L'ANALISI
TERRITORIO MACCHIATO DI SANGUE
31 Agosto 2022 - 05:05
CASTELLEONE - «Sì, voglio giustizia. La voglio per Gianni. Ma anche per i nostri bambini e per i bambini dell’omicida. Deve restare in carcere, lontano dai piccoli. Dai nostri e dai suoi... che colpe non ne hanno loro?». Sono le parole di dolore e speranza di Erica Vecchia, compagna di Giovanni Senatore, il quarantenne castelleonese accoltellato a morte venti giorni fa in via Roma da Mauro Mutigli. La famiglia della vittima cerca di guardare avanti ed Erica è consapevole: «Che gli diano dieci, cinquanta, oppure due anni di galera, comunque non servirà a ridarmi, a ridarci Gianni». Poi la promessa, senza livore o rancori, ormai sfumati dalla sofferenza: «Cosa direi all’assassino se fossimo faccia a faccia? Non posso rivelarlo, non ancora. Lo farò il giorno della sua condanna. Saprà come e perché abbiamo perso tutti».
È martedì pomeriggio. Dylan dorme. Thomas e Kevin, più grandicelli, si sfidano al videogioco del momento. La mamma, Erica, nelle ultime 24 ore ha dovuto invece tornare in caserma. «Ho trovato persone gentilissime che stanno davvero facendo di tutto per arrivare alla verità. Gianni farebbe il tifo per loro». Si fa forza, sorride. E lo fa per la famiglia. Vecchia era infatti la più vicina, la testimone per antonomasia e ha dovuto assistere a ognuna delle otto coltellate, dalla schiena al cuore. Fanno male come la quotidianità. «Quella in cui a tavola lui, la sera, non c’è più. E per noi è impensabile».
Sì, perché per loro, i «suoi tesori più grandi», Gianni non era quello che in passato ha commesso errori. Era il papà, il compagno, il futuro marito più buono del mondo. E infatti: «È proprio vero che i bimbi hanno una marcia in più. Col pre-scuola, il catechismo e la play si distraggono. Ma queste cose, ogni tanto — racconta la compagna di Senatore, che avrebbe dovuto sposare a breve — spariscono. Ed è in quel momento del giorno che piangono, che cercano il papà». Kevin è grande e vuole fare l’ometto tutto d’un pezzo. Normale, giusto, comprensibile. Ma è un bambino a cui hanno tolto il padre. «Cara Santa Lucia, quest’anno per favore non portarmi i giocattoli. Portami Gianni, rivoglio il mio papà». Già scritta, questa lettera aspetta d’essere imbucata a dicembre.
E se al funerale di Senatore, a Crema, c’erano centinaia di castelleonesi, non è un caso. «Castelleone è una città amica, vicina, solidale». C’è chi non si incrociava da anni, chi non era mai andato oltre il saluto. Oggi offrono un conforto, un abbraccio. Aiutano coi bimbi, falciano il prato. «Persone meravigliose, non ci siamo mai sentiti soli. Il sindaco Pietro Fiori fra questi». C’è anche il rovescio della medaglia, ovviamente: «Si è fatto vivo qualche curioso, chi fino a ieri lo evitava. Li ignoro, ora la mente va al lungo e difficile percorso processuale. Non mancherò a una singola udienza».
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