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L'ANNIVERSARIO

Orgogliosamente in provincia: «La narrazione dal basso dà sostanza alla realtà»

Antoldi (Università Cattolica): «Futuro e sviluppo nelle grandi città? Una promessa globale illusoria»

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

03 Febbraio 2023 - 05:15

Orgogliosamente in provincia:  «La narrazione dal basso dà sostanza alla realtà»

Fabio Antoldi e il campus di Santa Monica

CREMONA - Gli anniversari solo apparentemente suggeriscono di dirigere lo sguardo verso il passato, possono essere invece il pretesto per immaginare un futuro, da costruire sulle basi fondate dell’esperienza, portata avanti nel tempo. È in questo senso che Fabio Antoldi, professore ordinario di Strategia Aziendale e di Imprenditorialità alla Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore del Centro di Ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale dell’Università Cattolica, legge l’opportunità di sottolineare il traguardo dei 75 anni di vita del quotidiano «La Provincia».

«Settantacinque anni di narrazione quotidiana di un territorio sono una risorsa, lo sono soprattutto perché ciò che fanno i giornali locali è raccontare la realtà dal basso, partire dalle cose concrete e, registrandole, documentare i cambiamenti», afferma il docente. Che subito storicizza e interpreta: «Lo scarto importante è arrivato una trentina di anni fa. Gli anni Novanta della globalizzazione ci hanno indotto a pensare che il futuro e lo sviluppo stessero nelle grandi città, nella globalizzazione e si guardava con un poco di spocchia ciò che arrivava dalla provincia. In questo clima l’informazione locale e La Provincia nello specifico non hanno tradito loro stesse e per questo credo abbiano oggi molto da dire e da fare. Ricordo le pagine sull’area vasta, il dibattito sull’amministrazione del territorio: la narrazione di tutto questo ha cambiato e fatto maturare la consapevolezza identitaria che viviamo come acquisizione dei nostri giorni».

Mentre parla, Antoldi si trova nel campus di Santa Monica della Cattolica — una realtà che in quegli anni Novanta sembrava un sogno utopico — e afferma: «Questa vocazione a raccontare il territorio ha permesso di creare consapevolezza su aspetti di unicità e identità che oggi costituiscono il valore aggiunto e gravido di futuro del nostro essere comunità cremonese — afferma —. Penso al settore agro-zootecnico che oggi è anche agroalimentare, penso allo sviluppo esponenziale del comparto siderurgico, o ancora alla filiera della liuteria, ma anche ai servizi informatici e tecnologici. Sono questi aspetti che oggi ci definiscono e che ci consegnano un territorio ricco di prospettive e sviluppo. Questo si traduce anche nello sviluppo dell’offerta accademica, di Università che in questo territorio hanno le loro radici di senso. Il giornale ha saputo raccontare e lo sta raccontando tutto questo».

Ciò sembra — nelle parole di Antoldi — nutrirsi di futuro: «È la sfida di sempre, la sfida politica, culturale e formativa che ci attende. Le nuove tecnologie sono un’opportunità e una realtà da utilizzare, senza snaturare la forza della narrazione dal basso che non vuol dire chiusura, ma vuol dire conoscenza di ciò che siamo e possibilità di aprirlo ad altri, creando relazioni. Questo accade nell’ambito della formazione e dell’accademia: i corsi universitari hanno radice nel territorio, ma guardano al mondo. Lo stesso credo possa e debba fare la narrazione del giornale: essere un punto di riferimento credibile e autorevole del territorio per raccontarlo, ma anche per creare dialogo con l’esterno e le giovani generazioni». 

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