L'ANALISI
18 Giugno 2022 - 05:05
CREMONA - «Guerra è pace, Libertà è schiavitù. Ignoranza è forza». Sono i tre slogan del Partito Unico nel libro ‘1984’ di George Orwell, scrittore e irriducibile anarchico. Il 27 febbraio del 2018, qualcuno incollò un manifesto con i tre slogan sulle colonne del Museo del Violino, in piazza Marconi. Insieme ad un altro foglio con scritto in maiuscolo: «Sbirro merda». Non solo il Museo del Violino. Vennero imbrattati anche altri luoghi della città.
Quattro anni dopo, per deturpamento e imbrattamento sono stati condannati ciascuno a 3 mesi, 10 giorni di reclusione e 1.000 euro di multa nomi nel mondo anarchico della città, militanti del Kavarna: Andrea Tronco, il leader, Emanuele Mussi, Alessandro Azzali e Nadia Thairi. La segnalazione alla Squadra Volante, l’indagine, le telecamere che, secondo l’accusa, inchiodarono i responsabili delle scritte, tutti difesi dall’avvocato Sergio Pezzucchi di Brescia.
In quegli anni, l’imbrattamento era sport praticato dagli anarchici. Si ricorda, tra gli altri, il blitz, nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 2017, degli anarchici che imbrattarono muri di una trentina di palazzi, privarti e pubblici come il Palazzo Grasselli in via XX Settembre, in più punti della città. Ce l’avevano con gli «sbirri fascisti», con il «nemico capitalismo» e il «daspo urbano». Solidali, invece, con i migranti: «Siamo tutti stranieri del mondo».
Due anni fa arrivò la condanna a tre mesi di reclusione per il leader Tronco e un coimputato, condannati anche a risarcire con 1.000 euro (una provvisionale immediatamente esecutiva) sia il Comune sia i proprietari di un palazzo. Tre anni fa arrivò la condanna a tre mesi di reclusione per il leader Tronco e per un coimputato entrambi condannati anche a risarcire con 1.000 euro (una provvisionale immediatamente esecutiva) sia il Comune, rappresentato dal sindaco pro tempore Gianluca Galimberti, sia i proprietari di un palazzo.
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