L'ANALISI
13 Gennaio 2022 - 09:41
Carenza di medici in provincia
CREMONA - Ats Val Padana sta cercando di reclutare nuovi medici di famiglia: 127 i posti disponibili tra Cremona e Mantova. L’emorragia è iniziata ben prima dell’arrivo della pandemia, ma deve fare i conti anche con i pensionamenti. Che nel 2021 appena concluso sono stati parecchi: sono infatti state registrate 41 cessazioni in provincia di Mantova e 25 in quella di Cremona. I medici di medicina generale ad oggi in organico sono 209 per la provincia di Mantova e 184 per la provincia di Cremona, con ulteriori imminenti cessazioni già ufficializzate e per la precisione 15 in provincia di Mantova e 11 per la provincia di Cremona.
In questo già difficile equilibrio si collocano la legge di riforma della sanità lombarda e le indicazioni del Pnrr, che prevede l’apertura di ‘Case di comunità’ con l’obbligo di garantire un’assistenza più capillare sul territorio. Ma per farlo servono, ancora una volta, i medici di base.
Ecco allora che da più parti vengono sollevate perplessità: si teme che, per far funzionare l’assistenza nelle ‘Case di comunità’ che verranno istituite, il medico di famiglia sarà costretto a ridurre la sua presenza in ambulatorio. Con conseguenti disagi per i pazienti.
Come spiegato più volte da Gianmario Brunelli, direttore del Dipartimento Cure primarie di Ats Val Padana, fra le prime cause di questa situazione c’è «l’accesso contingentato alla facoltà di Medicina». E chi sceglie di operare come medico di medicina generale, per poter intraprendere l’attività, deve frequentare un corso triennale, anch’esso contingentato e con una disponibilità di posti significativamente inferiore alla necessità di assicurare un ricambio generazionale.
Dello stesso parere Maurizio Boni, medico di base a San Daniele Po e presidente provinciale del sindacato Snami: «Il sistema sta crollando. Che saremmo arrivati a questo punto era noto dal 2008, perché facendo una proiezione e sulla base dei pensionamenti in arrivo sapevamo che dal 2017 in poi ci sarebbero stati problemi, con un picco di carenze proprio nel 2021/2022. Nonostante questo, non sono stati messi soldi nella formazione ed è stato limitato l’accesso al corso. Il risultato è che ci sono paesi che non hanno medici e Ats ha difficoltà nel reperirli. Quanto al servizio nelle Case della salute, dico che non è il caso di obbligare un medico. Anche perché bisogna tenere conto del fatto che le effettive ore in ambulatorio e per le visite domiciliari sono già molte di più rispetto a quelle segnate. Penso quindi che questa riforma vada rivista. Quel che serve per migliorare la situazione è altro: ad esempio potenziare l’aiuto, e intendo ulteriore personale infermieristico e segretariato, da affiancare ai medici di famiglia».
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