L'ANALISI
27 Gennaio 2023 - 19:52
CREMA - Un centinaio di studenti in prima fila alla commemorazione della Shoah, per fare in modo che «possano riflettere sul passato per orientarsi al meglio per il futuro», come ha ricordato loro il sindaco Fabio Bergamaschi.
La cerimonia ufficiale si è tenuta questa mattina in piazza Istria e Dalmazia, davanti alla lapide che ricorda lo sterminio nazista. Tra i presenti il prefetto Corrado Conforto Galli, i vertici delle forze dell’ordine, il sindaco, affiancato dal presidente del consiglio comunale Attilio Galmozzi, dalla giunta e da diversi consiglieri comunali.
Con loro il presidente del comitato per la promozione dei principi della costituzione Gabriele Cavallini, il presidente dell’Area omogenea Gianni Rossoni, il senatore di Fdi Renato Ancorotti e il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni.
Poi gli studenti delle scuole superiori Galilei, Racchetti Da Vinci, Stanga e Sraffa e una delegazione di ragazzi e ragazze che frequentano le medie di Ombriano, oltre ai rappresentanti delle associazioni partigiane e di combattenti e reduci.
«Noi oggi ricordiamo il 27 gennaio del 1945, quando l’esercito sovietico entrò nel più grande campo di concentramento mai costruito dai nazisti – ha sottolineato il prefetto – aprendo gli occhi del mondo su quella barbarie e sugli orrori dell’Olocausto. Ai tribunali vennero consegnati i colpevoli, a quelli degli uomini ma soprattutto a quelli della Storia. La Shoah ha coinvolto Il destino di un popolo, ma non può riguardare solo gli ebrei. Con il passare degli anni e con il venir meno anche delle testimonianze dirette c’è un rischio che il ricordo si affievolisca. Non credo sia così, noi siamo qui oggi per dire che quella barbarie non debba più accadere e per preservare i valori fondamentali della nostra Costituzione: libertà, democrazia, diritti umani e giustizia».
Il sindaco ha aggiunto: «In ogni epoca abbiamo un gerarca nazista e un Ernesto May, il gioielliere cremasco nominato «Giusto tra le nazioni» per aver salvato degli ebrei dalla deportazione. Dobbiamo saper riconoscere questi volti. Fare memoria, oggi, rende omaggio al sacrificio del popolo ebraico, ma è anche un esercizio fondamentale della coscienza di ciascuno, al fine di svilupparne una collettiva, un sentimento di comunità, che sappia riconoscere, prevenire e contrastare il male assoluto che l’uomo ha dimostrato di poter compiere, per confidare in un mai più, basato sulla forza di una morale salda, diffusa e condivisa».
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