L'ANALISI
16 Febbraio 2023 - 19:41
CASALMAGGIORE - Bancario di professione, Giulio Cavedaschi è il testimone oculare di un incidente stradale «avvenuto dentro la mia abitazione». Proprio così. Il «fuori programma» risale al 7 gennaio gennaio del 2018, domenica, intorno alle 12.15, Cavedaschi e sua moglie erano in sala da pranzo. «Ho sentito un boato molto grosso, ho pensato ad uno scoppio». Si affacciò alla finestra «e mi sono trovato una macchina ribaltata in cortile dopo aver sfondato la recinzione».
L’auto era una Chevrolet Corvette. Dentro erano in due. Uno è Giovanni, classe 1968, all’epoca titolare di una azienda di fotovoltaico, l’altro l’amico Cosimo, montatore di mestiere. La Chevrolet Corvette era intestata a Giovanni. Chi la guidava? Per l’accusa, Giovanni che sotto l’effetto dell’alcol e della cocaina perse il controllo della macchina e finì nel cortile di casa Cavedaschi. Per l’avvocato Guido Priori, difensore dell’imputato, al volante ci sarebbe stato, invece, l’amico Cosimo che non aveva bevuto. Perché sul banco degli imputati è finito Giovanni? Prima Cavedaschi, poi il luogotenente dei carabinieri in servizio al Radiomobile di Casalmaggiore, oggi al processo hanno spiegato come si arrivò all’identificazione dell’imputato. Questo è il punto. Come sostiene la difesa, Cosimo al Pronto Soccorso dichiarò che alla guida della macchina di Giovanni c’era lui. E all’avvocato Priori precisò che era la prima volta che la guidava, perse il controllo e sbandò.
Il bancario: «Io e mia moglie siamo corsi in cortile, l’auto era capovolta contro il pilastro di cemento armato. Dentro c’erano due persone, una era riuscita ad uscire da sola, l’altra , il conducente, era dentro». Lo conosceva? «Sul momento non l’ho riconosciuto, dopo sì. Io lavoro alla Banca Intesa di Casalmaggiore. L’ho conosciuto come cliente. Era il conducente dell’auto. Nello stesso giorno l’ho identificato». Il bancario è tornato al «fuori menù» accaduto mentre pranzava con sua moglie in sala. «Era una situazione molto particolare, l’auto era capovolta contro il muro e dentro c’era una persona incastrata. La mia finestra è a cinque metri di altezza». E a domanda dell’avvocato Priori, ha risposto: «Non mi ricordo se i carabinieri o i vigili del fuoco avessero estratto la persona».
Dopo il bancario, il luogotenente dei carabinieri: «Alle ore 13 ci hanno inviato sul posto». Fuori dall’auto c’era Cosimo, «l’altro era seduto a terra. Non sapendo chi fossero, nell’immediatezza ho richiesto per entrambi l’alcoltest e il test sulla droga».
I sospetti ricaddero su Giovanni, «perché aveva una ferita lacero contusa all’orecchio sinistro compatibile con la posizione del conducente. Sentimmo Cavedaschi a sommarie informazioni, il quale confermò il nostro sospetto». Sospetto che divenne certezza quando arrivarono i risultati degli esami: 1,21 di tasso alcolemico nel sangue di Giovanni «e un tasso abbastanza alto di cocaina nelle urine». Negativi i test fatti a Cosimo.
Quel giorno «i vigili del fuoco non intervennero, perché le due persone erano già fuori dall’auto», ha precisato il carabiniere.
La sentenza è attesa per il 2 marzo prossimo.
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