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Ex Snum. Muro caso politico: «È del tutto fuori contesto»

Dopo le proteste dei residenti, le minoranze compatte si schierano contro la massicciata del market. «Ha caratteristiche che non rispettano il resto dell’area urbana». I timori sull’aumento del traffico

Mauro Cabrini

Email:

mcabrini@laprovinciacr.it

16 Giugno 2023 - 14:52

Ex Snum. Muro caso politico: «È del tutto fuori contesto»

CREMONA - La protesta dei residenti monta specchiandosi nell’altezza della massicciata: «Con quel blocco di cemento davanti, a pochi metri dalle finestre, è come stare in galera: manca l’aria». Il dissenso del Comitato di quartiere, espresso dalla presidente Maria Cristina Arata, appare definitivo al netto dei cambiamenti che il completamento del complesso apporterà sul fronte estetico: «Quella struttura è un ecomostro, ha un impatto devastante». E adesso, presumibilmente proprio sulla spinta delle recriminazioni dei cittadini, come quasi sempre accade in circostanze simili, il ‘muro del malcontento’ eretto nell’area ex Snum, lì dove via Giordano declina nelle vie Ratti, Cadore e Mosa, diventa anche caso politico. Prendono posizione, con una nota unitaria fitta di domande che sarà anche nelle sue linee guida il testo di un’interrogazione, i capigruppo di tutte le forze di minoranza in consiglio comunale.

Partono da una premessa che staglia all’orizzonte timori sul fronte viabilistico, Alessandro Zagni (Fratelli d’Italia), Simona Sommi (Lega), Carlo Malvezzi (Forza Italia), Maria Vittoria Ceraso (Viva Cremona) e Luca Nolli (Movimento 5 Stelle): «Gli assi viabilistici Giordano-Cadore sono già soggetti ad un carico veicolare intenso, sia di attraversamento che di penetrazione, e il comparto sud della città attende da decenni l’adozione di soluzioni viabilistiche finalizzate alla mitigazione del traffico ma, malgrado le reiterate promesse, agli atti non risulta depositata alcuna soluzione progettuale concreta». E poi arrivano al dunque, all’attualità di quel muro: «Le norme attuative relative al recupero dell’area ex Snum prevedono che ‘in considerazione della rilevanza tipologica che l’ambito riveste gli interventi devono contemplare per le nuove edificazioni il ricorso a tipologie edilizie compatibili con quelle prevalenti’. E non esistono, in quel contesto, altri edifici tipologicamente simili a quello in fase di realizzazione» è la critica principale di Zagni, Sommi, Malvezzi, Ceraso e Nolli.

Citano le caratteristiche previste dal disciplinare: «Gli elementi sui quali si attua la verifica della qualità architettonica ed edilizia e delle modificazioni indotte sul contesto urbano, ambientale e/o paesistico sono la modalità di aggregazione e inserimento della nuova costruzione rispetto ad altre costruzioni già presenti nel contesto urbano di riferimento in rapporto ai modelli aggregativi già esistenti; le tipologie edilizie adottate in riferimento a quelle già presenti o caratterizzanti il contesto; l’altimetria dei fronti, facendo riferimento alle altezze degli edifici circostanti esistenti; l’orientamento dei fronti verso gli spazi pubblici o d’uso collettivo, in rapporto alle linee di orientamento dei fabbricati che detelimitano gli spazi stessi; le coperture previste con riferimento alla tipologia, all’inclinazione, ai materiali e al colore delle coperture già presenti; i caratteri architettonici e compositivi degli edifici con riferimento particolare ai volumi; gli elementi di delimitazione degli spazi privati coerenti con quelli esistenti». Eccolo, il contesto che avrebbe dovuto essere rispettato e che invece, nel giudizio delle minoranze, non lo è stato. Tradotto: «Quel muro è totalmente fuori contesto».

E per questo, considerando il permesso di costruire convenzionato approvato dalla giunta, e valutando ovviamente anche «il dibattito accompagnato da molte critiche», riassumibili «nel dissenso riferito alla compatibilità del nuovo immobile rispetto al contesto urbano caratterizzato da edificazioni del tutto differenti per tipologia, massa e materiali», le minoranze interrogano il sindaco Gianluca Galimberti e la sua compagine di governo domandando se «ritengono di aver rispettato i principi regolatori contenuti all'interno della strumentazione urbanistica del Comune». Più in particolare, «se sono state correttamente valutate le modalità di aggregazione e inserimento della nuova costruzione rispetto alle altre già presenti nel contesto urbano di riferimento» e se «la tipologia edilizia adottata è rispettosa di quelle presenti», nello specifico «correttamente inserita rispetto all’altimetria dei fronti».

Nella sostanza, per la politica adesso così come per i residenti prima, sotto accusa finiscono le caratteristiche architettoniche del muro. «Pensano davvero siano compatibili? E che siano utili al perseguimento della qualità e della valorizzazione del contesto?». Ritorno al traffico, in conclusione: «L’amministrazione ha valutato approfonditamente anche la compatibilità funzionale e ambientale dell’edificazione relativamente agli aspetti viabilistici, di carico e scarico delle merci tenuto conto della vicinanza delle abitazioni? — le minoranze incalzano facendosi interpreti dell’altro grande timore dei residenti —. E intende accompagnare la trasformazione con un progetto concreto e completo di crono-programma e finanziamento adeguato dell’assetto viabilistico di via Giordano e via Cadore?». Attendono risposta.

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Commenti all'articolo

  • 1959

    16 Giugno 2023 - 21:43

    Già questa città è piena di addormentati al volante e di guidatori di SUV che non rispettano le norme del Codice Stradale, se poi aggiungiamo altri problemi viabilistici, siamo a posto.

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  • fatacco_cr

    16 Giugno 2023 - 21:23

    Effettivamente sembra un ecomostro!!! Studiare bene prima il progetto dal punto di vista ambientale, era chiedere troppo?

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