire riprese video in orario extra lavorativo, in assenza dei dipendenti e utilizzando modalità di accesso ai luoghi tali da non farsi riconoscere, tanto che il produttore di video si rifiuta di collaborare».

Ad esempio, «alla fiera di Hannover del 18-23 settembre» Farina e compagna «intrattengono la clientela senza coinvolgere gli altri responsabili della Mico srl, disertando i relativi inviti a non tenere simili comportamenti». Il 27 settembre, Farina e compagna rassegnano le dimissioni dall’oggi al domani. A distanza di pochi giorni, se ne vanno anche due dipendenti (uno tornerà all’ovile).

Il 4 ottobre nasce la Evort srl. Socio unico è Simone Farina, procuratrice la compagna. La Evort ha lo stesso oggetto sociale della Mico. Non solo. «Il segno distintivo Evort Italia si pone in palese contraffazione del marchio nazionale e comunitario Ort Italia registrato da Mico srl nell’interesse di Jam Jovis», evidenzia la parte civile. Ancora, «la Evort utilizza un logo che raffigura tre rulli», logo che manda in confusione i clienti, perché «assimilabile a quello usato da Mico e, in precedenza, da Ort Italia». Sempre la Evort «crea un dominio Internet confondibile con quello di Ort Italia». Cliccando su Google ‘Ort Italia’, «il primo sito che appare è quello di Evort Italia».

Di più. Farina figlio e compagna «compiono poi gravi atti di concorrenza sleale, impossessandosi in modo abusivo dell’intero know-how aziendale: disegni, libretti di manutenzione, progetti, elenco clienti, formulari», prosegue la parte civile. I due si sarebbero avvalsi della cooperazione di Pietro Farina «per entrare in possesso di notizie riservate della società». Jam e Mico si rivolgono al Tribunale di Venezia e incassano la vittoria a dicembre 2018.

A marzo 2019, Umberto Mizzotti trova nella cassetta postale della Jam- Mico-Ort di Genivolta una fotografia. Ritrae una macchina utensile identica al modello RP18. Dietro la foto, una scritta: «Stai attento, questa è la macchina che Denti sta costruendo per Farina.

«Le macchine sono praticamente identiche, uguali alla nostra», dice al processo Mizzotti. Dopo la querela, si avvia l’indagine. Un giorno a Genivolta si presenta la Guardia di Finanza con il consulente tecnico delegato dal pm. Gli investigatori hanno un faldone pieno di disegni sequestrati alla concorrente.

«Li comparano con i nostri: non si differenziavano in nulla», sottolinea Mizzotti. Luigi Bellani all’epoca era l’amministratore unico della Mico. Girava per il mondo a stipulare contratti. Ricorda il viaggio in Egitto «per un importante contratto e trovo che c’era già una offerta della Evor. Poi sono riuscito a farlo io». Spiega il danno causato alla Mico: «Questi andavano dai clienti dicendo che noi eravamo prossimi al fallimento».

Il processo riprenderà il 17 novembre.

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