L'ANALISI
05 Marzo 2013 - 16:04
“Cinema di Jazz” al Teatro Comunale dei Filodrammatici di Piacenza
“Io sono Tony Scott, ovvero come l'talia fece fuori il più grande clarinettista del jazz”
di Franco Maresco
Martedì 30 aprile alle ore 21.15, in collaborazione con “Concorto Film Festival”
La città del Jazz (titolo originale “New Orleans”) di Arthur Lubin
Mercoledì 8 maggio alle ore 21.15
“ll vergine” di Jerzy Skolimowski
Mercoledì 15 maggio alle ore 21.15
Piacenza, 5 marzo 2013 - La decima edizione della manifestazione “Piacenza Jazz Fest”, che si fregia del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è organizzata dall’Associazione culturale “Piacenza Jazz Club”, con il sostegno determinante della Fondazione di Piacenza e Vigevano, con il supporto della Regione Emilia-Romagna, del Comune e della Provincia di Piacenza e con il contributo di alcune importanti realtà istituzionali e imprenditoriali del territorio, presenta la rassegna “Cinema di Jazz”, organizzata in collaborazione con l’Associazione “Amici del Teatro Gioco Vita” di Piacenza, con la consulenza di Stefano Zenni, presidente di SIdMA - Società Italiana di Musicologia Afroamericana. L’iniziativa è articolata in tre proiezioni a ingresso libero, che si terranno martedì 30 aprile, mercoledì 8 maggio e mercoledì 15 maggio 2013, alle ore 21.15, presso il Teatro Comunale dei Filodrammatici di Piacenza (Via Santa Franca 33).
Il primo appuntamento di martedì 30 aprile si avvale anche della collaborazione del Festival del cortometraggio di Pontenure “Concorto Film Festival” ed è con il film-documentario “Io sono Tony Scott, ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz”, diretto da Franco Maresco (durata: 128 minuti; produzione: Italia, Cinico Cinema 2010; i diritti del film sono stati acquisiti da Rai Cinema).
Il documentario racconta la vita del jazzista italo-americano Anthony Joseph Sciacca (meglio noto come Tony Scott), dalla sua infanzia e giovinezza negli Stati Uniti, fino alla sua morte, avvenuta a Roma nel 2007 dopo una lunga malattia, ma si configura anche come un affresco a tinte forti sulla storia della musica jazz in generale, sull’emigrazione e sugli Stati Uniti d’America. Stefano Zenni lo ha definito “Il più bel film sul Jazz che sia mai stato prodotto”. La pellicola, cui hanno contribuito oltre cento testimoni, è stata proiettata fuori concorso al 63° “Festival del Film Locarno” e al “Vancouver International Film Festival” nel 2010.
«Io sono Tony Scott, il più grande clarinettista del mondo» sono le ultime parole che il musicista pronuncia con un filo di voce, prima di spirare, come racconta una delle figlie nelle battute finali del documentario. Tony Scott si è distinto per il suo straordinario talento di sperimentatore e di virtuoso del clarinetto jazz: celebratissimo nell’America degli anni cinquanta, dove ha suonato con i più grandi nomi dell’epoca d’oro del Jazz, è rientrato in Italia negli anni ‘60, ma qui non è stato compreso, né dal pubblico, né dalla critica: la precarietà, il senso di esclusione e le umiliazioni subite hanno contribuito al suo doloroso decadimento personale e professionale. Qualche anno prima della sua scomparsa, Scott è stato ospite del “Centro Musicale Tampa Lirica”, (a dispetto del nome, la prima scuola di Jazz a Piacenza), dove ha addirittura condiviso parte della serata con il saxofonista Gianni Azzali, direttore artistico del “Piacenza Jazz Fest”.
Mercoledì 8 maggio è in programma il film “La città del Jazz” (titolo originale “New Orleans”) di Arthur Lubin, interpretato tra gli altri da Louis Armstrong e Billie Holiday (durata: 90 minuti; produzione: USA, Majestic Productions Inc.). Il film, uscito nelle sale nel settembre del 1947, racconta le origini e l’ascesa del Jazz a New Orleans, in Louisiana, attraverso le vicende sentimentali di una cantante lirica, Miralee e di un biscazziere, Nick. Siamo nella New Orleans del 1917, nel famoso quartiere di Storyville, dove Louis “Satchmo” Armstrong e i suoi “All Stars” suonano all’Orpheum Cabaret di Nick Duquesne, considerato il re di Basin Street. Nick gestisce una sala d’azzardo, ai cui tavoli si trova la sig.ra Smith, proprietaria dei battelli che solcano le acque del Mississippi e madre di Miralee, che arriva a New Orleans con l’ambizione di intraprendere una carriera da cantante lirica. Miralee incontra Nick e i due s’innamorano, ma la sig.ra Smith corrompe il Colonello McArdle per far scoppiare uno scandalo che costringa Nick ad abbandonare la città: è la fine di Basin Street e Storyville, infatti, i locali vengono chiusi. Nick si allontana da Miralee per non comprometterne la carriera e perché è consapevole di non poterle offrire una vita decorosa, ma non si arrende: lasciati i tavoli d’azzardo, ricostruisce la sua vita a Chicago dedicandosi solo alla musica jazz, finché la sua fama inizia a fare il giro del mondo. Punto di forza del film è la presenza di grandi musicisti: oltre alla band di Louis Armstrong, troviamo l’orchestra di Woody Herman e la sublime voce di Billie Holiday, che canta Do You Know What It Means to Miss New Orleans. Nel cast anche Arturo de Córdova, Dorothy Patrick, Richard Hageman e una breve apparizione di Shelley Winters.
Mercoledì 15 maggio sarà proiettata la commedia drammatica d’autore “ll vergine” (titolo originale “Le départ”) dell’irrequieto e talentuoso regista polacco Jerzy Skolimowski (durata: 93 minuti; produzione: Belgio, Eye Division). Il film è uscito il 13 ottobre 1967 in Germania Ovest e ha vinto l’“Orso d’oro” al Festival di Berlino. Interprete principale è Jean-Pierre Léaud, attore feticcio della “Nouvelle Vague”, affiancato da Catherine-Isabelle Duport, Jacqueline Bir e Paul Roland. La colonna sonora è firmata dal leggendario pianista e compositore polacco Krzysztof Komeda, la cui musica rimane un fenomeno unico nel panorama del Jazz mondiale e la cui notorietà internazionale è in gran parte dovuta alle collaborazioni con i più importanti registi della Scuola Cinematografica Polacca, tra i quali Roman Polański.
Il film si colloca a buon diritto in quel movimento intellettuale denominato “Nouvelle Vague” (che ha in Truffaut e Godard i suoi massimi esponenti), nato in Francia alla fine degli anni ’50 con lo scopo di mettere in discussione le regole dell’industria cinematografica hollywoodiana, a favore della cosiddetta “politica degli autori”, che valorizza la centralità del ruolo del regista. La trama del film, dunque, è solo un “pretesto” che permette a Skolimowski di analizzare i sentimenti e le idee del suo protagonista (interpretato da Jean-Pierre Léaud), nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
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