L'ANALISI
19 Giugno 2023 - 14:53
Il tribunale di Cremona
CREMONA - Sono trascorsi 324 giorni da quel 30 luglio di un anno fa, sabato, quando durante la lite scoppiata per la gattina Sheila di 4 mesi, suo marito Carmelo la mandò in ospedale in fin di vita con uno squarcio nell’addome e un taglio alla gola. Marina è viva per miracolo. Suo marito è accusato di tentato omicidio «per futili motivi», lo ha rivisto oggi in Tribunale, mentre gli agenti della polizia penitenziaria lo facevano scendere dal blindato per scortarlo davanti al gup che lo ha ammesso al rito abbreviato (pm Andrea Figoni).
Da 324 giorni Carmelo Marino, 55 anni, non si dà pace. Ci ha provato anche in aula ad avvicinarsi a sua moglie Marina Vaissone, 52anni (si sono sposati nel 2017) per chiederle di perdonarlo, dopo averle scritto due volte dal carcere di Cremona, senza risposta. Tutto inutile, perché «il fatto è troppo grave», ha commentato l’avvocato Alessio Romanelli.
La moglie si è costituita parte civile. Chiede 200mila euro di risarcimento a suo marito che in passato aveva un lavoro come addetto alle pulizie in una falegnameria di Alfianello (Brescia). Prende circa 300 euro di pensione di invalidità. Difeso dall’avvocato Santo Maugeri, l’uomo è stato ammesso al gratuito patrocinio. Il processo in abbreviato sarà discusso il 2 ottobre prossimo.
Nell’appartamento al secondo e ultimo piano della palazzina in vicolo Fiacconi, la lite tra marito e moglie scoppiò la mattina. La gattina Sheila era sparita. «Che cosa le hai fatto? Dov’è?». Fu la miccia della lite tra i coniugi che andò avanti tutto il giorno. Verso l’ora di cena, Marino afferrò due coltelli. Il primo «con la punta arrotondata e la lama a seghetto», ha spiegato l’avvocato Romanelli. Non riuscendo a ferirla, Carmelo lo appoggiò e ne impugnò un altro. Un coltellaccio da cucina appuntito: quattro colpi all’addome e uno, più lieve, alla gola.
Alle 20.32, la centrale operativa del Comando provinciale dei carabinieri ordinò alla pattuglia di Vescovato di recarsi, con urgenza, in vicolo Fiacconi. Quattordici minuti dopo, i militari erano davanti alla palazzina. Carmelo li aspettava sulla porta di casa. Aveva l’orologio e il braccialetto sporchi di sangue.
«Ho pugnalato mia moglie. Abbiamo litigato per l’affido del gatto», confessò. Sua moglie era sul letto matrimoniale, i piedi per terra, il busto steso, le lenzuola macchiate di sangue. Era parzialmente cosciente. I soccorritore del 118 rilevarono quattro ferite all’addome, una delle quali vistosa. E, poi, ce n’era una più superficiale al collo. Il marito indicò il coltello nel lavandino. Lo aveva già lavato. Marina fu immediatamente trasportata all’ospedale Maggiore dove finì in sala operatoria. Sottoposta ad un delicato intervento chirurgico, fu poi trasferita in Terapia Intensiva in prognosi riservata.
Tra 104 giorni, Marina e Carmelo si vedranno di nuovo in Tribunale. «Il marito – ha commentato l’avvocato Maugeri — il perdono a sua moglie la ha chiesto fino ad oggi e continuerà a chiederlo».
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