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IL PUNTO

Il Made in Italy è fatto, ora facciamo gli italiani

Nonostante i 162 anni di unità, gli italiani non sono ancora un popolo, e lo dimostrano con il disinteresse per una festa fondamentale come il 2 giugno. Ma quest'anno Cremona offre dei validi motivi per esserci

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

28 Maggio 2023 - 05:30

Il Made in Italy è fatto, ora facciamo gli italiani

Ogni 14 luglio la Francia indossa il vestito buono per celebrare la festa nazionale in ricordo della presa della Bastiglia nel 1789 a Parigi, evento culminante della Rivoluzione. Le comunità locali non lesinano energie e risorse per onorare il tricolore, blu bianco e rosso, simbolo di una grandeur, che spesso sconfina nello sciovinismo, per un avvenimento che comunque la si pensi ha cambiato la Storia e portato al mondo valori nuovi.

Anche nei villaggi più piccoli e sperduti vengono organizzati eventi pubblici sempre affollatissimi, con les citoyens ad applaudire insieme al vessillo nazionale anche fuochi d’artificio e concerti. Riuniti in piazza e assiepati ai tavoli delle migliaia di feste popolari. Non è solo nazionalismo, ma un sentire comune della propria storia, delle proprie radici. In una sola parola: popolo. Una grandeur che, secondo i sociologi, «fa della Francia la potenza più immateriale del pianeta».

Non diversamente, il 4 luglio i citizen si fermano per celebrare la liberazione degli Stati Uniti dalla Gran Bretagna. È la Festa per l’Indipendenza, un evento storico molto sentito dagli americani, che ogni anno lo festeggiano con eventi patriottici e la riproposta di tradizioni antiche. E grandi feste popolari. Nei vari Stati, la ricorrenza viene ricordata con enormi spettacoli pirotecnici e vissuta come momento di aggregazione, in cui amici e parenti si riuniscono nelle case allestendo barbecue e assistendo a spettacoli sportivi, come partite di baseball e basket. E in Italia che si fa per onorare il 2 Giugno?

L’Italia scende in strada a festeggiare unita più per la vittoria di un campionato mondiale o europeo di calcio: per la nazione, una partita è collante maggiore della Festa del 2 Giugno, data del referendum istituzionale del 1946 che sancì il passaggio dalla monarchia alla Repubblica dopo l’orrenda parentesi del fascismo. Malgrado i centosessantadue anni trascorsi dall’unità, gli italiani non sono ancora un popolo. Eppure, il Belpaese ha il più importante patrimonio artistico del mondo, è re dell’agroalimentare, ha produzioni industriali d’avanguardia e invidiabili distretti di ricerca: il made in Italy è fatto, ora bisogna completare il lavoro e fare gli italiani, si potrebbe dire parafrasando la celebre frase di Massimo D’Azeglio, patriota e intellettuale del 1800.

Eppure, nel momento del bisogno, sanno essere coesi, solidali. Lo stanno dimostrando anche in questi giorni, accorrendo a migliaia nelle zone devastate dall’alluvione che ha stravolto parte della Romagna e delle Marche, mostrando fortissimo senso di solidarietà. Va beh, le cronache ci dicono anche dell’esistenza di un ristoratore che licenzia uno dei suoi tre ragazzi che consegnano pizze a domicilio perché gli ha chiesto due giorni di ferie per andare a spalare fango come volontario, ma sembra la classica eccezione che conferma la regola. L’esperienza del passato ci dice però che, archiviata l’emergenza, torna a prevalere il senso di individualismo.

Oltre che per l’atavico vizio alla divisione, anche per l’uso eccessivo di argomenti retorici, la festa nazionale è stata spesso vissuta se non con fastidio, quanto meno con malcelato disinteresse. Come ovvia conseguenza, solo raramente si celebra tutti insieme, alla francese o all’americana verrebbe da dire. Anche se i motivi per farlo non mancherebbero: oltre al sapore della ritrovata libertà in elezioni finalmente dall’esito non scritto come avveniva durante il Ventennio, il 2 Giugno per la prima volta le donne sono state ammesse al voto e quel giorno vennero poste le basi per la creazione di una Carta Costituzionale modernissima ancora oggi nei suoi valori fondanti.

Ancora una volta, venerdì prossimo i cremonesi sono invitati a partecipare al rito collettivo della celebrazione ufficiale del 2 Giugno. Ma stavolta c’è qualche motivo in più per esserci. In piazza del Comune, accanto al tradizionale schieramento dei plotoni militari e ai rituali discorsi, alla consegna dei diplomi di Cavaliere Onore al Merito della Repubblica Italiana e delle Medaglie d’Onore conferite dal Presidente della Repubblica, il programma predisposto dal prefetto della provincia di Cremona, Corrado Conforto Galli, prevede anche spettacolari momenti di festa, nei quali elementi nazionali si fondono con valori del territorio cremonese, della sua cultura, della sua storia.

Orgoglio cremonese in salsa tricolore. Come l’esecuzione dalla Bertazzola della Toccata da L’Orfeo di Monteverdi a cura del Quintetto di ottoni barocchi Nova Alta. Ed ecco ancora l’intrattenimento musicale con l’esecuzione di alcuni brani da parte della violinista ormai cremonese a tutti gli effetti Lena Yokoyama che, per l’occasione, utilizzerà un violino delle Collezioni Museo del Violino vincitore dell’VIII Concorso Triennale Internazionale di Liuteria. Poi l’esecuzione finale dell’inno Nazionale a opera degli alunni della classe 5B della scuola primaria statale Trento Trieste, accompagnati dalla stessa Yokoyama. Studenti che non arriveranno sul palco per caso, ma perché protagonisti di un lungo e creativo impegno nelle scorse settimane proprio sul 2 Giugno.

Spettacolare poi la prevista azione dei vigili del fuoco che procederanno, sulle note di alcuni brani musicali eseguiti dal Quintetto di ottoni barocchi Nova Alta, allo srotolamento di un gigantesco tricolore dalla sommità del Torrazzo. Scena da non perdere. Cremona che si fonde con l’Italia. E poi il gran finale, che è meglio non svelare per non rovinare la sorpresa. Per tutta la giornata e fino al tardo pomeriggio, i cremonesi potranno poi assistere a dimostrazioni da parte della polizia di Stato, della polizia stradale, dei carabinieri, della guardia di finanza, dell’esercito, dei vigili del fuoco, della polizia penitenziaria, dell’Areu 118, della Croce Rossa Italiana, della polizia locale di Cremona e della polizia provinciale e dei volontari di protezione civile. Ogni Corpo sarà presente in piazza con un proprio stand. Ritualità, orgoglio nazionale e per la cremonesità, musica, spettacolo, si fonderanno in piazza del Comune. E allora che festa vera e di tutti sia.

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