L'ANALISI
09 Febbraio 2022 - 10:07
Umberto Cabini
CREMA - Era stato dato come possibile candidato sindaco sia del centrodestra che del centrosinistra. Oggi, invece, il suo ruolo è quello di osservatore della campagna elettorale. Umberto Cabini, imprenditore, presidente della Fondazione Adi Design Museum Compasso d’oro, già alla guida del Cda del teatro San Domenico e dell’Associazione industriali, accetta di commentare una campagna elettorale che stenta a decollare, a soli tre mesi e mezzo dalle urne.
Quali riflessioni le suggerisce il fatto che il centrodestra sia ancora senza candidato?
«Lo leggo come un sintomo del malessere della politica. Che si sarebbe votato in primavera lo si è sempre saputo. Possibile che a Crema non ci sia una persona spendibile? Non la trovano o non la vogliono trovare? Il tempo stringe. Il candidato deve fare campagna elettorale, confrontarsi con la gente, perché il dialogo porta a evidenziare le esigenze della città».
Quanto è successo nel centrodestra nazionale per l’elezione del presidente della Repubblica può avere influito nei rapporti tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia anche a livello locale?
«La rielezione di Sergio Mattarella è la dimostrazione che qualcosa in Italia non funziona. Erano sei mesi che il presidente uscente aveva detto che non voleva un secondo mandato. Bisognava arrivare a decidere all’ultimo momento? Considerata la rottura nel centrodestra su questo argomento, una ricaduta a livello locale ci può essere. La coalizione cremasca ha bisogno di una persona al di fuori dei soliti schemi della politica, che metta tutti d’accordo. Dev’essere qualcuno autorevole, con capacità manageriali, se vogliono affrontare una competizione alla pari col centrosinistra».
Altrimenti?
«Altrimenti, di questo passo stendono un tappeto rosso per Fabio Bergamaschi».
Crede che questo ritardo nel presentare un candidato possa essere fatale al centrodestra?
«Credo che se vogliono perdere devono solo andare avanti così. Se non c’è coesione è come abdicare a favore dell’avversario. Il candidato avrebbe dovuto esserci già da un mese».
In realtà un nome è stato fatto ed è quello di Maurizio Borghetti, mai ufficializzato però. Come lo valuta?
«Questo tira e molla, frutto del malessere del centrodestra, certamente non può andar bene. Serve soltanto a bruciare una persona. È un candidato già bollito».
Pare di capire che nel centrodestra manchi una cabina di regìa. È così?
«Mi sembra palese. Ognuno va a ruota libera. Massimiliano Salini non si è ancora espresso. Si direbbe assente. È una strategia? Magari lo fosse. Serve un candidato autorevole, con delle idee e un programma chiaro».
Come valuta la posizione del consigliere comunale Simone Beretta, ex FI, che dice di voler correre da solo?
«Non la condivido. Come indipendente e senza un partito alle spalle non ha futuro. La sua scelta mi sembra più di pancia che di testa».
Sull’esito della competizione conterà di più il nome del candidato sindaco o il suo programma con le inevitabili promesse elettorali?
«Nell’ordine, credo che contino la persona, il programma, la lista e la coalizione. La differenza, però, la fanno sempre le persone. Servono esperienza e competenze».
Il candidato del centrosinistra, Bergamaschi, viene da due mandati amministrativi come assessore: è un vantaggio o un handicap?
«Rappresenta certamente un vantaggio, perché credo che la giunta guidata da Stefania Bonaldi non abbia amministrato male. Anche se si può sempre fare meglio. Di sicuro, se le premesse del centrodestra sono queste, Bergamaschi non ha rivali. Sembra di vedere quanto è successo a Milano tra Giuseppe Sala e Luca Bernardo».
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