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CASALMAGGIORE

Ospedale Oglio Po, scure sul punto nascita

I parti in auto non sono stati sufficienti a convincere il Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso presentato dai 20 Comuni dell’area

Davide Luigi Bazzani

Email:

davideluigibazzani@gmail.com

22 Dicembre 2021 - 17:13

Ospedale Oglio Po,  scure sul punto nascita

CASALMAGGIORE -  Niente da fare per il punto nascita dell’ospedale Oglio Po. A gelare ogni speranza di riapertura del reparto è stata la sentenza del Consiglio di Stato, che ha confermato in sostanza quanto detto dal Tribunale amministrativo di Brescia in prima battuta, respingendo integralmente l’appello dei 20 Comuni del territorio, «pur potendosi disporre la compensazione delle spese di lite, in considerazione della delicatezza delle questioni trattate e degli interessi implicati».

Magra consolazione. La decisione è stata presa dal collegio formato da Franco Frattini (l’ex commissario europeo e ministro degli Esteri), presidente, e dai consiglieri Giulio Veltri, Giovanni Pescatore (estensore), Ezio Fedullo e Umberto Maiello.

«Purtroppo il Consiglio di Stato è tranchant – dice il sindaco Filippo Bongiovanni –, conferma tutto quanto ha deciso il Tar e respinge le censure ulteriori sollevate proprio sulla pronuncia del Tar. I comuni hanno fatto tutto quanto era possibile ad ogni livello prima politico e poi giuridico. Evidentemente per i giudici qualche nato lungo la strada è più sicuro di avere un punto nascita di prossimità».

IL RICORSO PRESENTATO DA 20 COMUNI.

Il ricorso era stato presentato dai 20 Comuni casalasco-viadanesi nei confronti del Ministero della Salute per la riforma della sentenza del Tar relativa alla domanda di annullamento della delibera della giunta regionale che disposto la disattivazione del punto nascita, resa definitiva alla fine del 2018. Il Consiglio ribadisce che il punto nascite dell’Oglio Po «non rispetta nessuno dei parametri dimensionali fissati dalla normativa di riferimento, ossia né quello delle 1000 nascite all’anno che l’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 individua come standard a cui tendere per il mantenimento dei punti nascita; né quello dei 500 parti all’anno che il decreto del Ministero della Salute dell’11 novembre 2015 fissa come requisito quantitativo necessario per conservare i presidi nei territori caratterizzati da condizioni oro-geografiche difficili».

Il Consiglio di Stato ricorda che a dispetto della carenza dimensionale, la Regione il 21 giugno 2016 ha avanzato una richiesta in deroga volta a preservare il punto nascita, ma «il Comitato per il Percorso Nascita Nazionale ha espresso per due volte il proprio parere negativo», evidenziando anche «la limitata distanza fra il presidio e gli ospedali più prossimi di Cremona e Mantova».

Su questo aspetto specifico dei tempi necessari a raggiungere gli ospedali più vicini il Consiglio di Stato sottolinea che le argomentazioni presentate con il ricorso «non sono state investite da valide deduzioni critiche» e dice in sostanza che si risolvono in «asserzioni soggettive» contrastanti con le diverse valutazioni delle distanze e dei tempi di percorrenza effettuate dalla Regione e opinabili.

C’è poi un riferimento all’attivazione in Lombardia del trasporto materno assistito e del trasporto neonatale su ruote o con elicottero, un altro al fatto che l’andamento delle nascite «è ben lontano dal limite minimo dei 500 parti annui, «prerequisito dimensionale insuperabile».

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