L'ANALISI
19 Ottobre 2021 - 06:00
CREMONA - Circa tre quarti di chi si è ammalato la scorsa settimana aveva un’età inferiore ai 50 anni. In particolare, secondo l’ultimo report rilasciato dall’Osservatorio Epidemiologico di Ats Val Padana, ad essere maggiormente coinvolta in questa fase è la fascia dai 6 ai 13 anni. Lo si vede chiaramente dai grafici pubblicati dall’azienda di via San Sebastiano: le linee che rappresentano i più giovani tendono verso l’alto, a differenza di quelle riferite a tutte le altre classi di età che disegnano traiettorie più basse. «Le curve tra chi è in età pediatrica si stanno alzando – conferma il dottor Marco Villa direttore Sistemi Informativi e Controllo Direzionale –. Un dato che va letto nel contesto del quadro generale e che va legato alle vaccinazioni. I più piccoli non sono vaccinati e in più, con l’avvio della scuola e delle attività extrascolastiche la probabilità di entrare in contatto con il virus aumenta. Ormai, questo meccanismo è risaputo. Ma va anche detto che nei ricoveri è invece maggiormente rappresentata la fascia d’età oltre i 50 anni (2 in rianimazione a Cremona e 7 in altri reparti ndr): qui entra in gioco l’aspetto della fragilità».
La cartina tornasole sono anche i numeri delle quarantene: 136 le persone in isolamento fiduciario per il contatto con un positivo in provincia di Cremona, dato rilevato domenica scorsa, tra queste ben 76 appartenenti alla fascia tra gli 0 e i 18 anni. Situazioni che potrebbero in qualche modo essere responsabili del fatto che in queste settimane, da oltre un mese, nel distretto di Cremona l’andamento decrescente dei contagi è bloccato: «Stiamo cercando di capire questo fenomeno che non consente l’azzeramento dei casi come si vede in altri territori – spiega Villa –. Ad esempio, paragonandolo al distretto di Mantova dove la curva invece sta continuando a scendere. Il quadro è esattamente inverso rispetto a qualche settimana fa. Stessa situazione a livello regionale: Cremona è ora tra le province con incidenza maggiore in questo continuo scambio tra aree. Detto ciò, la situazione è buona e non confrontabile con quella di un anno fa: nel cremonese abbiamo un’incidenza di 22 casi su 100mila abitanti».
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