L'ANALISI
05 Giugno 2023 - 05:00
Il sito della ex raffineria Tamoil di Cremona
CREMONA - La Tamoil non inquina più le aree esterne all’ex raffineria, in particolare quelle della canottieri Bissolati. Ne è convinta la Procura, che ha chiesto di archiviare l’indagine aperta contro ignoti, nata da due esposti presentati nel 2022 e riuniti: quello del 7 gennaio a firma di Gino Ruggeri, esponente del Partito radicale, quello del 12 aprile successivo di Legambiente Lombardia con l’avvocato Sergio Cannavò. Nelle 16 pagine di richiesta di archiviazione, dopo aver delegato sopralluoghi e analisi, il pm Davide Rocco conclude: «Gli elementi raccolti durante le indagini preliminari, ed in particolare gli esiti della consulenza tecnica, non consentono di sostenere efficacemente l’azione penale». Ciò in quanto «dagli elementi raccolti durante le indagini preliminari, verificate le attività all’interno del deposito Tamoil, le misure di prevenzione attuate nonché lo stato dei luoghi, non sono emersi elementi atti a provare una variazione e modifica dello stato di compromissione ambientale già acclarata in sede di precedenti processi penali».
In altre parole, «non sono emerse attività o gestioni che abbiano comportato un nuovo ed ulteriore inquinamento ambientale direttamente connesso con quello già oggetto di precedenti processi penali». Per il pm Rocco, «in tale ottica non è possibile sostenere l’esistenza di nuove forme di inquinamento né, di conseguenza, responsabilità di natura penale (nuove ed estranee a quelle già valutate in precedenti processi) in capo a persone fisiche ricoprenti posizioni di garanzia».
Il nuovo fronte penale era stato aperto dopo l’esito, nel civile, dell’Accertamento tecnico preventivo chiesto al Tribunale dagli avvocati della canottieri Bissolati, Gian Pietro Gennari e Claudio Tampelli con il loro consulente, il geologo Gianni Porto. Una «perizia» che precedeva la causa civile (in corso) finalizzata alla richiesta di risarcimento dei danni causati dall’inquinamento «tuttora in atto» a causa della barriera idraulica «mal funzionante». Stando all’accertamento tecnico preventivo (Atp), gli idrocarburi provenivano dal sito di Tamoil Raffinazione. Nelle conclusioni delle analisi tecniche dei terreni, si citano «spessori significativi di surnatante, con valori oscillanti da 39 centimetri fino a un massimo di 60». E ancora: «Gli agenti inquinanti, ed in particolare il prodotto surnatante, considerata fonte primaria di inquinamento, provengono dalle aree in uso Tamoil per assenza di fonti alternative riconosciute». Come a dire che l’inquinamento arriva - inequivocabilmente - dall’area industriale.
Sul punto — capitolo E («Stato attuale dei luoghi») della motivazione della richiesta di archiviazione, il pm Rocco riporta la relazione di Arpa Lombardia, dipartimento di Cremona, la quale ha trasmesso la nota di Tamoil raffinazione: «Nell’ambito dell’attività di messa in sicurezza operativa delle acque di falda in atto presso il Deposito Tamoil di Cremona, è attivo un sistema di sbarramento idraulico costituito da 22 pozzi di emungimento». Si ricorda che le attività di avviamento e gestione della barriera idraulica iniziarono nell’agosto del 2007 con la perforazione di 15 pozzi». Si evidenzia che «gli attuali 22 pozzi sono oggetto di una costante attività di gestione sia ordinaria sia straordinaria». E che «tutte queste attività sono già state segnalate nei report di ‘Gestione e monitoraggio della barriera idraulica’ condivisi ogni sei mesi con gli Enti). Tra i documenti, si riporta «la corretta avvenuta installazione dei doppi fondi relativa a tutti i serbatoi in esercizio afferenti al deposito, la tenuta del doppio fondo è costantemente monitorata tramite rilevamenti in continuo e verifiche periodiche».
«Con riguardo alla ipotizzata omessa bonifica, dalle indagini e dagli accertamenti effettuati - sottolinea il pm — è emerso che il piano di gestione ambientale dell’area, le misure di prevenzione e di contenimento nonché quelle di monitoraggio, sono frutto di una analisi condivisa tra Tamoil ed enti preposti alla gestione ambientale. Difatti, le misure appena citate originano da risoluzioni formate in accordo nell’ambito di Conferenze di servizio, poi approvate dagli Enti preposti. Di tal ché, non pare possibile rimuovere un rilievo di responsabilità penale in capo alle persone fisiche di riferimento per la Tamoil in quanto le decisioni su quali misure fossero adeguate, con quali modalità attuarle, quale monitoraggio prevedere (etc.), sono state prese di comune accordo con gli Enti preposti». E «anche con riguardo all’attivazione e attuazione di dette misure, non sono emerse criticità e anomalie tali da poter fondare un rilievo penale in capo ai soggetti, persone fisiche o giuridiche, demandati alla loro gestione e messa in essere». La battaglia va avanti: contro la richiesta di archiviazione, Ruggeri e Legambiente si sono opposti.
Dopo 15 mesi di indagini nate dall’esposto presentato da Gino Ruggeri «medaglia d’oro città di Cremona nonché esponente del Partito radicale» e di Legambiente Lombardia , la Procura ha chiesto al gip di archiviare: quindi va tutto bene madama la marchesa», commenta Sergio Ravelli, consigliere generale del Partito Radicale, una battaglia lunga decenni contro l’inquinamento di Tamoli.
«Come cittadino da molti anni impegnato sul fronte della difesa della salubrità dell’ambiente — spiega Ravelli — in particolare di quello di una delle più belle società rivierasche di cui mi onoro di essere socio, minacciato dal grave e perdurante inquinamento causato dall’ex raffineria Tamoil, sono invece convinto che la situazione reale non sia affatto tranquillizzante». Ravelli cita un «avvenimento accaduto la settimana scorsa all’interno dell’area della Bissolati, a seguito del maltempo e dell’innalzamento delle acque del Po». Un «avvenimento che dovrebbe preoccupare tutti: l’emersione dai terreni di gas interstiziali - infiammabili e potenzialmente esplosivi - causati dall’innalzamento della falda, sono la dimostrazione più evidente della presenza di surnatante ancora in qualità rilevante, nonostante le attività di contenimento e di ripristino ambientale in essere da oltre quindici (!!) anni ».
Ravelli rilancia: «È troppo chiedere agli enti preposti alla gestione ambientale di avviare specifiche indagini tecniche per il monitoraggio continuo e non sporadico dei gas interstiziali? È troppo chiedere agli stessi enti di prendere in esame l’ipotesi che da tempo a me sembra evidente: esiste tuttora un passaggio di idrocarburi dalla Tamoil alle aree esterne. Che deve essere interrotto al più presto». Post scriptum: «Si fa presente che è stata presentata opposizione alla decisione della Procura con richiesta di prosecuzione delle indagini preliminari». Il gip fisserà l’udienza.
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