L'ANALISI
21 Luglio 2022 - 19:14
Periti in azione all’esterno della casa di via Biondini ai Sabbioni
CREMA - Non è sangue la macchia rilevata con il luminol sul sedile posteriore della Citroen C3. È materiale biologico, ma il Dna ricavato non è compatibile con quello di Mauro Pamiro. È il responso arrivato dalle analisi effettuate dal biologo Pasquale Linarello e dal chimico forense Oscar Ghizzoni, i periti incaricati dal gip, Giulia Masci, di fare nuove verifiche nell’ambito dell’indagine sulla morte di Pamiro, 44 anni, il professore di informatica all’Istituto Galilei con la passione per la musica, trovato senza vita la mattina del 29 giugno di due anni fa ai piedi di una palazzina in costruzione nel cantiere edile in via don Primo Mazzolari, nel quartiere Sabbioni, a circa duecento metri dal villino in via Biondini, civico 29. Qui Pamiro viveva con la moglie Debora Stella, unica indagata —«un atto dovuto» — di omicidio volontario dal pm Davide Rocco, che aveva chiesto l’archiviazione, non subito accolta dal gip su istanza dei genitori del professore, papà Franco e mamma Marisa. I periti torneranno nel villino alle 18 di lunedì prossimo: passeranno il luminol in alcuni ambienti.
Secondo chi ha indagato, nella notte tra il 27 e il 28 giugno, Pamiro si arrampicò sull’impalcatura della palazzina in costruzione, raggiunse il tetto, prese la rincorsa e si lanciò nel vuoto. La ricostruzione è stata fatta con un manichino. Una telecamera in zona riprese il professore intorno alle due di notte incamminarsi, scalzo, verso il cantiere. L’autopsia ha stabilito che le lesioni interne, mortali, sono compatibili con una caduta dall’alto. Il gip ha disposto nuove verifiche anche sul frammento di tegola sporco di sangue rinvenuto vicino al corpo di Pamiro che aveva un piccolo foro in mezzo alla fronte. «Al fine di accertare ovvero escludere la presenza di tracce biologiche/impronte di terzi, sulla tegola rinvenuta nei pressi del cadavere - annota il gip - si reputa utile esperire sulla stessa gli opportuni accertamenti tecnici volti ad esaltarne eventuali impronte papillari o Dna». Il 7 ottobre si terrà l’incidente probatorio.
Papà Franco e mamma Marisa non hanno mai creduto alla tesi del suicidio. «Mauro è stato trasportato in quel cantiere», sostiene il padre, che il 12 luglio scorso aveva mostrato una fotografia di suo figlio cadavere, indicando come il capo fosse reclinato a destra e un grumo di sangue in mezzo alla fronte. «Il grumo è simmetrico, cioè uguale da una parte e dall’altra. Mauro era in posizione dritta, altrimenti il sangue sarebbe colato a destra. Quindi, significa che era in una posizione diversa da quella in cui lo hanno trovato. Vuol dire che è stato trasportato nel cantiere quando il sangue era già coagulato».
Il 12 luglio, i periti del gip si erano concentrati sulla Citroen C3. Erano presenti Roberto Giuffrida, della Polizia Scientifica di Milano, consulente tecnico del pm, Luciano Garofano e Marzio Capra, gli esperti messi in campo dagli avvocati Antonino Andronico e Gian Luigi Tizzoni, legali dei genitori di Pamiro, Andrea Piccininni, responsabile del laboratorio di genetica forense dell’Istituto di medicina legale di Milano, consulente dell’avvocato Mario Palmieri, difensore di Debora Stella.
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