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IL PUNTO

Cremona e Migliaro periferia di Pechino?

Possibile che ai cremonesi lasci indifferente il rischio dell’atterraggio così invasivo dei cinesi nel loro aeroporto?

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

11 Giugno 2023 - 05:30

Cremona e Migliaro periferia di Pechino?

Il governo di Pechino ha chiesto che tutte le unità aziendali del gruppo Pirelli adottino «le linee guida del ventesimo Congresso del Partito Comunista in materia di lavoro e talenti professionali, volte ad aumentare il livello di controllo politico e la composizione dei quadri dirigenziali». Inoltre «viene sollecitata l’integrazione dei sistemi informatici delle controllate Pirelli in Cina con i sistemi di Sinochem (che con il suo 37% detiene il pacchetto di maggioranza del Gruppo, ndr) per consentire la condivisione simultanea delle informazioni».

I più si chiederanno: e a noi cosa può importare? In realtà ci interessa eccome, perché all’interno di questa strategia Cremona è già diventata terra di conquista per i cinesi. Come abbiamo scritto ieri, è dell’altro giorno la firma di un primo contratto che prevede l’affitto di un hangar dell’aeroporto del Migliaro alla società Prometeon Tyre Group, della galassia Pirelli, e contestualmente di un tratto di strada lungo tra i 500-600 metri per i collaudi di pneumatici per trattori. Un primo, perché alle viste ce n’è un secondo, assai ben più impegnativo, in base al quale la pista di decollo e atterraggio sarà off-limits per almeno cento giorni all’anno (ma è già previsto che potranno essere molti di più), concentrati in particolare fra la primavera e l’autunno. Il tutto per un corrispettivo annuo di 70mila euro. Il contratto avrebbe una durata decennale e comporterebbe la sospensione delle attività di aviazione nelle giornate di lunedì, martedì e parte dei mercoledì. Una notizia, che abbiamo pubblicato a inizio settimana, a firma di Riccardo Maruti, che avrebbe dovuto fare alzare le antenne alle istituzioni: per quanto piccolo, un aeroporto è pur sempre da considerare una struttura strategica. Ma la sonnacchiosa Cremona ha preferito voltarsi dall’altra parte.

Quasi che fosse un problema altrui. Invece è di Cremona e dei cremonesi. Per ragionamenti locali e di geopolitica. Molti i motivi di perplessità.

Una prima domanda: perché la bozza di contratto non è stata consegnata ai consiglieri di amministrazione di Aeroporto Migliaro srl, ma sarebbe stata data solo in visione per essere poi prontamente ‘sigillata’ in cassaforte?

E ancora: perché, come pare, non risulta esserci un preventivo parere legale su un impegno tanto invasivo per l’operatività della struttura? Domande rimaste in sospeso.

«Siamo chiamati a rispettare un patto di riservatezza. Se finalizzeremo qualsiasi genere di operazione, sarà nostra premura darne comunicazione», ci ha risposto la presidente del Migliaro, Vanna Bazzi. Cioè, comunicazione a ‘babbo morto’, quando i giochi saranno fatti. Cremona si limita ai sussurri: lo scontento esiste, però non esce allo scoperto.

Tra i piloti spuntano dubbi e timori, anche se l’unico a metterci la faccia è per ora Marco Cherubini (un bresciano) della pattuglia acrobatica WeFly! Team, testimonial della Federazione italiana piloti disabili Baroni Rotti: «Trattativa portata avanti a fari spenti, con una condotta che mi sembra totalmente scorretta», dice. Per poi rincarare la dose: «Ci risulta che le attività aeree saranno vietate per almeno due giorni a settimana: una strategia negativa, che rischia di creare disaffezione, di allontanare gli appassionati e di disincentivare le nuove leve del volo. A questo aspetto, si affianca il tema della sicurezza e della praticabilità della pista: come sarà possibile convivere con camion e macchine agricole?».

Passando dal micro al macro, tutto questo avviene nelle settimane in cui sale il livello di attenzione del Governo italiano sui rapporti tra quello cinese e Pirelli, di cui la conglomerata di Pechino, Sinochem, è come abbiamo detto l’azionista di maggioranza. Come ha spiegato il Comitato di coordinamento per il golden power alla Presidenza del Consiglio, il vicepresidente e ceo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera (in qualità di numero uno di Camfin, primo azionista italiano del Gruppo), Sinochem intende rafforzare la sua influenza sul gruppo della Bicocca mettendo in discussione il potere di nomina del Ceo, a tutt’oggi indicato da Camfin.

Tronchetti Provera e il suo gruppo di lavoro hanno presentato un nutrito dossier che comprende carte, e documenti scambiati tra Sinochem e Pirelli, con lettere ufficiali di Pechino in cui si chiede di dare attuazione alle linee guida indicate dal premier e segretario del Partito comunista Xi Jinping per le aziende partecipate o di migrare i sistemi operativi di Pirelli sulla piattaforma informatica di Sinochem.

Per dirla in parole povere, vengono messi in discussione i rapporti di forza definiti dalle regole di governance di Pirelli, con l’intento di rafforzare la presa su uno dei gruppi industriali made in Italy più noti al mondo. È l’addio al patto parasociale siglato per garantire l’italianità di una delle aziende più strategiche italiane e consegnarla ai manager di Stato cinesi.

La vicenda è finita sul tavolo del Comitato di coordinamento per il golden power perché riguarda l’interesse strategico nazionale. Dove per golden power si intendono poteri speciali del governo, che prevedono la facoltà di dettare specifiche condizioni all’acquisito di partecipazioni, di porre il veto all’adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all’acquisto di partecipazioni anche se lo Stato non possiede quote delle aziende o dei gruppi in questione. Poteri speciali che derivano dalla necessità di difendere interessi strategici nazionali. La questione su cui verte l’applicazione del golden power riguarda, anche nel caso di Prometeon Tyre Group (cento milioni di euro di capitale sociale, un Cda composto per cinque sesti da cinesi), il cosiddetto internet of things, dal momento che gli pneumatici Pirelli, anche quelli per trattori, dialogano tramite chip con i computer a bordo degli automezzi. Per internet of things si intendono quegli oggetti ‘intelligenti’ tra loro interconnessi in modo da scambiare le informazioni possedute, raccolte e/o elaborate.

Morale: si ‘regalano’ al governo cinese informazioni strategiche, non solo sull’automotive. La vicenda del Migliaro si innesta su questo scenario. Possibile che a Cremona e ai cremonesi lasci indifferente il rischio dell’atterraggio così invasivo dei cinesi nel loro aeroporto? Settantamila euro valgon bene il controllo di Pechino sul Migliaro?

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