L'ANALISI
REDAZIONE IN LUTTO
08 Febbraio 2022 - 14:45
Soltanto poche ore fa era al tornio (come lo chiamiamo a volte noi giornalisti, parlando del nostro lavoro). Dalla tribuna stampa del «Voltini» domenica aveva scritto cronaca, tabellino, pagelle e interviste di Crema-Caratese: un servizio puntuale e completo, da manuale del bravo cronista sportivo. «Crema stratosferico, 9 punti in una settimana» il titolo che da solo condensava il magic moment della terza squadra della provincia. Prima di spegnere il pc e di godersi l’amata Juventus davanti alla tv, Matteo Berselli non aveva fatto mancare una notizia da Soresina, consapevole del fatto che il giornale si fa anche di domenica, quando la stragrande maggioranza delle persone si gode famiglia, hobby e riposo. Matteo no, non si era concesso alcun relax: domenica era sul pezzo. Come sempre. Per questo, ieri mattina, abbiamo subito capito che qualcosa non quadrava quando Felice Staboli nella riunione di redazione ha annunciato che le sue corrispondenze di giornata erano a rischio: «Matteo non si è sentito bene, lo stanno portando all’ospedale in ambulanza». Nemmeno due ore più tardi la preoccupazione ha lasciato il posto allo shock, all’incredulità, al dolore. «Matteo è morto». A 46 anni. All’improvviso. In quell’ospedale che immaginiamo sempre come un approdo sicuro e a volte, invece, è solo l’ultima tappa del nostro viaggio. Nonostante il prodigarsi dei medici, i farmaci salvavita e le più moderne macchine di diagnosi e cura, ieri mattina il cuore di Matteo si è fermato all’improvviso e in quel preciso istante ognuno di noi ha perso qualcosa di grande: un collega, un amico, un interlocutore privilegiato, un punto di riferimento. Perché Matteo era un professionista serio, rispettoso e rispettato, di quelli che fanno la fortuna di ogni giornale. Con grande duttilità e competenza – e sempre con grande rispetto - scriveva di sport, di politica, di economia, di cronaca bianca e di cronaca nera. Raccoglieva notizie, raccontava storie. Era un redattore aggiunto, con quel patrimonio di relazioni, conoscenze e memoria storica che possono vantare solo i giornalisti cresciuti sul campo, anno per anno, giorno per giorno. I corrispondenti locali sono l’anima e il volto dei giornali di provincia. E ancor più del nostro, che esalta il legame con il territorio di riferimento fin dall’insegna: La Provincia. Con Matteo perdiamo una colonna. E con la sua improvvisa scomparsa imprechiamo una volta di più contro il Covid e le sue conseguenze: quante volte abbiamo scritto che la pandemia ha stravolto l’attività dei nostri ospedali, sottraendo tempo ed energie a medici e infermieri? Quante volte abbiamo denunciato l’intasamento delle terapie intensive o il rischio di far passare in secondo piano tutte le altre patologie per colpa del virus assassino? Matteo in passato aveva avuto problemi al cuore e da allora si era tenuto costantemente sotto controllo. Soltanto un mese fa aveva fatto il classico «tagliando», ma una visita in più, magari, gli avrebbe salvato la vita. Ne porteremo a lungo il dubbio e il rimpianto, pur sapendo che al destino non si sfugge, quando è già scritto. La sua prematura scomparsa (la terza per una famiglia già perseguitata dalla sfortuna) è un monito per tutti: con la salute non si scherza e a due anni dallo scoppio dell’emergenza Coronavirus serve il massimo sforzo individuale e collettivo per tornare prima possibile alla normalità. In sanità, come in ogni altro aspetto della vita. Solo così onoreremo la memoria di Matteo e potremo offrire una speranza a tutte le persone che ogni giorno lottano con una malattia e hanno diritto di essere curate con la massima attenzione e tempestività. Anche in piena pandemia.
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