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VERSO LE ELEZIONI REGIONALI

Carlo Cottarelli: «Majorino può farci la sorpresa»

Il senatore spiega la sua rinuncia («Colpa di chi ha scelto la Moratti») e confida nella rimonta del centrosinistra («Più facile che per l’Inter...»)

Marco Bencivenga

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mbencivenga@laprovinciacr.it

04 Febbraio 2023 - 08:13

Carlo Cottarelli: «Majorino può farci la sorpresa»

Il senatore Carlo Cottarelli in redazione a La Provincia

CREMONA - Alle elezioni Politiche dello scorso 25 settembre Carlo Cottarelli era un semplice candidato. Poteva mettere sulla bilancia un curriculum di assoluto prestigio - economista di fama planetaria, direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale, commissario straordinario della spending review, docente dell’Università Bocconi, cavaliere di gran croce… - ma era pur sempre un debuttante nell’agone politico. Eletto senatore, oggi Cottarelli è un esponente di spicco del Partito Democratico e in tale veste dice la sua sulle ormai imminenti elezioni Regionali.

Senatore Cottarelli, da esperto di numeri, quante possibilità assegna al centrosinistra di conquistare la Regione Lombardia dopo quasi trent’anni di incontrastato regno del centrodestra?
«Al momento alcuni sondaggi danno il centrodestra in vantaggio di soli 4-5 punti, altri un distacco più importante: in entrambi i casi spero che da qui al voto Pierfrancesco Majorino possa recuperare».

Il centrosinistra lombardo 5 anni fa aveva candidato alla presidenza un moderato come l’ex dirigente Fininvest Giorgio Gori; ora invece punta su Majorino, che ha un’estrazione più spostata a sinistra: una mossa coraggiosa o un azzardo?
«Nessuno corre da solo: bisogna guardare alla squadra e fra i candidati Pd al Consiglio Regionale trovo persone di valore, l’uscente Matteo Piloni, che mi è stato molto vicino nella campagna per le Politiche, o Michele Usuelli, medico già in Consiglio, che rappresenta +Europa ed è preparatissimo in tema di sanità. Detto questo, Majorino prima di candidarsi era fra quanti mi avevano chiesto la disponibilità a scendere in campo: io ho fatto un’altra scelta, ma non lo metto certo fra i soggetti pericolosi...».

Perché cremonesi e lombardi dovrebbero votare Majorino?
«Perché i risultati della Giunta in carica sono deludenti. In termini di amministrazione pubblica, non certo di qualità delle imprese e dei lavoratori, anni fa la Lombardia era la miglior Regione d’Italia. Ora secondo tanti indicatori non è più neppure la migliore del Nord, superata da Veneto ed Emilia Romagna, e ne cito apposta due amministrate in maniera diversa perché non ne faccio una questione di colorazione politica: sono indicatori obiettivi a dimostrare che la Lombardia ha perso posizioni, soprattutto nella sanità, che rappresenta la principale competenza regionale. Le analisi del Collegio Sant’Anna di Pavia dicono che fra le undici Regioni italiane esaminate siamo a centroclassifica, ma non è questo il livello cui deve mirare chi governa la miglior regione d’Italia dal punto di vista produttivo».

Ha spiegato perché i lombardi non dovrebbero votare per il presidente uscente, Attilio Fontana, o per la sua ex vicepresidente Letizia Moratti, ora in lizza per il Terzo Polo, ma puntare sulle debolezze altrui non pare un grande argomento. Alla fine non ha risposto alla domanda: perché i lombardi dovrebbero votare per Majorino?
«Dire che gli altri hanno fatto male non è cosa da poco, anche perché 28 anni di governo da parte della stessa area politica inevitabilmente portano a un rilassamento nei comportamenti e nei risultati, nel premiare gli amici, piuttosto che chi lo merita. Pensiamo alla ricandidatura dell’ex assessore Giulio Gallera, che non mi pare abbia ottenuto grandi risultati nella lotta alla pandemia... Quanto a Majorino, il suo programma è ben scritto. Se vogliamo restare nel campo della sanità, per esempio, ciò che propone non corrisponde a ciò che vanno dicendo alcuni estremisti della sponda opposta: nessuna ‘pubblicizzazione’ del sistema sanitario, ma solo un maggiore monitoraggio del pubblico, perché mantenga le eccellenze che ha, ma garantisca contemporaneamente anche i servizi alla popolazione: penso alle liste di attesa, ai tempi di risposta nei Pronto Soccorso, al numero dei pazienti per medico di base. In tutti questi campi serve aria nuova».

Quanto condivide la scelta del Pd di allearsi con il M5S?
«Personalmente, avrei preferito un’alleanza con il Terzo Polo: era la soluzione naturale. Quella mancata intesa è il motivo per cui non mi sono candidato. Attenzione, però: non è successo per colpa del Pd, ma perché il Terzo Polo ha scelto la Moratti. Quanto al M5S, per provare a vincere un’alleanza è indispensabile e non credo che in Lombardia i cinquestelle creeranno problemi, anche perché sono meno rilevanti rispetto ad altre Regioni e a livello nazionale».

Cremona lamenta da sempre una scarsa rappresentanza a livello regionale e per colmare questa lacuna tutti i candidati alla Presidenza hanno promesso che nella loro Giunta ci sarà un assessore cremonese. Lei si fida o pensa che si tratti della classica promessa pre-elettorale, buona per ottenere voti?
«Potrei rispondere che mi fido solo di Majorino. Quanto agli altri, vedremo... Personalmente volevo vedere un cremonese non solo in Giunta, ma alla guida della Lombardia!».

A proposito di promesse: lei ha annunciato l’intenzione di presentare un disegno di legge per obbligare i partiti a indicare il costo di ogni impegno che assumono in campagna elettorale e come intendono finanziarlo. A che punto è la sua iniziativa parlamentare?
«Il testo è pronto e potrebbe già essere depositato, ma la settimana prossima il Parlamento non prevede sedute a causa delle elezioni. Dopo le Regionali inizierò a vedere chi vuole firmare la mia proposta».

A livello regionale ha già indicato la sanità come priorità delle priorità. Vale anche per Cremona?
«A Cremona rimane irrisolto il tema dei trasporti su gomma e su ferro. La sorpresa dell’ultima ora è l’arrivo di nuovi treni sulla linea per Milano: ne ho già preso uno, ma la situazione mi ricorda gli universitari che vogliono passare un esame e iniziano a studiare solo gli ultimi due giorni. Guarda caso, i treni attesi da anni sono arrivati proprio alla vigilia delle elezioni. Speriamo che siano in grado di farli funzionare e arrivare in orario, perché non è solo una questione di carrozze: contano anche la rete ferroviaria, la puntualità, la qualità del servizio...».

In Lombardia gli ultimi sondaggi danno FdI nettamente sopra Lega e Forza Italia: secondo lei, si ripeterà il risultato che ha portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi?
«Dipende dalle prossime mosse della Meloni... Per ora come Presidente del Consiglio è stata molto prudente a livello di conti pubblici e ha fatto marcia indietro su una serie di azioni di carattere identitario, come i rave party, mostrando in ciò una certa approssimazione. Ma le partite più importanti arrivano adesso, dall’autonomia differenziata alla riforma fiscale, che sarà discussa a fine febbraio e mi interessa direttamente come componente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato».

Dopo i primi cento giorni al Governo appena celebrati, la Meloni finora ha lavorato nel solco tracciato da Mario Draghi, del quale paradossalmente era l’unica oppositrice?
«Dal punto di vista dei conti pubblici, senz’altro. Il resto si deve ancora vedere: per ora il giudizio è sospeso».

L’emergenza nazionale è finita?
«Non si può mai dire, perché le sorprese possono sempre arrivare. Personalmente resto molto preoccupato dei possibili sviluppi della crisi ucraina. L’emergenza causata dall’invasione russa iniziata ormai un anno fa si è esaurita, salvo che la situazione non degeneri all’improvviso. A mio avviso il peggio è passato, anche in termini di inflazione».

Cosa la preoccupa di più: il debito pubblico o l’inflazione?
«Al momento la preoccupazione principale è l’inflazione. I tassi si interesse possono anche aumentare ancora un po’, senza che questo faccia deragliare la riduzione del debito pubblico. Anzi, poiché stiamo ancora parlando di tassi di interesse ben inferiori all’inflazione, lo Stato ci guadagna a essere debitore».

L’altro ieri, in verità, la Bce ha alzato di mezzo punto i tassi di interesse, portandoli al 3%...
«E ha fatto bene! Un tasso al 3% solo pochi anni fa ci sarebbe sembrato basso, poi ci siamo assuefatti al tasso zero e adesso ci sembra alto. Ma mica si può pensare che il tasso possa restare a zero per sempre! Anzi, i risparmiatori devono sperare che i tassi di interesse tornino a crescere. La Bce lo sta facendo in maniera graduale e per ora non ha causato una recessione in Europa. Certo, alcuni Paesi vanno meglio, come la Spagna, ma l’Italia è nella media e la Germania ha fatto peggio. Nel complesso, la stretta monetaria non ha creato i disastri che qualcuno temeva».

Le minacce degli anarchici sono l’anticamera di una possibile stagione di tensioni sociali?
«Sono due partite separate. Le tensioni sociali possono derivare dalla persistenza dell’inflazione e dalla perdita di potere d’acquisto dei salari. La questione delle proteste degli anarchici è collegata al caso Cospito, per il quale probabilmente l’applicazione del 41bis è stata eccessiva, ma è chiaro che il 41bis deve rimanere sia per reati di mafia sia per il terrorismo».

In attesa delle Regionali, il Pd ha congelato la corsa alla segreteria nazionale: lei con chi sta? Bonaccini, Schlein, De Micheli o Cuperlo?
«Sto con Bonaccini, tanto che domenica scorsa sono anche intervenuto alla sua convention. Personalmente credo che sia la

La segreteria Pd? Bonaccini è un amministratore
esperto, che potrà guidare bene il Paese

persona più preparata, un amministratore che conosce bene la macchina della politica e, per questo, possa essere la persona giusta per far funzionare al meglio la macchina dello Stato, partendo dalla riduzione della burocrazia, che rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro del Paese. Quanto al piano politico, credo che Bonaccini sia il più pronto a recepire le istanze dell’area liberal-democratica di cui mi sento di far parte, anche in termini di rapporti con le imprese».

Perché, secondo lei, un’ampia parte del Pd è abbagliata dall’astro nascente di Elly Schlein?
«Perché funziona molto bene: è giovane, parla bene, visivamente dà l’idea del cambiamento. Dal punto di vista dell’immagine, rispetto a Bonaccini, appare più una novità. Però, io sono sempre stato del parere che bisogna andare al di sotto della superficie, perché l’apparenza è un conto, la sostanza un altro».

Più facile che il centrosinistra vinca le Regionali in Lombardia o che la sua Inter vinca lo scudetto rimontando il Napoli?
«Come ho detto, credo che ci sia ancora la possibilità che Majorino ci faccia una bella sorpresa. Più difficile che l’Inter riesca a recuperare i 13 punti di svantaggio. Anche perché il Napoli, eccezion fatta per la sconfitta subìta nello scontro diretto, continua a macinare vittorie. Diciamo che, nel confronto, la squadra di Spalletti è senz’altro più forte di Fontana...».

E la Cremonese? Si salverà?
«Non voglio illudermi, ma dopo le vittorie che ha ottenuto in Coppa Italia ho buone speranze. La conquista delle semifinali a spese di Napoli e Roma può rafforzare il morale e l’autostima della squadra. Io ci credo».

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