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VERSO LE REGIONALI: L'INTERVISTA

Fontana ha fiducia: «Lombardia modello di sviluppo e libertà»

Il governatore uscente e ricandidato: «Ecco il mio progetto di futuro»

Marco Bencivenga

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mbencivenga@laprovinciacr.it

05 Febbraio 2023 - 05:20

Fontana ha fiducia: «Lombardia modello di sviluppo e libertà»

CREMONA - A una settimana esatta dalle elezioni, Attilio Fontana è pronto allo sprint decisivo, un tour ‘casa per casa’ che fra domani e venerdì lo porterà in tutte le province della regione che amministra con orgoglio dal 26 marzo 2018. In questa intervista esclusiva svela come vivrà gli ultimi giorni della campagna elettorale e quali saranno le priorità del suo programma, in caso di rielezione.

Presidente Fontana, domenica prossima si voterà per il rinnovo del Consiglio Regionale della Lombardia e i sondaggi la indicano come grande favorito nella corsa alla Presidenza: è più fiducioso/ottimista o prudentemente scaramantico?
«Sono realista, nel senso che non credo in maniera cieca ai sondaggi. Certo, meglio essere avanti piuttosto che indietro, ma credo che sia opportuno fino all’ultimo giorno impegnarsi per illustrare il nostro progetto di futuro e convincere gli elettori».

Perché i lombardi dovrebbero confermarla alla presidenza della Regione?
«Perché è necessario portare avanti il modello che in Lombardia da anni assicura quel costante sviluppo sociale ed economico che ha fatto diventare grande la nostra regione. Un modello non soltanto per l’Italia ma anche per l’Europa, che si fonda sulla sussidiarietà, sulla collaborazione fra pubblico e privato, sulla libertà di intrapresa per ogni cittadino, fondato su quei valori che sono costitutivi delle nostre comunità. Sono certo che confermare il centrodestra porterà la regione a raggiungere risultati ancor migliori».

Nel corso del suo mandato lei ha battuto in lungo e in largo la regione, da Como a Mantova, da Milano a Brescia e da Sondrio a Cremona: il contatto con la base, dunque, non le è mai mancato, ma c’è qualcosa di nuovo che ha scoperto durante questa campagna elettorale?
«Sicuramente ho scoperto eccellenze anche superiori a ciò che immaginavo e molto più diffuse sul territorio. Ho registrato realtà incredibili per ingegno, creatività, capacità innovative e concretezza in tutti gli angoli della regione. E poi, persone di grande determinazione, capaci di reagire alle difficoltà, con una voglia di guardare con ottimismo al futuro assolutamente unica, cosa che non pensavo fosse così diffusa. Ho trovato delle persone con uno spirito di solidarietà e comunità che contribuisce a fare unica la nostra Lombardia nel mondo».

Dopo i tragici giorni della pandemia e quasi un anno di guerra russo-ucraina qual è il sentimento prevalente fra i lombardi?
«Lo dicevo prima. Questo è uno degli aspetti positivi della campagna elettorale: non ho visto persone spaventate, preoccupate, angosciate dal futuro, bensì piene di entusiasmo e di voglia di ricominciare, pronte a rimboccarsi le maniche per affrontare positivamente e con fiducia il futuro. L’orgoglio di fare, che non a caso è lo slogan della mia campagna».

La campagna elettorale è sempre una stagione di grandi promesse: lei quali impegni si sente di assumere in caso di rielezione?
«Noi abbiamo un programma molto concreto che coniuga la continuità del lavoro svolto, tanto lavoro, con gli aspetti innovativi necessari ad anticipare il futuro. Sono una persona pragmatica e concreta, non faccio annunci. Assumo impegni programmatici che saranno al centro delle nostre politiche nel futuro. Nelle primissime settimane proseguiremo poi la campagna per l’abbattimento delle liste d’attesa in sanità che in pochi mesi va completata. L’iniziativa che sta svolgendo l’assessore Guido Bertolaso sta già dando risultati».

Fra le tante promesse fatte ai territori c’è un posto nella sua futura Giunta per un rappresentante della provincia di Cremona. Anche i suoi competitor hanno preso lo stesso impegno: c’è da fidarsi? Ha già un nome in mente?
«Non ne abbiamo ancora parlato con gli alleati. Chi assume impegni di questo tipo ora, sa che in questa fase sono solo parole vuote. La scelta di una Giunta è un percorso delicato che deve mettere al centro la ricerca di figure competenti e di esperienza. Ovviamente cercherò di difendere il principio che tutti territori vengano rappresentati nel governo regionale».

La Regione da quasi trent’anni è governata dal centrodestra, ma tutte le grandi città hanno sindaci di centrosinistra: lei come se lo spiega? Qual è la ragione di una simile anomalia?
«Forse è la modalità di elezione dei sindaci a produrre questo effetto. Da sempre, in presenza dei ballottaggi, la sinistra riesce a superare i candidati avversari al secondo turno elettorale».

I sondaggi che la danno ampiamente favorito su Pierfrancesco Majorino, Letizia Moratti e Mara Ghidorzi assegnano una netta prevalenza di consensi a Fratelli d’Italia rispetto agli altri partiti e alle altre liste che sostengono l’alleanza di centrodestra che la sostiene: in caso di rielezione non rischia di essere un presidente politicamente ‘commissariato’?
«Come ho detto tante volte, noi abbiamo governato per cinque anni senza la minima fibrillazione, pur essendoci un partito che aveva una assoluta predominanza di voti e seggi. Il metodo lombardo proseguirà: confronto, ascolto, condivisione delle decisioni non in base al peso dei partiti, ma in base alla bontà delle proposte per i cittadini.
Un sistema che ha dato ottimi risultati e proseguirà a darne. Non sono preoccupato».

Lei passerà alla storia come il governatore che ha gestito la pandemia nella regione più colpita dal Covid-19. Quello tsunami planetario aveva colto tutti impreparati: con il senno del poi, cosa non rifarebbe?
«Probabilmente errori ci saranno stati, ma credo sia estremamente difficile dare una risposta, perché ancora oggi non si conoscono tante cose del Covid. Ci sono due considerazioni che vorrei fare: la prima è che nella sua recente visita in Lombardia, la Commissione sanità del Parlamento europeo, attraverso la sua presidente, si è complimentata per le modalità con cui abbiamo affrontato la pandemia. L’altra considerazione è che mi spiace non avere insistito con il governo nel prendere coscienza della gravità di ciò che stava per avvenire. Lei si ricorderà che a fine gennaio del 2020 con Zaia e Fedriga chiesi a Conte e Speranza di mettere in quarantena le persone che rientravano dalla Cina. Ci risposero picche, affermando che tutto era sotto controllo e che il Governo era perfettamente in grado di decidere cosa fare. Fummo anzi tacciati di essere razzisti. Ecco, in quella occasione avrei dovuto essere più duro e determinato con Roma».

Si può dire che se lei fosse rieletto dopo aver gestito un simile periodo, il suo successo varrebbe doppio?
«Credo che, se sarò rieletto, lo si dovrà al fatto che, nonostante gli ignobili attacchi che ho subito in quel periodo, la verità sia venuta a galla; la coerenza e linearità di comportamento è stata premiata e i cittadini lombardi non si sono fatti incantare dalle bugie che sono state raccontate per speculazione politica».

I suoi competitor ironizzano sulla ricandidatura di Giulio Gallera, l’ex assessore alla sanità che a un certo punto fu rimosso dall’incarico…
«Giulio Gallera è una persona assolutamente stimabile, un ottimo assessore che ha vissuto una battaglia in trincea che nessuno può immaginare; è poi stato un ottimo presidente della commissione bilancio del consiglio regionale. I motivi per cui venne sostituito non risiedano in presunte incapacità o a causa di campagne politiche e sui media, anche quelle davvero ingiuste, ma nel suo momento di comprensibile stanchezza in una fase particolare».

Quando si è rotto il rapporto con la vicepresidente Moratti e perché?
«Beh, la domanda andrebbe rivolta a lei. Io non ho rotto alcun rapporto, anche quando decise di candidarsi come rappresentante del centro destra in Regione. Una cosa davvero anomala, ma che io consideravo persino legittima. Una volta che il centro destra ha deciso di candidare me, lei ha deciso di rompere con la coalizione che rappresentava da assessore e vicepresidente. La stranezza è questa, insieme alla rapidità con cui ha cambiato idea e sponda».

Il disegno di legge sull’autonomia differenziata appena approdato in Parlamento, se approvato, assegnerà nuove funzioni e maggiori risorse alle Regioni e di conseguenza a chi le amministra. È pronto a diventare un Super Governatore?
«Per definire questa riforma la parola responsabilità è la più efficace. Credo che tutti i Governatori siano pronti ad assumersene di maggiori in questo quadro di possibile estensione dei poteri alle Regioni. Le risorse per le Regioni non saranno di un euro in più rispetto a quelle che oggi lo Stato spende per svolgere le medesime funzioni che passeranno a noi. Saranno uguali, ma nella nostra piena responsabilità. Io credo che nel gestire tali competenze e funzioni noi saremo più efficienti ed efficaci e che potremo generare risparmi lungo una filiera decisionale più corta. Quelle risorse le investiremo per migliorare i servizi per i cittadini. Questo è il senso della autonomia che la Costituzione prevede. Sarà una occasione per chiunque non abbia paura di assumersi tale onere. Chi sarà capace, darà risposte efficaci. Chi non non lo sarà, verrà giudicato dai suoi cittadini. Forse per questo in tanti stanno manifestando timori e alzano una cortina di fumo per contrastare l’autonomia e terrorizzare la gente».

Quali qualità riconosce ai suoi competitor?
«Ciascuno di loro è portatore di idee e programmi — che non condivido — che vanno spiegate agli elettori. Io concepisco la campagna elettorale come occasione di dialogo con gli elettori, senza delegittimare gli avversari. Proseguirò così, spero anche loro. I miei avversari hanno motivazioni e arricchiscono il dibattito pubblico: saranno i cittadini a giudicare le loro capacità».

Se lei non fosse in lizza, per chi voterebbe?
«Al posto mio ci sarebbe un altro candidato scelto dalla mia coalizione. Voterei per lui».

Qual è oggi la priorità delle priorità in Lombardia?
«Come ho detto prima, abbattere velocemente le liste di attesa in sanità».

Come trascorrerà l’ultima settimana di campagna elettorale? Andrà a caccia dell’ultimo voto lavorando ‘pancia a terra’ come diceva l’ex ministro Danilo Toninelli o con tranquillità, consapevole di aver avuto cinque anni di tempo per farsi conoscere e giudicare dai lombardi?
«Sicuramente c’è la consapevolezza di avere fatto un buon lavoro e di averlo fatto conoscere ai lombardi, ma non bisogna lasciare nulla di intentato. Per cui l’ultima settimana proseguirò a correre sul territorio per spiegare la nostra idea di futuro e per spingere più elettori possibile a recarsi alle urne».

In caso di rielezione, quale sarà il suo primo gesto simbolico?
«Convocherò i principali responsabili della macchina organizzativa regionale e il mio staff per spingerli ad essere subito sul pezzo, come si dice, per non perdere un solo minuto di tempo rispetto al lavoro che ci attende».

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