L'ANALISI
01 Marzo 2022 - 05:25
Letizia Moratti
CREMONA - L’Ordine dei Medici di Cremona non ci sta. E prende posizione, al fianco dei medici di Medicina generale, contro le recenti dichiarazioni pronunciate dall’assessore regionale Letizia Moratti in occasione dell’inaugurazione di una casa della comunità nel Bergamasco. Secondo la vicepresidente lombarda il reale problema della sanità territoriale non starebbe tanto nella carenza dei Mmg, quanto piuttosto nella loro riorganizzazione.
«Lavorano per un numero di ore profondamente diverso rispetto a chi opera all’interno delle strutture ospedaliere e sanitarie. Ciò crea la percezione di carenza»: questa la frase che ha scatenato la protesta, con la prima linea della sanità che si sente sotto attacco ingiustificato da parte di chi - sottolinea - al contrario «avrebbe il ruolo di sostenerci».
Parole definite «infelici e offensive» dall’Ordine di Cremona. Perché «mettono in luce una preoccupante assenza di consapevolezza della situazione in cui versa la medicina territoriale lombarda – scrivono i camici bianchi cremonesi guidati dal dottor Gianfranco Lima – . È ormai nota la fuga dei colleghi da questa branca professionale sia per pensionamenti precoci, sia per la mancanza di interesse dei giovani colleghi verso il corso di formazione specifica. Infine, ricordiamo come numerosi cittadini ad oggi siano privi di medico di famiglia».
In provincia di Cremona la situazione è critica, esplosa sotto i colpi della pandemia: secondo i dati forniti da Ats Val Padana, durante il 2021 sono state registrate 25 cessazioni. I Mmg ad oggi in organico sono 184, ma per quest’anno le cessazioni già ufficializzate sono 11. Un’emorragia alla quale si è cercato di fare fronte attraverso vari modi: scorrimento continuo delle graduatorie, incessante ricerca di medici disponibili a coprire gli incarichi provvisori, innalzamento del massimale degli assistiti in carico a ciascun medico disponibile (fino a 1.750 e oltre, quando la norma è 1.500), estensione degli orari di lavoro.
«L’orario a cui fa riferimento l’assessore Moratti è quindi in realtà un orario minimo da contratto nazionale di apertura degli studi medici dedicato alle visite ambulatoriali. Nel corso degli anni nella nostra Ats, mediante accordi locali, si è provveduto ad estenderlo – continua Lima nel documento che riassume la posizione dell’Ordine – . Inoltre, è giusto menzionare che i mmg organizzati in forme associative garantiscano una copertura oraria tutti i giorni feriali fino alle 19 e il sabato dalle 8 alle 12. Agli orari di ambulatorio vanno aggiunte numerose ore in cui vengono espletate una serie di attività collaterali».
A scopo esemplificativo, «e non esaustivo», l’Ordine li elenca: «Organizzazione e gestione delle campagne vaccinali e di screening; gestione dei pazienti scoagulati; esecuzione dei tamponi antigenici con conseguente iter di segnalazione e registrazione; monitoraggio dei pazienti covid positivi; gestione dei pazienti cronici; attività certificative; non da ultimo, visite domiciliari programmate ed occasionali».
E poi gli strascichi di una pandemia non ancora esaurita. «Alla luce del sempre crescente carico burocratico legato alla pandemia e non solo, abbiamo inoltre registrato una crescente preoccupazione da parte dei medici di famiglia che il loro ruolo clinico e di riferimento dei cittadini si trasformi in una veste con funzioni esclusivamente amministrativo-segretariali – aggiungono i medici cremonesi – . Pertanto, le dichiarazioni rilasciate dimostrano quanto non ci sia contezza da parte di Regione Lombardia di come e quanto i propri medici di famiglia lavorino. Vogliamo sottolineare tutta la nostra vicinanza ai colleghi comprendendo la loro incertezza nel futuro professionale che potrà solamente accentuare gli abbandoni e il rischio di burn out. Le affermazioni dell’assessore Moratti possono solamente allontanare il dialogo e dare adito a ulteriori movimenti di protesta lontani da intenti propositivi e costruttivi che invece auspichiamo».
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