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IL PUNTO

La 'pantera' si accampa in cerca di alloggio

In provincia però i prezzi degli affitti risultano ancora accessibile. E nell’ambito del dibattito sulla carenza di posti letto per universitari fuori sede il ‘progetto Cremona’ fa scuola. Ma non bisogna dormire sugli allori

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

14 Maggio 2023 - 05:30

La Pantera si accampa in cerca di alloggio

Orgogliosamente di provincia. Vale davvero la pena di ‘dissotterrare’ il claim che ha caratterizzato l’evento per la celebrazione dei 75 anni de La Provincia di Cremona e Crema a commento delle analisi che hanno caratterizzato i resoconti sulle, giuste e civili va detto, proteste degli studenti universitari scesi in... tenda contro il caro affitti.

Insomma la ‘pantera’ in cerca di casa si accampa fuori dagli atenei. Molti osservatori hanno sottolineato nell’ambito del dibattito sulla carenza di posti letto per universitari fuori sede il ‘progetto Cremona’ con il recupero dell’ex caserma Manfredini che diventerà sede locale del Politecnico di Milano come esempio virtuoso nella creazione di uno studentato con 160 posti letto e di strutture recettive per gli studenti. Un intervento finanziato dalla Fondazione Arvedi Buschini, che fa seguito a un analogo impegno per la realizzazione del campus dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Santa Monica. Uno dei casi un cui la provincia si è mossa meglio delle grandi città e delle metropoli, è stato chiaramente affermato.

Ma non finisce qui. Proprio nei giorni in cui monta la protesta a livello nazionale, a Cremona ha debuttato il tavolo delle università, con l’input arrivato dal cavalier Arvedi di costruire, partendo dal basso, Cremona città universitaria, «sentendo gli studenti e venendo in aiuto a bisogni e necessità».

I ragazzi, insomma, sono stati invitati a partecipare al salotto buono della discussione e non come convitati di pietra, ma a pieno titolo, con il diritto-dovere di portare al confronto esigenze non solo sotto il profilo abitativo ma più in generale, e proposte.

Ha ben riassunto il quadro l’assessore alla Cultura, Luca Burgazzi: «Cremona sta vivendo una stagione di investimenti pubblici e privati in questo settore davvero importante, con servizi dedicati che cercano di essere al passo con le esigenze degli studenti. Come città dobbiamo attrezzarci il più possibile per essere coerenti con questo percorso che in parte modificherà il tessuto anche sociale della nostra comunità. Mi auguro davvero che anche il Governo si confronti con i territori perché qui in ballo c’è il futuro di un’intera generazione».

Capitolo chiuso, dunque? Certamente no. Anche se a Cremona per ora non si ha notizia di tende piantate davanti alle università, il carovita si fa sentire, e influisce sul budget degli studenti che frequentano gli atenei cittadini. Lo ha ricordato il consigliere regionale cremonese Marcello Ventura, di Fratelli d’Italia: «La questione del caro affitti a carico degli studenti va monitorata anche su Cremona: negli ultimi anni il numero di ragazze e ragazzi fuori sede che hanno scelto una delle facoltà presenti a Cremona è aumentato in maniera considerevole».

Attualmente, il prezzo per un alloggio per studenti in provincia risulta ancora accessibile: «Ma questo non significa che si debba abbassare la guardia — rincara Ventura —. Al contrario, seguirò l’evoluzione della questione con estrema attenzione perché la tutela del diritto allo studio implica anche garantire agli studenti alloggi a prezzi sostenibili».

Siamo andati a monitorare la situazione ricavandone la conferma che per ora la situazione è davvero sotto controllo, anche se si sono registrati nel periodo post Covid aumenti valutati attorno al 10 per cento.

Dalla novantina di annunci di affitto di alloggi pubblicati sul portale www.cremonauniversity.it realizzato e gestito dall’agenzia Informagiovani del Comune si deduce che si va da 250 euro a 350 euro mensili per una stanza, mentre un appartamento può costare da 300 euro a 450 mensili, da dividere tra più studenti. Degli appartamenti pubblicizzati sulla piattaforma, solo una decina risulta ancora libero, ma la situazione è continuamente in evoluzione. Per ogni scheda lo studente in cerca di alloggio trova il prezzo dell’affitto, la descrizione dei servizi offerti e delle caratteristiche della casa o dell’appartamento e il recapito a cui rivolgersi, se interessato alla proposta. Anche questo è un servizio che non tutte le città universitarie possono esibire.

Lo studente Fabio Cantone arriva da Napoli, frequenta liuteria e racconta: «Pago 400 euro al mese, ma si tratta di un appartamento e sono da solo. Il costo della vita è ancora abbordabile, ma certo quest’anno l’aumento si è fatto sentire sulle utenze, escluse dal canone mensile».

Ma c’è anche chi come Francesca Pinna, presidente dell’associazione degli studenti di Musicologia e Beni culturali, ammette: «Io pago 230 euro al mese e sono in via Solferino. Per evitare aumenti insostenibili ho deciso di non accendere il riscaldamento, studiavo con tre o quattro coperte addosso».

Insomma, storie di ordinaria vita quotidiana. Come ovunque, però, anche a Cremona i prezzi degli affitti tendono a salire. Il fenomeno è destinato ad acuirsi con l’ampliamento della domanda. Gli studenti universitari iscritti alle facoltà cremonesi oggi sono 2.323, 1.517 dei quali fuori sede. Si prevede che, a lavori nella varie sedi ultimati, il numero salirà a 4.000. E con esso raddoppierà la fame di case. E con essa anche il costo dell’affitto. È la legge del mercato, bellezza, si potrebbe dire. Quindi fin d’ora è opportuno porsi il problema sul che fare per evitare che salga la ‘febbre’ del caro affitti.

Il rischio, è stato sottolineato, è che senza interventi concreti si creino condizioni di rivolta sociale, tanto a livello nazionale quanto qui dalle nostre parti. Lo riconosce perfino monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana: «Condivido questa protesta che dice agli adulti e specialmente a coloro che hanno responsabilità politiche: vi rendete conto che non ce la facciamo?».

I più anziani tra i nostri lettori ricorderanno bene che anche il movimento di protesta del ‘mitico’ Sessantotto nacque per ragioni simili, cioè l’aumento delle rette universitarie. Che fare, dunque, qui a Cremona oltre a quanto già messo in campo? Apparentemente poco, in realtà margini di manovra ci sono. Sull’edilizia universitaria le competenze sono tutte del governo. Una riflessione va fatta sui canoni fuori controllo e a tutela delle fasce più deboli.

Per iniziare, anche il sindaco di Cremona si unisca con forte convinzione al coro dei suoi colleghi di città universitarie che chiedono, come riassume Giorgio Gori di Bergamo, di essere dotati di «strumenti di regolamentazione delle locazioni brevi a uso turistico che sottraggono alloggi dal mercato, sia per i residenti che per gli studenti fuori sede».

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