L'ANALISI
CREMONA
07 Febbraio 2023 - 19:04
CREMONA - «Mi è sembrato tutto surreale. Ad un certo punto mi sembrava di essere in un film». Un «film» girato sotto casa sua, la sera del 27 ottobre del 2020, quando il citofono squillò. E lei, Cinzia, rispose. «Chi mi ha suonato si è qualificato come un carabiniere. Mi sono affacciata alla finestra, non c’era nessuno. ‘Sarà uno scherzo’, ho pensato. Mi sono infilata un golf e sono scesa». In strada c’erano gli agenti della polizia locale Angelo Sorvillo e Marco Matteucci, ora accusati di averla ammanettata illegalmente, «pancia a terra». E da oggi, di averla anche illegalmente tradotta al Comando in piazza Libertà: è l’integrazione — che aggrava il capo di imputazione— fatta dal pm, Andrea Figoni, dopo aver sentito la testimonianza della donna, parte civile nel processo in cui i vigili devono difendersi dalle accuse di abuso d’ufficio e di aver stilato una falsa annotazione di servizio.
In aula Cinzia riavvolge il nastro del «film». Il volto teso, la bottiglietta d’acqua in mano, è ancora sotto shock. Racconta, si blocca, fa due respiri, riparte, si ferma ancora, riprende fiato, ricomincia. «Tiri un bel respirone, la prenda come una liberazione, la stiamo ascoltando tutti attentamente», le dice il presidente del collegio. Il 27 ottobre del 2020 è un martedì. Tra le 19.30 e le 20, i vigili suonano il citofono. Sono lì, perché la donna ha gettato in strada tre scatole di cartone. Dentro ci sono le scarpe, un giubbotto, due trapani ed altri effetti personali del suo compagno. Quel giorno Cinzia ha bevuto tre bicchierini di bianco a pasto, uno la sera mentre sta preparando la cena.
«In malomodo, con arroganza, i vigili mi hanno detto che ho gettato dal balcone le scatole, mi hanno chiesto di raccoglierle. Io ho fatto loro presente che il balcone non c’era. Io avevo messo lì le scatole per portarle nel garage. Sono stati abbastanza strafottenti». Il punto è: i vigili le chiesero di fornire le generalità? «Io ho indicato il mio nome e cognome sul campanello». L’avvocato Marcello Lattari, legale di Matteucci, la incalza. La difesa sostiene che il vigile chiese ripetutamente alla signora di fornire le generalità. E di averla avvisata che in caso di rifiuto, scatta l’arresto.
«Io ho alternato momenti di paura, se non di terrore. Ho risposto a tono, ma non ho mai alzato la voce prosegue la teste —. Ho avuto momenti d’ansia e di paura, speravo che arrivasse un volto amico: mi hanno preso per un braccio, mi hanno ammanettato il polso sinistro e poi avevo le due mani ammanettate dietro la schiena», dice la testimone, mimando il gesto. «Mi hanno buttato pancia a terra. Ero proprio spaventata, ho urlato per chiamare i vicini. Mi sono resa conto di essere in balìa dei due agenti, mi è sembrato tutto surreale». Precisa che fu Sorvillo ad ordinare al collega Matteucci di metterle le manette.
Dalla strada alla caserma. «Mi spingono sull’auto di servizio che in viale Trento e Trieste andava a velocità abbastanza sostenuta. Non avevo gli occhiali, la borsetta, avevo lasciato tutto in casa. Ricordo che non volevo scendere dall’auto, perché ero terrorizzata. Io penso di essermi ribellata, quindi mi hanno ammanettato. ‘Adesso ti portiamo via e passi tutta la nottata con noi’. Ho pensato che fosse surreale».
Al Comando la teste racconta di lei portata in un ufficio, rimasta in piedi ammanettata una ventina di minuti, di lei poi seduta con davanti Sorvillo. «C’era il Covid, sul tavolo c’era uno spray disinfettante, Sorvillo me lo ha spruzzato sul volto e negli occhi. Sempre lui ha preso la rincorsa, mi ha dato un pugno (una manata) all’altezza del seno destro, con la sedia sono caduta all’indietro. Mi sono messa a piangere, mi sono messa la testa tra le mani. Mi è stato imposto di raccogliere la sedia. I due in divisa mi hanno detto che se non fossi stata zitta, mi avrebbero chiuso nella camera di sicurezza. Io non ho idea del perché i due agenti si siano comportati così. Ad un certo punto mi sembrava di essere in un film».
In aula non c’è Sorvillo. C’è Matteucci. Cinzia lo riconosce e precisa: «In caserma, l’agente qua presente è rimasto in disparte, il suo collega è quello che mi ha fatto cadere dalla sedia. In caserma mi hanno detto di chiamare un avvocato di fiducia, sì, sono stata indagata per resistenza e violenza a pubblico ufficiale». L’annotazione di servizio: «La donna si è rifiutata di salire sul mezzo di servizio, cercando di allontanarsi e di raggiungere la porta della propria abitazione. Per evitare ciò, si bloccava fisicamente la persona che reagiva cercando di divincolarsi con veemenza, costringendo così gli agenti all’utilizzo delle manette di ordinanza al fine di evitare che la stessa potesse provocare danni a se stessa o altri». Falso, per l’accusa. Sorvillo e Matteucci sarebbero stati smentiti dal filmato registrato con la bodycam di un collega che stigmatizzò l’uso della forza sulla donna. Il video è agli atti. Cinzia rincaserà dopo due ore e mezza, accompagnata dalla figlia.
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