L'ANALISI
27 Gennaio 2023 - 21:10
CREMONA - Le note di Bach suonate dal violino di Davide Facchini, i nomi delle 38 vittime cremonesi delle deportazioni scanditi da Vittorio Mascarini, la preghiera ebraica recitata da Aldo Luperini accompagnata dal suono dello shofar e quella cattolica pronunciata da don Giampaolo Maccagni sono stati i momenti più toccanti delle cerimonie che hanno chiuso la Giornata della memoria, questo pomeriggio in palazzo Comunale, omaggio delle istituzioni e dei cremonesi ai concittadini i cui nomi sono incisi nelle tre pietre d’inciampo posate nel cortiletto e in altre già posate (altre lo saranno nei prossimi giorni) davanti alle loro abitazioni.
Sono intervenuti l’assessore alla Cultura Luca Burgazzi, il presidente del Consiglio Comunale Paolo Carletti, Gian Carlo Corada per l’Anpi e il sindaco Gianluca Galimberti. Presenti numerose autorità civili e militari e una rappresentanza delle associazioni combattentistiche e d’arma, gli stessi che pochi minuti prima, avevano applaudito in sala Consulta alla consegna di tre medaglie d’onore concesse con decreto del Presidente della Repubblica alla memoria di Oscar Caloi (classe 1921, catturato il 9 settembre 1943 a Salonicco mentre rientrava dalla campagna di Russia e destinato al campo di concentramento di Weisendorf prima e poi di lavoro a Oldemburg), Silvio Ghigi (classe 1897 e deportato, come civile in Germania nel campo di concentramento di Dachau, dove morì il 4 dicembre 1944) e Giuseppe Manfredini (classe 1924, catturato il 16 ottobre 1944 e imprigionato nel Forte VII di Poznam).
È stato il prefetto, Corrado Conforto Galli a consegnare i riconoscimenti d’onore nelle mani dei figli: «Il 27 gennaio — ha detto il prefetto — cadevano i cancelli di Auschwitz e si aprivano finalmente gli occhi su un mondo di barbarie, consegnando i responsabili al giudizio dei tribunali degli uomini e della Storia. C’è il rischio che il ricordo di ciò che è stato si appanni, dobbiamo tenerne conto, cogliere i segni dell’intolleranza. Il ricordo è necessario, non dimentichiamo i principi fondanti della nostra società».
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