L'ANALISI
09 Maggio 2023 - 14:49
OSTIANO - L’11 aprile scorso, nell’interrogatorio davanti al pm Chiara Treballi, ha confermato che con sua moglie c’erano "difficoltà", ha parlato di "tensioni in casa". E’ emerso il "pentimento profondo dell’uomo", una persona "distrutta" Carmelo Marino, 55 anni, il marito che la sera del 30 luglio di un anno fa, "colto da un repentino scatto d’ira" nella casa in vicolo Facconi, pugnalò ripetutamente sua moglie Marina Vaissone, 52 anni, mandandola in fin di vita in ospedale con quattro ferite all’addome. E tutto per l’affido del gatto che l’uomo non voleva in casa. Per Marino, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio: l’udienza preliminare è fissata al 19 giugno prossimo. L’accusa: tentato omicidio aggravato dai futili motivi e dal rapporto di coniuge.
"Il mio assistito continua a ripetersi che mai avrebbe voluto compiere un simile gesto. Capisce quanto è stato grave e violento. Non lo voleva proprio fare, ma è successo", dice l’avvocato Santo Maugeri. Quando la moglie è uscita dall’ospedale, "innanzitutto ci siamo preoccupati di sapere dove stava", prosegue il difensore. Una volta avuto l’indirizzo, dal carcere Marino le ha scritto una lettera, senza risposta. Gliene ha scritta un’altra ai primi di aprile di quest’anno, una raccomandata, scusandosi ancora e ribadendo l’affetto che nutre per lei. Ma neanche stavolta, la moglie ha risposto.
Il 30 luglio era sabato. Alle 20.32, la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri ordinò alla pattuglia di Vescovato di recarsi, con urgenza, in vicolo Fiacconi. Quattordici minuti dopo, i militari erano davanti alla palazzina. Marino li aspettava sulla porta di casa, al secondo ed ultimo piano. Aveva l’orologio e il braccialetto sporchi di sangue. «Ho pugnalato mia moglie. Abbiamo litigato per l’affido del gatto», confessò. La donna era sul letto matrimoniale, i piedi per terra, il busto steso, le lenzuola macchiate di sangue. Era parzialmente cosciente. I soccorritori del 118 rilevarono quattro ferite all’addome, una delle quali vistosa. E, poi, ce n’era una più superficiale al collo. Il marito indicò il coltello nel lavandino. Lo aveva già lavato. La moglie fu immediatamente trasportata all’ospedale Maggiore dove finì in sala operatoria.
Sottoposta ad un delicato intervento chirurgico, fu poi trasferita in Terapia Intensiva in prognosi riservata. Tredici giorni dopo era fuori pericolo, la prognosi fu sciolta, ma "quei tredici giorni, il marito li ha vissuti in modo drammatico. Sperava che la moglie sopravvivesse. E si augura di tornare con sua moglie", prosegue l’avvocato Maugeri, che sta valutando un rito alternativo. Marino aveva un lavoro come addetto alle pulizie in una falegnameria di Alfianello (Brescia). Prende circa 300 euro di pensione di invalidità. "Si sta pensando ad una sorta di risarcimento del danno. Non solo. Il mio assistito è preoccupato anche della casa che aveva in affitto con la moglie. Sa che cosa rischia, abbiamo parlato della pena, ma sta cercando di risalire".
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