L'ANALISI
16 Settembre 2022 - 20:29
I soccorsi a Senatore
CASTELLEONE - Perché la sera del 10 agosto scorso, Mauro Mutigli piantò otto coltellate nel torace di Giovanni Senatore, uccidendolo, e ferì al braccio Alessandro Ferrari, l’amico della vittima che si era messo tra i due?
Se è già confermato che quella sera, la rissa partì da Senatore, va avanti l’indagine sull’omicidio e sul tentato omicidio avvenuto nell’ultimo mercoledì di ‘Sotto le Stelle’ con il paese pieno di bambini e adulti, le vie animate dagli artisti di strada, i negozi e i locali aperti, la musica dal vivo.
Intanto, su richiesta degli avvocati, Consuelo Beber e Marco Soldi, legali di Mutigli, il pm Vitina Pinto ha disposto gli esami tossicologici sia sulla salma del quarantenne morto per choc emorragico, sia su Ferrari, 33 anni, ferito ad un braccio. E sono iniziate le indagini difensive dei due legali tese non solo a chiarire i rapporti tra assassino, vittima e ferito. I difensori scavano sui «recenti problemi» tra i tre. Al riguardo, «sono già state sentite persone informate sui fatti».
Detenuto nel carcere di Cremona da quella sera, oggi Mutigli, 38 anni, è stato scortato in Tribunale. Il motivo: l’udienza davanti al giudice Francesco Beraglia, al quale i suoi legali hanno chiesto di annullare il provvedimento con cui il pm ha convalidato il sequestro dell’arma del delitto, del monopattino elettrico, sotto il quale Mutigli aveva incollato con l’adesivo il coltello, dei suoi vestiti e dei suoi due telefonini.
«A nostro giudizio, l’atto di convalida del sequestro del pm non è stato fatto secondo le norme del codice - hanno spiegato i difensori — . Il provvedimento deve essere motivato. Non lo è. Non si motiva il collegamento di quanto è stato sequestrato con il delitto. E nemmeno vi sono scritte le motivazioni per mantenere il sequestro».
Sempre oggi, gli avvocati Beber e Soldi hanno depositato la richiesta di incidente probatorio affinché sia il gip «e non il pm» a disporre una perizia sui telefonini.
Da alcuni anni vittima e assassino si erano trasferiti a Castelleone da Soncino, il loro paese d’origine. Erano amici, l’uno frequentava la casa dell’altro. Senatore, un passato come cameriere in una pizzeria prima, buttafuori poi, aveva trovato lavoro come saldatore. Mutigli faceva l’operaio.
La notte di San Lorenzo, intorno alle 21,30, davanti al bar Meteora, in via Roma, Senatore era arrivato con la fidanzata Erica e l’amico Ferrari. Lì c’era già Mutigli. Il primo ad attaccare briga era stato proprio Senatore, come conferma il filmato registrato dalla telecamere di videosorveglianza. Il quarantenne aveva messo le mani addosso al suo assassino. Due vigili li avevano separati. Mutigli si era allontanato, aveva raggiunto il monopattino. Lì teneva nascosto un coltello appiccicato con il nastro adesivo. Lo ha impugnato, è ritornato. Una, due, tre, otto coltellate per poi scappare sul monopattino, urlando: «Vi ammazzo tutti».
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