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CREMA: IL COMMERCIO VEDE NERO

In tre anni spente 173 vetrine: «Lasciati soli contro la crisi»

Per la prima volta le attività cittadine sotto quota tremila. «Un simile trend deve essere invertito»

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

04 Settembre 2022 - 05:25

Commercio

CREMA - Il commercio in città segna il passo, con un saldo aperture e chiusure che è negativo da anni. Come si evince dai dati della Camera di Commercio, già prima della pandemia la situazione era di sofferenza. Poi, nel 2020 l’ulteriore colpo dato dal Covid. Adesso l’escalation dei costi energetici. Un saldo negativo tra nuove aperture e chiusure pari a 173 attività in tre anni (dal 2018 al 2020) con le imprese del settore che sono scese per prima volta sotto quota 3.000. E la crisi del gas e dell’elettricità potrebbe ulteriormente peggiorare la situazione.

Comune e associazioni di categoria provano a reagire: «Un simile trend va invertito» si legge nella relazione al progetto di Distretto urbano del commercio, sottoscritta anche dall’assessore alla partita Franco Bordo. Un documento che punta ad ottenere fondi regionali per oltre 630 mila euro per rilanciare il settore in città. In centro, come in periferia, e poter così risalire la china.

Franco Bordo, assessore al Commercio di Crema

«Siamo concentrati su questo progetto – evidenzia Bordo – che può rappresentare una boccata d’ossigeno per le attività. Vogliamo evitare la desertificazione delle periferie e sostenere gli esercenti che devono fare investimenti. Puntiamo anche sul turismo con misure di sviluppo territoriale che portino visitatori a Crema». Tra le linee di azione la riqualificazione dell’area mercatale di via Verdi e la riduzione delle barriere architettoniche. Le progettualità punteranno ad illuminare vetrine ad oggi non attive e dismesse, e che presentano segnali di degrado. Dalle associazioni pieno sostegno al Duc e grande preoccupazione per la situazione congiunturale che interessa tutte le categorie.

Berlino Tazza, presidente di Asvicom

«Il quadro post covid purtroppo non permette un facile cambio di rotta per le imprese del commercio – chiarisce Berlino Tazza, presidente di Asvicom –: anche per le famiglie si prospetta una vera e propria stangata. In autunno, per riempire il frigorifero andranno incontro a incrementi medi dei prezzi del 10% su base annua. Ipotizzando uno scenario ottimistico, caratterizzato da un incremento delle tariffe ad ottobre del +15% per la luce e del +20% per il gas, la stangata complessiva sulla spesa energetica raggiungerebbe nel 2022 quota +965 euro a famiglia. Tali scenari, in assenza di interventi del governo, comporteranno la riduzione del budget dedicato all’abbigliamento, al tempo libero alla ristorazione. L’economia del tessuto commerciale nazionale e cittadino potrebbe in inverno avvitarsi su se stesso. Il Duc dovrà essere il luogo per l’individuazione di misure urgenti per evitare ulteriori chiusure e la conseguente desertificazione della città».

Giorgio Bonoli, direttore di Confesercenti

Parole condivise anche da Giorgio Bonoli, direttore di Confesercenti: «In grande difficoltà ci sono soprattutto i negozi in sede fissa che hanno spese più elevate da sostenere a partire dagli affitti: se noi guardiamo il periodo pre pandemia le attività stavano già risentendo già risentendo pesantemente di un fattore economico di difficoltà. Non oso pensare a cosa sarà la situazione a fine di quest’anno, a causa del rincaro delle materie prime, di gas e luce. Temiamo che parecchie attività decideranno di chiudere. Bisogna intervenire in maniera istantanea sulla riduzione dei costi».

Francesco Spreafico, referente di Confcommercio

Francesco Spreafico, referente di Confcommercio, aggiunge: «L’incertezza del futuro blocca gli investimenti, prima la pandemia e poi la crisi energetica. Non si vede la fine, e ciò porta il commerciante e il piccolo imprenditore a gettare la spugna. Servono risposte immediate su questi temi da parte della politica».

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