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LA SANITA' DEL TERRITORIO

Area Donna, la risposta di Arco Onlus: «L’aspetto umano è fondamentale per la cura»

Il presidente Tedoldi: «Stravolgere gli spazi a distanza di soli 5 anni rappresenta uno spreco di risorse, pubbliche (le nostre tasse) e private, che non trova giustificazioni»

Cinzia Franciò

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cfrancio@laprovinciacr.it

08 Aprile 2022 - 17:03

Area Donna, la risposta di Arco Onlus: «L’aspetto umano è fondamentale per la riuscita della cura»

CREMONA - Dopo la lettera di 25 medici in difesa del Dg Giuseppe Rossi, sul futuro di Area Donna scende in campo Arco Onlus con una risposta a firma del presidente Matteo Tedoldi. «Stimatissimi Medici, abbiamo letto con molta attenzione la nota da voi sottoscritta e inviata alla stampa locale lo scorso 2 aprile, in merito alla riorganizzazione di Area donna. In tutta onestà, non ci sembra che contenga elementi ulteriori, rispetto a quanto emerso nel corso degli incontri pubblici, che si sono tenuti in Comune di Cremona nei giorni scorsi. Vengono infatti ribadite le ragioni di Asst, a cui siete legati da un rapporto di lavoro dipendente subordinato. Nella nota invitate le Donne e i Cittadini che hanno in questi giorni manifestato, ad attenersi ai dati e a valutare a distanza temporale congrua - vale a dire almeno un anno - i risultati dei cambiamenti strutturali in atto».

Così prosegue Tedoldi: «Evitate però di contestualizzare le ragioni della protesta, che è sì legata alle recenti modifiche strutturali del reparto, ma che si pone l’obiettivo principale e specifico di scongiurare il progressivo depotenziamento/smantellamento della Breast Unit dell’ASST a favore di realtà private».

Il tumore al seno è la neoplasia più frequente in assoluto nella popolazione femminile e colpisce una donna ogni 9 nell'arco della vita. Ats Valpadana evidenzia, nei suoi studi, come il tumore della mammella femminile abbia un’incidenza in provincia maggiore dei riferimenti nazionali e regionali. 

Il presidente di Arco Onlus Matteo Tedoldi

Il presidente di Arco Onlus Matteo Tedoldi

DAL 2019 PROGRESSIVO DEPOTENZIAMENTO.

«E’ un triste primato, di cui faremmo volentieri a meno - sottolinea il presidente Tedoldi -. Proprio per questo, già a partire dal 2002, su impulso del dottor Alberto Bottini, è stata costituita, presso il nostro ospedale, la Breast Unit, una struttura in cui il personale era prioritariamente dedicato alla cura del tumore al seno. La struttura, divenuta negli anni un sicuro punto di riferimento per tante Donne, è stata via via potenziata fino a diventare, nel 2016 “Area Donna”, riuscendo a raggiungere il riconoscimento europeo Eusoma. A partire dal 2019 si registra però un suo progressivo depotenziamento (smantellamento?). Lo dicono i numeri delle prestazioni sanitarie assicurate e la forte riduzione di risorse umane dedicate. Si tratta di circostanze che vi sono certamente note e che sono state presentate lo scorso 19 marzo in Comune a Cremona: le visite sono passate da 3.769 ne1 2019, alle 2.483 nel 2021, mentre gli interventi sono passati dai 473 nel 2019 ai 253 nel 2021». 

«ABBIAMO PERSO TRE RADIOLOGHE ESPERTE».

«Nello stesso periodo, tre radiologhe esperte e stimate hanno, una dopo l’altra, abbandonato l’Asst di Cremona per un altro impiego. Non si sono ritirate dal lavoro, ma hanno deciso di cambiare ospedale, creando un forte disagio a tutto il servizio sia in fase di screening che di cura. Da alcuni mesi, inoltre, si registra una rilevante difficoltà ad accedere al reparto, sia per le visite che per gli accertamenti strumentali (mammografie, ecografie eccetera) necessari nel percorso di cura, tanto che parecchie pazienti sono state invitate dal Cup dell'Ospedale a rivolgersi a strutture esterne (private e private convenzionate).

Poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso: la radicale riorganizzazione degli spazi e delle aree di cura, che sta procurando disagi di tutti i tipi alle pazienti, costrette ad attendere per ore, in situazioni logistiche assolutamente inadeguate per una terapia o un accertamento. Ci ha fatto male leggere le tante testimonianze di Donne, malate, fragili, impaurite che, da un giorno all’altro, sono state private dei riferimenti a cui erano abituate e sono state costrette ad affrontare il loro personale calvario in una situazione logistica del tutto precaria». 

Il presidente di Arco Onlus, poi, si rivolge ai medici: «Cari Medici, non basta dire che nulla è cambiato a livello clinico (ci mancherebbe), anche l’aspetto umano è fondamentale per la riuscita della cura...lo afferma la stessa Asst di Cremona nell’incipit della sua Politica di qualità: “Per l’Asst di Cremona la persona è il punto focale del processo produttivo aziendale” ... La persona, non la malattia... Come pure ci sembra troppo comodo sostenere che si tratta di disagi temporanei: dovevano essere previsti ed evitati, applicando un minimo di cura e di rispetto per le Pazienti. E ci dispiace molto che si sia pensato di intervenire ponendo correttivi solo dopo il sit-in dell’8 marzo e dopo l’incontro pubblico in Comune della settimana successiva». 

La lettera poi prosegue  con un richiamo alla memoria: «Vi ricordiamo che il progetto Area Donna, era considerato strategico da Regione Lombardia e da Asst di Cremona che l’ha perseguito tenacemente ..."ispirandosi al concetto anglosassone “All in One”, ossia tutto in unico spazio, in modo da accorciare il fattore tempo, di avere interlocutori allineati, che interagiscono all’interno di un percorso di salute integrato. L’Area Donna si inserisce nella logica di ripensare l’ospedale per aree assistenziali omogenee e contigue, a garanzia di maggior efficienza nell’organizzazione di spazi e risorse a favore del paziente “ (così scriveva l'Asst di Cremona nel novembre 2016). Le Associazioni private hanno, dal canto loro, in un’ottica di sussidiarietà, integrato le risorse necessarie, in modo da realizzare un contesto di cura ottimale in un ambiente che fosse, per quanto possibile in un reparto oncologico, gradito alle Pazienti». 

Per Tedoldi, dunque,  «stravolgere gli spazi di Area Donna a distanza di soli 5 anni, rappresenta uno spreco di risorse, pubbliche (le nostre tasse) e private, che non trova giustificazioni, tanto più che il progetto di realizzazione strutturale del Cancer Center nell’attuale ospedale è stato, proprio in questi giorni, accantonato da Asst Cremona (decreto di revoca de1 09/03/2022). Non ci sembrano “accuse sommarie e infondate, esternate con tono aprioristicamente accusatorio”. Sono dati e indicazioni che hanno come fonte, i documenti presenti sul sito di Asst Cremona o le slide mostrate dall'Ufficio di Comunicazione di Asst nei due incontri pubblici. Abbiamo invece il timore che, l’attuale situazione di difficoltà di accesso ai servizi della Breast Unit, porti le Pazienti a rivolgersi in modo massivo alla sanità privata e che la drastica diminuzione del numero delle Pazienti trattate, comporti una diminuzione delle risorse dedicate (peraltro già in atto) generando un circolo vizioso che si autoalimenta». 

La conclusione? «Noi desideriamo una Sanità Pubblica di Eccellenza (quella ben rappresentata da voi firmatari), che possa dare soluzioni e supporto a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza disparità di trattamenti, senza limiti sociali, senza alcuna discriminazione economica. Per questo la protesta è trasversale, senza fini partitici né strumentali. Coinvolge tante Donne, e gli Uomini che con loro condividono il percorso di cura. L’intero territorio provinciale considera Area Donna come una sua eccellenza di cui non vuole essere privato». Questo è il punto.

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