L'ANALISI
14 Luglio 2022 - 05:25
L'ecomostro di via Indipendenza
CREMA - Cerca un rifugio, vi trova la morte. Succede nella civilissima Crema, a due passi dal centro. Via Indipendenza, angolo via Lago Gerundo, quartiere San Carlo, il più recente della città. Un punto assai trafficato. Un ecomostro di quattro piani, oltre al seminterrato, la cui costruzione è iniziata vent'anni fa senza mai essere terminata. Spesso al centro di polemiche. Ora anche al centro della cronaca nera. Un rifugio per sbandati, senzatetto, senza fissa dimora.
Lo scorso fine settimana, un uomo in condizioni disagiate è stato trovato senza vita. La presenza di forze dell'ordine e di un'ambulanza non poteva passare inosservata ai residenti della zona. Le cause del decesso sono in via di accertamento. Resta il fatto che una persona è morta ed era una persona che trovava rifugio in questo cantiere abbandonato. Certamente non l’unica.
La recinzione provvisoria, una rete di ferro di quelle da cantiere, è stata divelta. All'interno sono visibili segni inconfondibili della presenza umana. Non di una sola persona, ma di molte. Non c'è bisogno di entrare, i segni si vedono anche dal di fuori, dalla pista ciclopedonale che costeggia il lato frontale dell'edificio. Un paio di scarpe da ginnastica, un paio di scarponi neri, vestiti sporchi e strappati, ma anche resti di cibo, sacchetti di alimenti, bottiglie vuote, cartoni per la pizza da asporto e contenitori di vario genere. Che le presenze non siano occasionali è piuttosto evidente.
Nella civilissima Crema c’è chi non ha un posto in cui mangiare e dormire. Ed ecco allora che queste costruzioni mai terminate, abbandonate da anni, senza controllo, che offrono spazi e almeno un tetto sulla testa, sono meta di sbandati e di persone che vivono ai margini, in situazioni di disagio personale o sociale.
Dopo questo episodio, è stato nominato come custode del fabbricato l’istituto di vendite giudiziarie, che dovrà occuparsi di mettere in sicurezza l’edificio.
Di luoghi come questi ce ne sono parecchi in città e vengono appunto utilizzati come rifugi abusivi dai cosiddetti invisibili.
La ex scuola di Cl, i capannoni della zona ex Everest, ma anche le villette a schiera lungo il canale Vacchelli sono luoghi di riparo per i senzatetto. Quanti siano è difficile dirlo. Sicuramente tanti. Negare la loro presenza come è stato fatto in passato non aiuta a risolvere il problema.
Che gli edifici abbandonati siano scelti da senza casa e cosiddetti fantasmi è una cosa nota da anni. Impedirne l’utilizzo, a fronte di una mancanza di alternative, è praticamente impossibile, a meno di renderli invalicabili. Anche questa un’utopia.
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