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IL DELITTO DI CASTELLEONE

Otto coltellate al torace di Senatore: primi esiti dell'autopsia

Un fendente fatale. Il saldatore 40enne è stato ucciso da Mauro Mutigli il 10 agosto. Si indaga sul movente

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

26 Agosto 2022 - 16:20

Omicidio, la difesa di Mutigli: «Di Senatore la prima mossa»

Giovanni Senatore, la vittima, e Mauro Mutigli, l'accoltellatore

CASTELLEONE - Una, due, tre, otto coltellate piantate nel torace con violenza. Otto fendenti, uno fatale. Quello che ha lasciato sull’asfalto Giovanni Senatore, il saldatore quarantenne ucciso da Mauro Mutigli, 38 anni, operaio, la sera del 10 agosto scorso, un mercoledì di festa a Castelleone, l’ultimo ‘Mercoledì sotto le stelle’ organizzato dal Comune e dalla Pro Loco con bambini e adulti nelle vie, gli artisti per strada, i negozi aperti, i locali, la musica dal vivo.

Le otto coltellate sono i primi esiti dell’autopsia effettuata da Chen Yao, medico legale di Pavia messo in campo dalla Procura di Cremona, mentre l’avvocato Consuelo Beber, difensore di Mutigli, ha nominato quale consulente tecnico, il medico legale Salvatore Maiorana.

Nell’indagine coordinata dal pm Vitina Pinto, i carabinieri sono la lavoro per ricostruire il movente dell’omicidio che ha portato in carcere Mutigli, accusato anche di tentato omicidio: quello di Alessandro Ferrari, classe 1988, metalmeccanico amico di Senatore che gli aveva fatto da scudo, lui ferito al braccio. Ricoverato all’ospedale Maggiore di Crema, dimesso l’indomani, Ferrari sarà sottoposto a una visita medico legale.

LA CRONACA

La sera del 10 agosto, davanti al bar Meteora, in via Roma, Senatore era arrivato con la fidanzata Erica e l’amico Ferrari. Lì c’era già Mutigli. Il primo ad attaccare briga era stato proprio Senatore, come conferma il filmato registrato dalla telecamere di videosorveglianza. Il quarantenne aveva messo le mani addosso al suo assassino. Due vigili li avevano separati. Mutigli si era allontanato, aveva raggiunto il monopattino. Lì teneva nascosto un coltello, lo ha impugnato, è ritornato. Una, due, tre, otto coltellate per poi scappare sul monopattino, urlando: «Vi ammazzo tutti».

Perché? Chi indaga sta scavando nel passato dei due che si conoscevano bene. Entrambi avevano abitato a Soncino, entrambi avevano traslocato a Castelleone. Entrambi non hanno la fedina penale immacolata.

Nel 2014, Senatore si fece intervistare da Le Iene durante il servizio ‘Fine pena mai’. Allora era nel carcere di Opera. «Sono in carcere per sequestro di persona e rapina», raccontò al giornalista incuriosito dal suo linguaggio tatuato sul corpo. Sotto i pettorali, la scritta: «Non mi resta che odiare». «L’ho fatto quando mi ha lasciato la mia ragazza qua in galera. Mi ha lasciato, mi ha tradito e la sofferenza mi ha portato a scrivere questa frase».

Su una gamba la pistola con la la scritta ‘Tanti amici tanto l’onore’, sulla schiena «Dna criminale» e «Out Law» (Fuori Legge). Sul braccio i segni di atti autolesionistici. «Sono marchi a fuoco con il fornello caldo», spiegò Senatore. Gli investigatori sono al lavoro anche per mettere a fuoco la figura di Ferrari.

«Sul movente sto ancora facendo indagini - ha affermato l’avvocato Beber -. Siamo solo all’inizio, ma come ho già detto, non si tratta di soldi, né di droga né di donne».

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