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Caso Pamiro, nuove verifiche con il Luminol

Sono state disposte dal Gip, Giulia Masci, nell’ambito dell’indagine sulla morte del professore di informatica 44enne

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

12 Luglio 2022 - 12:36

CREMA - Prima l’auto, una Citroën C3  di color grigio, poi il villino in via Biondini, civico 29, nel quartiere Sabbioni. Sono in corso le nuove verifiche con il luminol disposte dal Gip, Giulia Masci, nell’ambito dell’indagine sulla morte di Mauro Pamiro, 44 anni, il professore di informatica all’istituto Galilei con la passione per la musica trovato cadavere dai  muratori nel cantiere edile in via Don Primo Mazzolari, alle otto del mattino del 29 giugno di due anni fa.

Un suicidio, per la Procura, che aveva chiesto di archiviare il fascicolo aperto nei confronti della moglie Debora Stella, unica indagata per omicidio volontario, come “atto dovuto“. Per  il pm Davide Rocco, titolare dell’indagine effettuata dalla Squadra Mobile di Cremona, nella notte  tra il 27 e il 28 giugno, Pamiro si arrampicò sull’impalcatura della palazzina in costruzione, raggiunse il tetto, prese la rincorsa e si lanciò nel vuoto.

L’autopsia ha stabilito che le lesioni interne sono compatibili con una caduta dall’alto. Inoltre, una telecamera in zona riprende alle due di notte il professore incamminarsi, scalzo, in direzione del cantiere, situato a circa 200 metri dalla villetta in via Biondini dove viveva con la moglie.

Ma il Gip, su istanza dei genitori, papà Franco, ingegnere, e mamma Marisa, ha ordinato i nuovi accertamenti anche sul frammento di tegola sporco di sangue rinvenuto vicino al corpo del professore che aveva un piccolo foro in mezzo alla fronte.

genitori

I genitori di Mauro Pamiro: papà Franco e mamma Marisa

 

“Al fine di accertare ovvero escludere la presenza di tracce biologiche/impronte di terzi, sulla tegola rinvenuta nei pressi del cadavere - annota il Gip - si reputa utile esperire sulla stessa gli opportuni accertamenti tecnici volti ad esaltarne eventuali impronte papillari o Dna“.

Davanti al commissariato di polizia, papà Franco mostra una fotografia custodita nel suo smartphone. In particolare è quella del volto di suo figlio con la testa leggermente reclinata sulla destra, un particolare importante per il padre. “Il grumo di sangue in mezzo alla fronte è simmetrico, cioè uguale da una parte e dall’altra. Quando è morto, Mauro era in posizione dritta, altrimenti il sangue sarebbe colato a destra. Quindi significa che era in una posizione diversa da quella in cui lo hanno trovato. Vuole dire che è stato trasportato nel cantiere quando il sangue era già coagulato”.  E , poi, "i segni di trascinamento sono davanti”, aggiunge mamma Marisa, portandosi una mano al costato.

(Foto e riprese: FotoLive/Jacopo Zaninelli)

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