L'ANALISI
24 Marzo 2022 - 05:20
Un'esercitazione
CASTELLEONE - Due anni difficilissimi e di duro lavoro, ma ai castelleonesi l’impegno della Protezione civile in città non è certo passato inosservato. L’associazione, infatti, è cresciuta e, dopo un periodo di ricostruzione e cambio generazionale, è passato dai cinque effettivi dell’anno scorso ai quattordici oggi.
Tra le reclute, due devono ancora sostenere l’esame prima di scendere in campo.
L’obiettivo per il futuro? Migliorarsi. «Adesso speriamo di poter riprendere il più presto possibile — spiega il coordinatore Simone Freri — con i corsi di specializzazione. Sta andando tutto per il meglio ma, sotto un certo punto di vista, la maggior parte di noi è nuova e serve studio e lavoro».
Ma cosa fanno i professionisti dell’emergenza? Intanto, si chiamano Gruppo comunale volontari di protezione civile Castrum Leonis e operano nel borgo e nelle piccole località vicine. Il presidente, in quanto sindaco, è Pietro Fiori ma il coordinamento è assegnato a Freri, che segue le indicazioni che arrivano a livello provinciale e regionale. I volontari, di recente, si sono distinti per aver partecipato alla ricerca di una donna scomparsa a Regona ma, alle operazioni particolari, operano ogni giorno in supporto della popolazione locale.
Le giubbe gialle sono indispensabili in caso di calamità e in effetti, nei giorni scorsi, si sono esercitati nel montaggio di tensostrutture e tende pneumatiche. Questo compito è molto più importante di quanto si possa pensare, perché i campi di emergenza hanno una duttilità straordinaria: «Sono effettivamente molto simili a quelli che possono accogliere gli sfollati in caso di catastrofi naturali — spiegano gli operatori — ma in questo caso specifico ci siamo esercitati a utilizzarli nell’evenienza fossero necessari per l’accoglienza dei profughi, come prima sistemazione, in attesa di ricollocamento in strutture adeguate».
La protezione civile castelleonese ha un’altra caratteristica particolare: due terzi dei volontari, come detto, hanno appena cominciato a operare sul campo. Il vantaggio sta nella voglia di fare, la pecca è che per ora manca esperienza vera e propria. La soluzione sta nella formazione costante. Ora che l’emergenza Covid sembra star lentamente scemando, la speranza è che presto si possa tornare a calendarizzare le uscite dedicate all’utilizzo di strumentazione.
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