L'ANALISI
20 Gennaio 2023 - 09:30
CREMONA - Davanti al giudice, Daniele Moro, si è tenuta ieri mattina la prima udienza della causa civile intentata dal Comune contro l’ex raffineria Tamoil. Il nodo sono i 40 milioni di risarcimento dei danni lamentati dal Comune per il disastro ambientale causato, negli anni, dalla rete fognaria «groviera» di Tamoil con gli idrocarburi che contaminarono la falda acquifera e i terreni delle confinanti canottieri Bissolati, Flora e del Dopolavoro ferroviario. Un disastro ambientale già certificato, sul fronte penale, nei tre gradi di giudizio (la prima sentenza è stata emessa nel 2014 dal gup Guido Salvini e sul quale, con sentenza del 25 settembre del 2018, la Corte di Cassazione ha messo una pietra tombale, condannando, in via definitiva, a 3 anni di reclusione per disastro ambientale colposo aggravato il manager Enrico Gilberti. Tamoil era stata condannata a risarcire con una provvisionale di 1 milione di euro il Comune. Che ora ne chiede 40 quale risarcimento integrale.
Richiesta esorbitante per Tamoil Raffinazione, Tamoil Italia e il manager Gilberti (lui contumace) che ieri si sono costituiti in giudizio, assistiti dall’avvocato Ilaria Maspes, dello studio associato Gianni & Origoni di Milano. Tamoil non solo contesta la portata del disastro ambientale. Per la società petrolifera non sussiste il danno all’immagine della città e del Comune lamentato dal Comune stesso nel corposo atto di 160 pagine, steso dall’avvocato Alessio Romanelli. Il legale cita la giurisprudenza consolidata sui disastri ambientali italiani più rilevanti: dal disastro del Vajont (9 ottobre 1963) al caso dell’impianto petrolchimico di Porto Marghera, dal disastro di Seveso (10 luglio 1976) al caso Thyssen, (dicembre 2007) richiamando, anche per Tamoil, i principi su cui si sono basati quelle sentenze. Ma partendo dal presupposto che nel penale c’è una sentenza che ha accertato il disastro ambientale causato dall’ex raffineria.
In particolare, i danni chiesti dal Comune a Tamoil sono riferiti sia al profilo patrimoniale, a partire dalle spese sostenute per affrontare il problema dal punto di vista amministrativo, che a quello non patrimoniale, relativo al danno all’immagine della città e dell’ente pubblico e al danno all’identità storica, culturale e politica della città. Il giudice Moro ha aggiornato l’udienza al 25 luglio prossimo.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris