L'ANALISI
06 Febbraio 2023 - 05:30
Curci (Cgil), Perboni (Cisl Asse del Po), Soncini (Uil)
CREMONA - «Lavoro, sostegno al reddito, welfare e sanità sono i temi centrali dei quali Regione Lombardia deve tornare a farsi carico con responsabilità». Ne è convinta Elena Curci, segretario generale della Cgil provinciale, che apre così il suo contributo all’analisi delle principali organizzazioni sindacali sulle richieste alla giunta che verrà.
«Partiamo da lavoro, che oggi in Lombardia e nella nostra provincia appare intrappolato tra bassi salari e precarietà. Dobbiamo pensare ad una ‘nuova stagione’ delle politiche del lavoro, che punti a migliorare la qualità dei posti di lavoro soprattutto per i neoassunti e per le posizioni a basso reddito, ma anche per quelle precarie e con poche possibilità di carriera, dove le donne e i giovani sono ancora maggiormente penalizzati. Il lavoro è sempre più ‘povero’ , vale a dire con un reddito disponibile equivalente al di sotto della soglia del rischio di povertà; e segnato da un tasso rimasto pressoché costante negli ultimi dieci anni (11.3% il valore medio, mentre va a + 2,1% la distanza rispetto alla media Ue)».
Quanto a salute e sicurezza sul lavoro, «va detto che in Lombardia i dati Inail sulle denunce di infortunio indicano un incremento del 44,7% dal 2021 al 2022. Per invertire il trend del dato infortunistico in aumento ed azzerare gli eventi mortali servono chiare assunzioni di responsabilità da parte delle imprese e delle istituzioni, adeguate misure di prevenzione e una formazione efficace. Regione Lombardia dovrà impegnarsi concretamente, a partire dal rafforzamento dei sevizi ispettivi. Le risorse del Pnrr dovrebbero essere un’opportunità per la salute e il territorio della Lombardia. Abbiamo pagato un caro prezzo durante la fase pandemica, anche per colpa delle scelte politiche degli ultimi vent’anni».
«Il Servizio sanitario pubblico lombardo - prosegue Curci - è sempre più in balia della privatizzazione, con la conseguente fuga degli operatori, alla quale si aggiungono pesanti disservizi, liste d’attesa infinite e gravi disagi per i pazienti. Le risorse del Pnrr dovranno aiutare a superare diseguaglianze e divari territoriali. Non condividiamo scelte politiche orientate a un sistema pubblico basato sull’autonomia differenziata. Continueremo a difendere potenziamento e sviluppo della sanità pubblica e delle politiche sociali, a garanzia del diritto universale alla salute sancito dalla nostra Carta Costituzionale».
Sulla sanità si sofferma anche Dino Perboni, leader della Cisl Asse del Po. «E’ indispensabile intervenire sulla carenza di personale, e riorganizzare servizi e percorsi di cura e di assistenza territoriale». Analoga attenzione deve essere assicurata alla sanità di prossimità ed alle Rsa. Sul mondo del lavoro pesano questioni come la crisi demografica. «Il tema del mismatch tra domanda ed offerta di lavoro continua ad essere un fattore limitante; con il paradosso che - accanto a tante imprese che cercano manodopera - abbiamo ancora sacche di disoccupazione da ‘aggredire’: come nel caso, in particolare, dei ‘neet’ e delle donne. I giovani vanno accompagnati verso il mondo del lavoro attraverso un’attività qualificata di orientamento durante il percorso scolastico. Occorre inoltre indirizzare la formazione sui temi della transizione digitale ed ecologica. Il potenziamento dei Centri per l’impiego rappresenta la base su cui costruire un nuovo impianto di politiche attive che sia finalmente in grado di favorire l’incontro tra domanda ed offerta».
«Zero infortuni sul lavoro è per noi un imperativo categorico, a fronte del peggioramento degli indicatori di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in Lombardia. Aumentano infortuni, malattie professionali e casi mortali. Bisogna incrementare gli organici e rafforzare i servizi di prevenzione, salute e sicurezza: potenziando anche gli interventi nelle scuole secondarie superiori per promuovere adeguatamente la consapevolezza del valore della salute e della sicurezza».
Il forte aumento dei costi energetici e - più in generale - l’impennata dell’inflazione, «continuano a determinare profonde trasformazioni nel settore produttivo, obbligato a seguire le strade dell’innovazione per poter competere nei mercati globali. La trasformazione digitale e la transizione verso un’economia sostenibile devono essere accompagnate da una forte politica di protezione dei livelli occupazionali perché, se non governate, rischiano di avere impatti sociali importanti, come la perdita di posti di lavoro. A tutto questo si affianca una grossa difficoltà da parte di interi settori economici nel reperire manodopera, qualificata e non. Tutti processi di cambiamento che devono essere al centro delle politiche regionali, prevedendo inoltre interventi nell’ottica di una presa in carico globale delle persone e delle famiglie in difficoltà».
«Tra i principali dossier da affrontare - conclude Perboni - vi saranno il contratto per la gestione del servizio ferroviario regionale e la realizzazione dell’autostrada Cremona-Mantova. Infine, nell’ambito del percorso di transizione energetica, sarebbe opportuno accelerare lo sviluppo delle comunità per l’energia rinnovabile, in una chiave di maggiore consapevolezza dei consumi e di diffusione capillare delle fonti energetiche rinnovabili».
«Rilevo che anche questa volta soltanto il candidato del centrosinistra ha chiesto di incontrarci, e questo è un dato di fatto. Quanto alle priorità del territorio - dice il segretario Uil Paolo Soncini - partirei sicuramente dal tema delle infrastrutture: l’autostrada Cremona-Mantova (non è più tempo di attardarsi nel non decidere) e un deciso cambio di ritmo per il raddoppio ferroviario fra Mantova e Milano. Allungare i tempi a dismisura significa solo rischiare di trovarsi a fine cantiere con opere già obsolete ( e forse si poteva pensare più in grande già all’inizio). Si tratta invece di realizzazioni fondamentali anche per l’attrattività, gli investimenti e le opportunità di lavoro di un territorio che si è visto riconoscere zona logistica semplificata».
«Ai futuri amministratori della Regione chiediamo anche la prosecuzione di tutte le modalità di dialogo già aperte ed il loro aumento. I diversi ‘tavoli’ devono però crescere pure dal punto qualitativo, prevedendo l’ascolto nei nostri confronti prima di assumere delle decisioni. Noi conosciamo bene le esigenze dei territori. Ora che i vari candidati sembrano essere concordi sulla nomina di un assessore espressione della provincia di Cremona, lo aspettiamo per poter finalmente contare su un interlocutore diretto».
«E poi c’è la questione della sanità. Regione Lombardia deve garantire a tutti - non solo a quelli che le possono pagare - viste, analisi e cure in tempi accettabili ed utili, senza le vistose differenze tra pubblico e privato che siamo purtroppo abituati a riscontrare. Serve quindi davvero un occhio di riguardo sulla sanità. Chiediamo inoltre che il futuro nuovo ospedale di Cremona non sia una ‘cattedrale nel deserto’, ma davvero un punto di riferimento importante in termini di offerta e di contenuti al servizio del territorio. Altro versante da non trascurare è quello della riduzione delle disuguaglianze, magari incrementando la stabilizzazione dei contratti. Poi le politiche attive del lavoro: c’è in campo un progetto importante (Gol , garanzia di occupabilità dei lavoratori) che si muove nella direzione giusta; bisogna però che si tratti di iniziative con un serio impatto strutturale, frutto di una solida pianificazione. Progetti capaci di tenere conto della complessità e di situazioni fra loro contrastanti, almeno apparentemente; ad esempio, se da un lato la disoccupazione in Lombardia risulta in calo, dall’altro non può sfuggire che ormai il 70% dei nuovi contratti è a tempo determinato... Quindi non stiamo certo assistendo a un mutamento positivo di natura strutturale. Anche per questo è necessario mantenere un confronto costante e costruttivo con il sindacato. Penso anche alla tutela della legalità contro il lavoro nero, alle pari opportunità (Cremona e Mantova sono ‘maglie nere’ in regione per occupazione femminile). Tutti temi sui quali la Regione può - e quindi deve - dire la sua».
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