L'ANALISI
22 Luglio 2022 - 05:15
CREMA - Si riaccende la speranza del Comune di poter riavere il milione di euro che la Regione Lombardia si è ripresa, attraverso mancati trasferimenti, dopo la non avvenuta realizzazione del campus scolastico della Fondazione Charis, meglio conosciuto come ex scuola di Cl. La Corte Suprema di Cassazione ha infatti accolto il ricorso presentato dal Comune, tramite l'avvocato Alberto Borsieri, avverso alla sentenza del 28 gennaio 2021 della Corte d’Appello di Milano.
Sentenza che aveva in sostanza convalidato la richiesta di Regione Lombardia di riprendersi il milione di euro. I giudici della Cassazione hanno stabilito che la controversia debba essere regolata con una causa civile e non attraverso il Tribunale amministrativo regionale, come avevano invece deciso il tribunale di Milano in primo grado e la Corte d'Appello nel secondo grado di giudizio. «Il difetto è di giurisdizione — spiega Borsieri — e a questo punto si ricomincia da capo con una causa civile. La competenza è della giustizia ordinaria e non di quella amministrativa. Quello che avevano fatto i due colleghi milanesi che mi avevano preceduto nella difesa degli interessi del Comune era dunque corretto».
Oltre a rilevare il vizio di giurisdizione, nella sentenza, i giudici della Cassazione aggiungono anche una annotazione, che può essere letta come una difesa dell'operato dell'amministrazione comunale. «Il finanziamento conseguito dal Comune — scrivono i magistrati — era stato erogato secondo le intese convenute con la Regione, in proporzione agli stati di avanzamento e senza che gli uffici regionali, puntualmente informati, avessero eccepito alcunché». E aggiungono, ribadendo a chi spetta la competenza: «La controversia sulla legittimità della revoca di un finanziamento, motivata dall'inadempimento del privato beneficiario alle prescrizioni dell'atto di concessione, rientra nella giurisdizione del giudice ordinario».
E non del Tar, dunque. A conforto delle tesi sostenute dal Comune c’è un’altra affermazione dei giudici: «L’impossibilità della prosecuzione del cantiere è una circostanza successiva alla concessione del finanziamento». In sostanza, quando ha erogato alla Charis il milione di euro concesso dalla Regione, il Comune non poteva sapere come sarebbe andata a finire. La sentenza della Corte d’Appello è stata dunque cassata, con rinvio delle parti avanti al Tribunale di Milano. Risultato: zero a zero e palla al centro. Si ricomincia da capo.
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