L'ANALISI
OSTIANO: TENTATO OMICIDIO
03 Agosto 2022 - 16:04
OSTIANO - La moglie che lotta tra la vita e la morte in un letto di Terapia Intensiva dell’ospedale Maggiore, il marito che nel carcere di Cà del Ferro non si dà pace. «Com’è possibile che una lite per il gatto sia finita così?». Sia finita con Carmelo Marino, 55 anni, siciliano di Messina, che sabato sera, nell’appartamento al secondo piano della palazzina in vicolo Facconi, civico 28, ha impugnato un coltellaccio da bistecca e colpito cinque volte la moglie Marina Viassone, di 52 anni, natali a Torino: quattro fendenti all’addome, una ferita più superficiale al collo. E tutto per il gatto. Il marito non lo voleva in casa, lo aveva portato via, la moglie gli aveva chiesto di riportarlo. «L’affido di un gatto che tenevano in casa loro» sono i «futili motivi» contestati nelle quindici righe di capo di imputazione per tentato omicidio aggravato anche dal rapporto di coniuge, formulato dal pm Chiara Treballi.
Dopo l’arresto eseguito sabato sera dai carabinieri di Vescovato e l’udienza di un giorno fa da remoto, con il gip Giulia Masci che tiene in carcere l’uomo, oggi, nel colloquio di mezz’ora a Cà del Ferro, a tu per tu con l’avvocato Santo Maugeri, Marino è scoppiato in lacrime. «È apparso disperato. Subito mi ha chiesto come sta sua moglie. Non si capacita. Non sa spiegarsi come mai da una vicenda così sciocca, la lite per il gatto, sia venuto fuori un dramma del genere. Mi ha confermato che lui e sua moglie erano ubriachi. E che lui è anche sotto tranquillanti: soffre d’ansia». L’avvocato Maugeri ora è il punto di riferimento di Marino, uomo minuto, i capelli lunghi, qualche acciacco, incensurato, alcuni precedenti di polizia per droga, un lavoro di quattro ore come addetto alle pulizie in una falegnameria del Bresciano. E il vizio dell’alcol per nemico. A disintossicarsi ci aveva provato, seguendo un percorso in una comunità di Gabbioneta, insieme alla moglie. Un uomo solo, Marino, il marito che sabato, mentre sua moglie era sul letto matrimoniale dolorante e mezza cosciente, aveva chiamato il 118: «Ho pugnalato mia moglie». Lo aveva ripetuto al 112 e ai carabinieri di Vescovato piombati in casa. All’avvocato, ha detto di avere due fratelli. Uno vive nel Milanese, l’altro nel Bresciano, ma non ha il loro numero di telefono. «Mi ha anche detto di non avvertire suo padre, giù in Sicilia».
«In relazione alla gravità e alla spregiudicatezza della condotta contestata, all’incapacità di autocontrollo dimostrata, non si ritiene idonea la misura degli arresti domiciliari, anche perché allo stato non vi è alcuna dichiarazione di soggetti che intendano ospitarlo», ha scritto il gip nell’ordinanza. La strada che l’avvocato ora vuol tentare per tirare fuori dal carcere Marino, è di riportarlo nella comunità di Gabbioneta. Già nel primo pomeriggio c’è stata la telefonata. «Conoscono molto bene il signor Marino - ha spiegato il difensore —. Me lo hanno descritto come un bravissima persona, sono molto dispiaciuti per quanto accaduto. Anche la moglie era loro ospite. Non se lo sarebbero mai aspettato. E sono a disposizione». Domani l’avvocato avrà un colloquio con la responsabile della comunità.
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