L'ANALISI
11 Febbraio 2023 - 05:25
CREMONA - Tre quarti di secolo di storia, di vita, al fianco dei cremonesi, di tutti i cremonesi, da Casalmaggiore a Crema, passando per ogni «campanile», grande e piccolo del territorio.
Ci sono molti modi per onorare un traguardo importante come questo, La Provincia di Cremona e Crema ha scelto di farlo guardandosi indietro per onorare il passato, pensando all’oggi per corrispondere sempre di più e meglio alle esigenze della contemporaneità, ma soprattutto scrutando il futuro per anticiparlo e illuminarlo.
I soliti puristi diranno che in effetti il primo numero de La Provincia è stato pubblicato il 29 aprile 1947, poco meno di un anno dopo la costituzione della Sec, la Società Editoriale Cremonese, da parte di un gruppo di lungimiranti agricoltori che avevano ben chiara la loro missione: la ricostruzione fisica e morale dell’Italia post bellica si doveva accompagnare con segnali di libertà di pensiero, di azione, e dunque che il territorio non poteva restare senza un organo di informazione indipendente, che riportasse la libertà di stampa dopo il bavaglio imposto dal fascismo e rinnovasse la fertile tradizione delle Gazzette che avevano accompagnato la vita dei cremonesi fin dal 1883, quando nacque quella della Provincia di Cremona.
Ai soliti puristi allora diciamo subito che lo scorso anno sarebbe stato un delitto dedicare risorse economiche ed energie umane per celebrare un compleanno quando la pandemia faceva sentire i suoi funesti effetti, quando i cremonesi stavano ancora piangendo i loro morti ed erano sulle barricate per contenere la diffusione del Covid. In quei mesi tale era la priorità collettiva e La Provincia è stata in prima fila nell’informare, nel dare luce al sacrificio del personale sanitario, nel combattere complottisti e no vax impegnati nel distillare quotidianamente criminali fake news.
La pandemia ha ingigantito la sensazione collettiva di ristagno nella percezione del futuro, un clima umano che genera uno stato d’ansia per il domani nonostante il fatto che le condizioni economiche, sociali e dei diritti collettivi oggi siano immensamente migliori di mezzo secolo fa.
Anche per questo, sulla torta di compleanno, alla candelina della facile autocelebrazione sono stati preferiti i «fuochi» della riflessione sul futuro, accesi da alcuni dei tanti bei cervelli della cremonesità che rappresentano l’ossatura di un ecosistema ben saldo nelle proprie tradizioni, ma anche capace di guardare al mondo come prospettiva di sviluppo umano, economico, sociale e culturale. Nella consapevolezza che una comunità ha un domani solo se è capace di riflettere su se stessa e mettersi in discussione, che il dualismo autarchia-globalizzazione non è l’unica opzione. Che si vince solo tutti insieme. Così facendo riteniamo di rinnovare il patto tra il giornale e la comunità che racconta quotidianamente.
Un impegno che viene da lontano. «La vocazione a raccontare il territorio ha permesso (Ndr: alla Provincia), di creare consapevolezza su aspetti di unicità e identità che oggi costituiscono il valore aggiunto e gravido di futuro del nostro essere comunità cremonese», ha sottolineato il professor Fabio Antoldi, direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale dell’Università Cattolica. Che ci ammonisce: «È la sfida di sempre, la sfida politica, culturale e formativa che ci attende. Le nuove tecnologie sono un’opportunità e una realtà da utilizzare, senza snaturare la forza della narrazione dal basso che non vuol dire chiusura, ma conoscenza di ciò che siamo e possibilità di aprirlo ad altri, creando relazioni. Questo accade nell’ambito della formazione e dell’accademia: i corsi universitari hanno radice nel territorio, ma guardano al mondo. Lo stesso credo possa e debba fare la narrazione del giornale: essere un punto di riferimento credibile e autorevole del territorio per raccontarlo, ma anche per creare dialogo con l’esterno e le giovani generazioni».
Per poter festeggiare in futuro i 150 anni de La Provincia, va oltre Giuseppe Roma, per vent’anni direttore generale del Censis, «si impone di stare al passo con l’innovazione tecnologica e al tempo stesso di individuare le strategie di sostenibilità. A questo aspetto si deve unire la difesa dell’autorevolezza e dell’unicità del racconto offerto ai lettori, meglio ai cittadini del territorio. Non da ultimo è importante che l’identità culturale e sociale di Cremona venga raccontata con apertura e con consapevolezza non per alzare barriere ma per creare legami».
Un’indicazione che ci è patrimonio nella sua pienezza, perché, come ha sottolineato Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia, «la Provincia parla a tutti, è la fibra della comunità».
Insomma, in questi 75 anni in cui siamo passati dal piombo al silicio, La Provincia è cambiata restando se stessa. Orgogliosamente di provincia.
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